di LUCIA COSSU
“Mario Melis Il Presidente dei sardi” è l’ultima fatica letteraria di Anthony Muroni, che va ad aggiungersi ad una sempre più completa collana di libri che ha dedicato a politici, intellettuali e altri personaggi di primo piano per la nostra Isola.
In occasione del centenario della nascita di Mario Melis e del Partito Sardo non sono sufficienti le celebrazioni, occorre un serio dibattito pubblico, che ci permetta di rileggere un’epoca e il suo protagonista principale. Anthony Muroni, scrittore, fine giornalista e acuto osservatore, ci offre un ritratto vivo e non mitizzato di Mario Melis: la lungimiranza, la visione e lo slancio ideale di un uomo dalla personalità complessa e carismatica.
Un testo agile, ricco di documenti e permeato dalla voce del Cicerone in rigoroso abito a doppiopetto, -pregnante definizione di Manlio Brigaglia-, che ci consente di cogliere appieno il messaggio politico e umano, nella speranza e nella possibilità di costruire un futuro per “quest’isola di dolore e di oppressione”. Già la scelta del titolo restituisce il giusto valore al ruolo che Mario Melis assegnò a se stesso e all’Istituzione che rappresentava: era un capo di Stato, il capo dei Sardi, che rifiutava, con ferma determinazione, la subalternità alle istituzioni italiane. Il suo era un sincero federalismo dal valore universale, ben lontano dal mero localismo.
Quale destino poteva avere Mario Melis, nato nel 1921, lo stesso anno della fondazione del Partito Sardo d’Azione, in una famiglia che l’ha nutrito di civismo, sardismo e amore per la politica? Ci sono date che s’intrecciano e fungono da stella polare. Ultimo di otto figli, suoi fratelli maggiori ed esempio di vita sono Titino e Pietro, figure carismatiche del PSD’AZ. Da avvocato affermato, sindaco di Oliena per più mandati, consigliere provinciale, consigliere e assessore regionale e senatore della Repubblica italiana, è lui a diventare il primo Presidente sardista della Regione, protagonista indiscusso della Giunta autonomista, tra il 1984 e il 1989. Un periodo, questo, che ha dato vita a prospettive e riforme, grandi speranze e cocenti delusioni, sotto la guida di un uomo rigoroso e dalla forte personalità. Mario Melis vedeva e desiderava la Sardegna libera da folklorismi, piagnistei e sudditanze, moderna e capace di sfruttare le sue potenzialità economiche e culturali, in un rapporto di scambio con gli altri paesi del Mediterraneo, all’interno di un’Europa dei popoli.
Anthony Muroni ci conduce già nel primo capitolo in media res: siamo a Palazzo Madama. L’estate del 1976, afosa e carica di temporali, accompagna l’esordio in Senato di Mario Melis, eletto come indipendente nelle fila del Partito Comunista Italiano: Andreotti nelle dichiarazioni programmatiche ha dimenticato la Sardegna. Melis se ne lamenta, viene redarguito da Amintore Fanfani, riprende la parola una seconda volta, cita Gramsci, parla di spazi autonomistici e di Italia più giusta e civile: no, non può votare la fiducia, ma non potrà nemmeno astenersi. Pagina dopo pagina, il ritratto si completa grazie a stralci di interviste e alla solida ricostruzione dei familiari, di politici e di giornalisti che l’hanno conosciuto e hanno lavorato con lui.
Ci auguriamo che il libro entri nelle case dei sardi, che sia letto, che susciti interesse e promuova dibattiti nel solco di quanto auspicava Mario Melis “amiamo pensare alla nostra terra non quale essa oggi è: polveriera atomica, bastione militare avanzato, minacciosamente vigile nel Mediterraneo, ma un’isola di pace, di lavoro, momento di pace, di incontro tra i popoli, di commerci, di cultura e di civiltà diversi.”
rivista LACANAS
Grande muroni👍