IL FASCINO DI UN BORGO SENZA TEMPO: SANTA LUCIA SUL LITORALE DI SINISCOLA, FU FONDATA DA PESCATORI LAZIALI

di LUCIA BECCHERE

Il borgo di Santa Lucia si estende in un tratto di litorale compreso fra un promontorio che degrada verso la scogliera e un’insenatura di candida sabbia. Agli albori del XIX secolo sorse la prima casa destinata a rifugio dei bagnanti e a sede cerimoniale in occasione della festa di Santa Lucia.

Per un intero secolo questa umile dimora detta la casa del fico dall’albero che ombreggiava l’uscio, rimase proprietà del comune che alla fine del secolo deliberò anche l’occupazione gratuita del suolo per incentivare la costruzione di altre abitazioni, fermo restando il diritto civico del suolo.

Sorsero fronte mare le prime dimore disposte a rettangolo.

Si dice che intorno all’anno mille sorgesse una chiesetta che custodiva il simulacro della Santa, in seguito andata in rovina tanto che alla fine dell’800 venne eretto un nuovo tempio più grande con un ampio loggiato ad unico vano nella parte posteriore per ospitare le famiglie durante la festa della patrona.

A proteggere le popolazioni interne dalle incursioni piratesche, una torre aragonese del XVI secolo eretta in riva al mare.

All’inizio del secolo scorso Salvatore Nieddu (Nieddeddu) costruì in riva al mare la sua abitazione con tettoia di canne dove molti anni dopo accoglierà i primi turisti dando vita ad una sorta di trattoria con annessa rivendita di sale e tabacchi.

Tziu Nieddeddu era un rabdomante e poiché il sottosuolo era ricco di acqua potabile, costruì numerosi pozzi e sopra i pozzi costruì delle abitazioni per cederle a chi gliene faceva richiesta. Erano umili casette in mezzo alla sabbia, fatte con pietra di scoglio col tetto incannucciato ricoperto di tegole.

Alcuni decenni dopo giunsero da Ponza dei pescatori stagionali – in seguito stanziali – attratti dai ricchi fondali. Alla fine negli anni 30 fu impiantata la pineta. Per far nascere i bambini la levatrice arrivava da Siniscola e tziu Toreddu Masala con la sua motoretta conduceva don Pasquale Grecu per celebrare messa la domenica. La caserma dei carabinieri, l’asilo, la scuola elementare e tziu Nieddeddu che con un calesse trainato da un cavallino di nome Rondello assicurava il trasporto delle persone, fecero di Santa Lucia un borgo ameno dove poter vivere.

Altri villeggianti giungevano con i carri a buoi che dopo il lungo viaggio venivano condotti in spiaggia per refrigerare le bestie e rafforzare la tenuta del legno.

Era sorto anche un piccolo esercizio alimentare e il proprietario, tziu Salvatore (Toreddu) Masala, faceva arrivare i rifornimenti da Siniscola grazie ad un carretto trainato da un asinello. Lo accompagnava fino a su ponte ‘e erru (ponte di ferro) e da li procedeva senza conducente fino a Santa Lucia per poi fare rientro a Siniscola senza che mai nessuno rubasse nulla. Con l’avvento delle macchine e dopo anni di onorato servizio il bravo somarello visse in libertà nel borgo marino.

Ma una mattina scomparve, nessuno seppe più nulla di lui e tutti ebbero il sospetto che fosse finito in pentola. Nel 1957 tziu Toreddu cedette la piccola attività al cugino Giovanni Maria e oggi a gestirla è la figlia di questi Maria Rosaria.

Il tempo ha cambiato molte cose di quel borgo che si ammantava di sole, di mare e di cielo mentre alla sera la melodia di una chitarra avvolgeva i villeggianti fra le dune di sabbia. Il profumo dei gigli, dei pini e del mare si caricava di struggenti significati tanto che l’io lirico si rispecchiava nel paesaggio in un rapporto di assoluta simbiosi. Ora niente è più come prima, tuttavia Santa Lucia conserva ancora il suo fascino e ogni estate si popola di turisti e villeggianti affezionati.

Fedele presenza tzia Antonietta Sini, 107 anni compiuti, che ancora trascorre le sue estati nel piccolo borgo e a lungo contempla il mare dal sagrato della chiesa. Nessuno saprà mai quali e quanti ricordi le sovvengono. Nessuno saprà mai penetrare i suoi silenzi.

per gentile concessione de https://www.ortobene.net/

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2 commenti

  1. Un luogo dove tornare…❤️

    • Francesco Meloni

      Santa Luchia..chie la cheret cotta e chie la cheret crua.
      In ateros tempos sas primas domos de santa luchia bi teniant su puthu de s’ aba ona in intro de sa cuchina.
      Sa cuchina bi teniat sos furreddos pro allumare su carvone.
      Ite bos diat parrere si como Santa Luchia diat tenner galu sos muntones de arena ca sa pineta no l’ aiant posta in supra sua ?

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