di STEFANO AMBU
La pandemia ha colpito una Sardegna che si stava risollevando: nel 2019 era la prima regione italiana per crescita. Anche se il gap col resto d’Europa era sempre forte con l’isola che sta perdendo ulteriori posizioni.
Poi il coronavirus. Con le prime stime sul 2020 che potrebbero sancire un crollo sul Pil anche dell’11%. È quanto emerge dal rapporto sull’economia della Sardegna elaborato dal Crenos. Il quadro è stato illustrato da Gianfranco Atzeni, docente di Economia politica all’Università di Sassari e ricercatore Crenos. “I dati sono quelli del 2019 – spiega – non si tiene conto della pandemia. Per il 2020 parliamo di stime sul Pil da prendere comunque con molta cautela. Nell’anno passato abbiamo registrato un crollo delle esportazioni legato al petrolio e una forte disoccupazione soprattutto di donne con basso titolo di studio è in generale nella fascia tra i 50 e 60 anni. Diminuisce, invece, la disoccupazione giovanile. Sulla stima del -11% di Pil i settori più colpiti sono il turismo, il commercio e i servizi per le imprese. Un dato costante è la scarsa propensione delle imprese a investire”.
La crescita del Pil sardo nel 2019 è stata dell’1,4%. Tuttavia, la crescita media del periodo 2015-2019 è solo dello 0,3% e il PIL sardo è il 64% di quello medio europeo, collocando l’Isola al 147/o posto su 240 regioni in Europa. Il settore turistico è stato quello maggiormente colpito in Sardegna, con una riduzione degli arrivi e delle presenze di circa il 58%. La speranza si chiama Recovery fund. “Un’occasione unica – ha spiegato la neo direttrice del Crenos Anna Maria Pinna- visto che l’Europa ha deciso di dare all’Italia 200 dei 750 miliardi. Bisogna ragionare subito su come investirli: manca una cabina di regia, siamo di fronte a un silenzio assordante. La ricetta per la Sardegna? Puntare sulla modernizzazione e la capacità di attrarre conoscenze e innovazione. Una svolta sulle infrastrutture: più immateriali che materiali”.
Università sarde pronte a mettersi in gioco. “Il Crenos è un esempio virtuoso di collaborazione tra gli atenei di Cagliari e Sassari – ha evidenziato Francesco Mola, Rettore dell’Ateneo cagliaritano – È un momento difficile, non di crisi classica: ho molto apprezzato l’equilibrio che traspare nel Rapporto di quest’anno. Se lavoriamo come solisti, le stecche le sentiranno le nuove generazioni. Fare la nostra parte significa anche fare autocritica, rispetto al passato: qualche errore è stato fatto. Il Rapporto Crenos ci dice dove dobbiamo spingere: sta a noi gestire le opportunità che avremo”.
Gavino Mariotti, Rettore dell’Università di Sassari, ha aggiunto che “occorre collocare le università all’interno dei processi di progettazione per lo sviluppo del territorio. L’auspicio che faccio è quello di fare un passo in avanti per portare i nostri atenei nelle istituzioni, provare a fornire delle soluzioni e promuovere idee di sviluppo”.
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