“SOLO DANNI COLLATERALI” DI PIER BRUNO COSSO A ‘SALERNO LETTERATURA FESTIVAL’: LA PRESENTAZIONE IL 20 GIUGNO

di MARCO OLIVIERI

Pier Bruno Cosso, autore del romanzo “Solo danni collaterali”, II edizione, Marlin editore, presenta il suo libro a Salerno Letteratura Festival domenica 20 giugno, alle 22.00, al Teatro del Convitto Nazionale. Conduce l’incontro, sul tema “Sguardi sul mondo attuale”, lo scrittore Luca Crovi, maestro del giallo italiano.

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Il romanzo

Un appassionante romanzo verità su un incubo giudiziario, avvincente come un thriller americano e introspettivo come una narrazione europea. Giunto alla seconda edizione, il romanzo di Pier Bruno Cosso, dal titolo“Solo danni collaterali”, è pubblicato da Marlin editore, la casa editrice di Tommaso e Sante Avagliano (collana Il Portico, 208 pp., 14.90 euro). Ispirato a una storia vera e menzione d’onore al Premio Letterario “Residenze Gregoriane”, il quarto libro di Cosso racconta di un medico di famiglia vittima di un’ingiustizia che lo trascina in un inferno giudiziario. Di fronte ci sono due mondi che si scontrano: un magistrato e la sua vittima occasionale. Ma il prezzo altissimo dell’ingiustizia lo paga solo il perseguitato incolpevole. Privato della libertà, del lavoro, dello stipendio e infine degli affetti familiari, il medico, aiutato da un’amica giornalista, si lancia in un’indagine serrata per comprendere l’origine delle accuse infondate che lo opprimono. Il romanzo descrive con accenti coinvolgenti la crisi e l’evoluzione psicologica del personaggio principale. L’ambientazione è sarda, a Sassari, così come l’autore.

Per Cosso, «la vicenda di Palamara e la sua radiazione dalla magistratura dimostrano, in linea con quello che accade al protagonista del mio romanzo, quanto sia necessario rafforzare i contrappesi rispetto al potere giudiziario. I casi di cronaca raccontano a volte di qualche magistrato, rarissimo per fortuna, che si ritiene al di sopra delle leggi, contraddicendo il concetto stesso di giustizia. Il prezzo altissimo dell’ingiustizia lo paga solo il perseguitato incolpevole perché il giudice in Italia, e questo è un tema su cui si dibatte da tempo, non risulta perseguibile per il suo cattivo operato. I magistrati più sensibili ne sono consapevoli. “Solo danni collaterali” stimola la riflessione in questo campo».

Pier Bruno Cosso ci tiene a esprimere il suo punto di vista senza ambiguità: «Io penso che la magistratura da noi sia un’eccellenza ma che, nello stesso tempo, sia un organismo senza difese immunitarie. Senza quegli anticorpi che potrebbero evitare il delirio di onnipotenza del dottor Ferdinando Ferdinando (giudice inventato per “Solo danni collaterali”, ma con ampi riscontri nella realtà) e dei vari Palamara (non per lui, ma per ciò che rappresenta), per non parlare dei magistrati del caso Tortora».

Presentando il libro a Sassari, il magistrato Mariano Brianda ha evidenziato “l’originalità del romanzo”. «Da accanito lettore, sono stufo di romanzi dove la vicenda processuale è la struttura stessa del libro. Qui, al contrario, è la vicenda umana a essere al centro, con una chiamata in giudizio che la complica. Il che risulta particolarmente interessante perché illumina sull’aspetto umano, mai troppo considerato in un’indagine», ha affermato Brianda, presidente della Sezione penale di Corte d’Appello a Sassari. Un addetto ai lavori che ha trovato stimolante il confronto scrittore/magistrato e che ha apprezzato la caratterizzazione dei personaggi e le ambientazioni.

A proposito sempre di giustizia, ci sono carabinieri e forze dell’ordine fedeli allo Stato di diritto e alla democrazia e ci sono quelli, come dimostra l’inchiesta di Piacenza, se verrà confermata nelle fasi giudiziarie successive, che calpestano le regole. Al medico Enrico Campanedda, protagonista del romanzo “Solo danni collaterali” di Pier Bruno Cosso, capita d’imbattersi in un maresciallo infedele, in combutta con un giudice in cerca di facile popolarità. Un maresciallo che si trincera dietro l’esecuzione degli ordini e si dimostra sadico nella perquisizione domiciliare, nei confronti di Enrico e della sua famiglia. Un uomo che spera di ottenere parecchi vantaggi sulla pelle della vittima di turno.

Il tema, in generale, non ha mai smesso di interrogare le coscienze dato che, ad esempio 37 anni fa, il 17 giugno 1983, veniva arrestato ingiustamente Enzo Tortora e solo nel 1986, e definitivamente nel 1987, un anno prima di morire, gli sarebbe stato restituito l’onore perduto. «Io vi dico che sono innocente, lo grido da tre anni. Spero, dal profondo del cuore, che lo siate anche voi», è il suo celebre grido di disperazione ai giudici, richiamato nell’esergo del libro. Quanto l’argomento sia ancora attuale, lo dimostra la proposta da più parti in questi giorni di inserire la fotografia di Tortora nei tribunali italiani, come monito e invito alla memoria, oltre alla necessità di dedicare una giornata alle vittime della cosiddetta mala giustizia.

In relazione alla genesi del romanzo, spiega l’autore: «Il vero protagonista, che mi onora della sua amicizia, un giorno mi telefonò, dicendomi che, come scrittore, avrei dovuto raccontare la sua storia, incredibile e avventurosa come un romanzo. Mi ha sorpreso e preoccupato: ho percepito la sua necessità di parlare e quella sua profonda amarezza, anche se era già tutto risolto. La sua testimonianza mi ha trasmesso quella sensazione profonda che lascia un segno, che ti fa precipitare alla tastiera come un’urgenza, come se fosse una chiamata. Ovvio che poi, anche per non renderlo riconoscibile, ho attinto dalla fantasia per ingarbugliare vicende umane, le passioni e i tradimenti. Ne è scaturita una storia con una voce sola, dove neppure io riesco più a separare la fantasia dalla realtà. E forse non ha neppure senso distinguere».

L’incubo

Sabato mattina. È presto. Enrico è con Gavina, sua moglie, e con Rosa, la figlia, a casa. Rumori fuori, in strada, strani, inusuali. Poi un campanello molesto, quasi correlato a un’inquietudine sottile, a un disagio misterioso avvertito nel dormiveglia.

È l’inizio di un incubo: il mandato del giudice, i carabinieri, la casa sottosopra, la reticenza del maresciallo, l’invasione della propria intimità. Un dramma giudiziario, il suo, e non può nemmeno cambiare canale. È sospeso come medico. Sospeso come uomo, in attesa di giudizio, ai domiciliari perché un magistrato ha deciso così. Senza prove. Senza riscontri.

Nulla sarà come prima, per lui e per la sua famiglia. Enrico Campanedda, fino ad ora onesto medico di famiglia, sei solo un titolo e una foto sbattuti in prima pagina. Sei uno scandalo che non avrebbe dovuto scoppiare mai.

L’autore

Pier Bruno Cosso è nato a Sassari nel 1956 e la Sardegna è l’unico posto dove immagina di poter vivere. Scrive da sempre e ha pubblicato Il giorno della tartaruga (2013) e Dannato Cuore (2015), entrambi Parallelo45, e Fotogrammi slegati (2018) per Il Seme Bianco (Gruppo Elliot–Castelvecchi). Ha partecipato a tre antologie e i suoi racconti sono stati premiati o segnalati in diversi concorsi nazionali. Collabora con le riviste “Cultura al Femminile”, “Oubliette Magazine” (referente di Google per la cultura) e “Tottus in pari – emigrati e residenti”.

“Un romanzo che cattura il lettore sin dalla prima pagina, sia per la scrittura incalzante, giocata su diversi registri narrativi, sia per la pregevole rappresentazione scenica (…). Un romanzo denuncia di una giustizia malata”, (Lorenzo Marotta, “La Sicilia”)

“Una storia avvincente” (Valentina Angela Stella, “Il Riformista”)

“Pier Bruno Cosso, attraverso una meticolosa scrittura, mette in scena la tessitura narrativa di una storia vera” (Lisa Molaro, https://lisamolaro.wordpress.com/2020/05/25/solo-danni-collaterali-di-pier-bruno-cosso/).

“Cosso e l’inferno giudiziario di un innocente da una storia vera.” (Daniela Giammusso, Ansa)

“Un tema molto attuale dell’Italia di oggi” (Salvatore Carrubba, “Un libro tira l’altro”, Radio 24)

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