GLI ABBRACCI IN ARGILLA: LE SORELLE STEFANIA E CRISTINA ARIU CONQUISTANO IL MONDO CON LE LORO CERAMICHE

di HELEL FIORI

“Avevamo uno spazio vuoto come una grande scatola da riempire, l’ottimismo di mio babbo che ci credeva più di noi, due teste piene di sogni che neppure potevamo immaginare, un vecchio tavolo di ciliegio che qualcuno doveva eliminare, un piccolo scaffale in metallo, malconcio, dismesso da qualcun’altro, due sedie sgangherate, un piccolo forno a pozzetto, qualche tavoletta e qualche stecca” Inizia così il post per il ventesimo compleanno di Ariuceramiche, attività artigianale gioiello delle intraprendenti sorelle Ariu.

Stefania, motore creativo del marchio, e Cristina, asso dello storytelling, dal 2001 lavorano nella loro bottega al centro di Cagliari e continuano a portare fuori dai confini regionali la loro passione fatta di ispirazioni dal quotidiano e lampi di genio.

Come racconta Cristina sulla pagina Facebook AriuCeramiche (@viacostituzione) tutto comincia dal piccolo laboratorio dove Stefania lavorava in proprio e dove Cristina, ancora studentessa, andava a rilassarsi con l’argilla. Acquisendo sempre maggiori capacità, le due sorelle decidono di lavorare insieme, e dopo un periodo di rodaggio riescono a trovare uno stile definito che le rende riconoscibili e ben note nel settore.

Nel 2009 vede la luce la prima delle loro creazioni di punta, la “pecora”, un piccolo complemento d’arredo (argilla pirofila lavorata a sfoglia rifinita con engobbi, ovvero coperture argillose arricchite da pigmenti di colore, e infine adornata da boccoli incisi prima di essere sottoposta a cottura) che simboleggia la continua transumanza di noi sardi, da sempre popolo emigrantee al contempo rinnova l’immagine della tradizione pastorale e la legittima, neutralizzando la (ahimé) diffusa vergogna che negli ultimi cinquant’anni si è impossessata della società isolana. Cristina e Stefania invece riescono a rivelare agli occhi di tutti la nobiltà insita nel mondo cornice della loro infanzia (le sorelle sono originarie di Mogoro, OR) e le donano una forma che ne restituisce la grazia e la poesia.

Con la rielaborazione della tradizione riescono a conquistare l’architetto cagliaritano pluripremiato Pierluigi Piu, che le coinvolge insieme ad altri artigiani nella decorazione di una delle sedi londinesi della rinomata catena di ristoranti sardi “Olivo” affidando loro un’intera parete, che le sorelle adornano con una texture in rilievo realizzata in terracotta, evocante un gregge di pecore stilizzate. Il progetto è un successo e nel 2013 vince il Restaurant & Bar Space Award 2013 di Shenzhen (Cina)lasciando indietro 4000 partecipanti.

Un’altra volta l’Oriente rimane affascinato dalla nostra cultura, ma non solo: dal 2012 infatti le sorelle Ariu iniziano a farsi conoscere in tutto il mondo grazie alla fortunata creazione di Bixinau, linea di manufatti in argilla refrattaria che omaggia il tradizionale ruolo femminile nelle realtà di un tempo, accomunandole: “Un racconto tridimensionale in omaggio a tutte le donne, zie, nonne e bimbe che animavano le vie e i vicoli del nostro paese con i loro sorrisi, le loro movenze, la loro imponenza (racconta Stefania su ariuceramiche.it); Bixinau si potrebbe tradurre col termine vicinato ma non rende l’idea di famiglia allargata che Is Bixinas, le donne, rappresentavano. Ognuna delle nostre donne rappresenta un suono diverso di Su Bixinau.”

Tra la quindicina di donne rappresentate in posizioni diverse, ognuna con una sua nota caratteriale che colpisce ed esalta la personalità di chi la riceve in dono e di cui porta anche il nome, quelle più amate continuano ad essere le piccole barrosette, statuette che a differenza delle più grandi connotate dalla sopracitata imponenza (dovuta anche alla ruvidità del materiale scelto, lasciato grezzo), arrivano inarrestabili ed esplosive nei loro impattanti cromatismi, e senza chiedere il permesso fanno capire chi comanda tintinnando come campanelle. Le barrosette, infatti, mantengono la caratteristica sonora che aveva contraddistinto le prime tre donne del Bixinau, la cui ampia gonna diventava campana ad ogni movimento ricordando la fragorosa risata delle donne veraci del vicinato e che erano state proposte alla Fiera dell’Artigianato Artistico di Mogoro come opera a se stante, chiamata infatti scraccaggju (“risata rumorosa” in campidanese).

Ma Stefania Ariu non è eccellente solo nella rappresentazione del quotidiano: sua, infatti, è l’ideazione del nuovo portale del santuario di Nostra Signora di Bonaria a Cagliari, rinnovato nel 2016 per il centenario dell’Ordine Mercedario con il patrocinio del Rotary Club, ove si racconta come la statua lignea della Vergine approdò dal mare sotto il colle di Bonaria nel 1370 divenendo da subito protettrice dei marinai, per assurgere poi a patrona massima dell’Isola.

L’arte delle sorelle Ariu è dunque capace di regalare emozioni a più livelli, la loro attività è figlia di una libertà interiore che si traduce in amore per gesti semplici sapientemente racchiusi in piccoli oggetti e altrettanto sapientemente proposti agli estimatori. Provvidenziale in questo periodo di lontananze è stata la loro linea “Abbracci”, in cui grazie a un piccolo regalo i familiari hanno potuto esprimere l’un l’altro la vicinanza affettiva seppure fisicamente distanti.

Era il 7 marzo 2001 e son passati appena vent’anni di gioia, dolore, amori, disperazione, successi, sconfitte e una mai immaginata pandemia. Era il 7 marzo 2001, era solo l’inizio e lo è ancora. Non so come, non so quando, ma segnatevi che abbiamo una festa da favola in sospeso. Noi e Voi.” Conclude Cristina in quel post. Ragazze, saremo lieti di essere dei vostri.

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12 commenti

  1. L’abbraccio, Bellissima interpretazione, mi fa pensare quando Babbo ci abbracciò quando lasciò la Sardegna per venire in Belgio.

  2. Complimenti sempre e rinnovati ogni volta che vi vedo e vedo le vostre meraviglie. Bravissime sorelle Ariu

  3. Che meraviglia!! Bravissime!!

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