Le Domus de Janas, le suggestive “Case delle Fate” disseminate in tutta la Sardegna, potrebbero diventare patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Un riconoscimento importantissimo per le testimonianze preistoriche di arte e architettura uniche al mondo dopo la valutazione positiva del ministero della Cultura e della Commissione nazionale italiana Unesco che hanno dato il loro benestare al progetto che, unico in Italia, offre uno spaccato ad ampio raggio della vita delle comunità dell’Isola tra 7000 e 5000 anni fa. Ora Domus de Janas, così come dolmen, menhir, grotte e villaggi preistorici sono nella “tentative list”, ovvero nella lista delle candidate al riconoscimento Unesco 2021.
L’iter che ha condotto a questo primo risultato è stato portato avanti dal 2017 dal Centro Studi “Identità e Memoria” (CeSim/Aps) guidato dalla studiosa Giuseppa Tanda, massima esperta di Domus de Janas, assieme alla rete di 63 Comuni sardi di cui è capofila Alghero con la sua necropoli apogeica di Anghelu Ruju e le tombe rupestri di Santu Pedru.
“E’ l’unica candidatura italiana che presenta la sua preistoria e questa è la forza del nostro progetto”, ha spiegato Giuseppa Tanda all’Ansa. Un importante passo per il riconoscimento di queste testimonianze come patrimonio dell’Umanità. Un riconoscimento che se avvenisse avrebbe anche un altro importante risultato: “L’attenzione verso questi siti dislocati su tutto il territorio sardo, anche in zone a rischio di spopolamento, può essere di stimolo per la loro salvaguardia e attrarre il mondo verso la nostra identità culturale”, come ha sottolineato Cristina Muntoni del Cesim. Sono Trentacinque i siti su cui si punta (a questo link c’è la lista https://whc.unesco.org/en/tentativelists/6523 ).
Ma cosa sono le Domus de Janas? Le cosiddette Case delle Fate sono monumenti funerari, grotticelle artificiali scavate nella roccia, spesso impreziosite da bassorilievi con motivi autoctoni e pitture e incisioni che testimoniano intensi scambi con le altre civiltà del Mediterraneo. Scorrendo i nomi dei 35 siti preistorici si svela l’incanto di vestigia misteriose, uniche al mondo come, tra le altre, il monumento troncopiramidale di Monte d’Accoddi nel cuore della Nurra, la necropoli ipogeica di Anghelu Ruju e le tombe rupestri di Santu Pedru ad Alghero. Le Domus de Janas di Montessu, nel Sulcis, e quelle a prospetto di Anela nel Goceano, la Roccia dell’Elefante a Castelsardo, la Tombe dei Giganti di Lu Muri ad Arzachena, il complesso prenuragico del Parco Archeologico di Pranu Mutteddu a Goni, le officine dell’ossidiana sul Monte Arci.
“La Sardegna”, continua Giuseppa Tonda, “conta circa 3.500 Domus de Janas, di cui 350 censite e almeno 250 decorate: testimonianze di altissimo valore artistico con rari riscontri, come l’ipogeo preistorico di Hal Saflieni, a Malta, monumento già inserito nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco, dei riti funerari della Sardegna tra il V e la fine del III millennio a.C.”.
Nel frattempo, è ancora in istruttoria negli uffici del ministero della Cultura e in commissione nazionale Unesco, il progetto presentato dall’associazione La Sardegna verso l’Unesco che “Riguarda ‘l’età d’oro dei nuraghi’, ovvero quei sei secoli che coincidono con la fase di costruzione di questi monumenti unici al mondo”, dichiara Antonello Gregorini, consigliere dell’associazione. “Il nostro obiettivo è entrare nelle tentative list, forti delle delibere a favore del progetto da parte di 370 Comuni e della mozione approvata all’unanimità dal Consiglio regionale”.
Meraviglie da custodire assolutamente