di MARIA GRAZIA PICCALUGA
Il 21 marzo 2021, sul quotidiano di Pavia, “La Provincia Pavese”, Maria Grazia Piccaluga – in un bell’articolo intitolato “Dai nuraghi alla torre civica. Canzone per patrimoni perduti. Paolo Pulina e Antonio Carta, sardi emigrati da decenni in provincia di Pavia, hanno composto testo e musica ‘per salvare dalla rovina’ i monumenti” – si è occupata della canzone “Nuraghes e Monumentos de Pavia”. Il testo della canzone, in sardo e nella traduzione in italiano, è pubblicato nell’articolo di questo sito:
Link per il video su You Tube: https://youtu.be/z9bRHu9I_cE
Qui di seguito il testo dell’articolo.
Una canzone dedicata a “Nuraghes e monumentos de Pavia”. «Per salvarli dalla rovina (“salvemus da sa ruina”)» canta Antonio Carta, emigrato nel 1968, a 6 anni, con la famiglia dalla Sardegna all’Oltrepò pavese. Lui ha composto la musica, le parole in sardo logudorese sono del conterraneo Paolo Pulina, studioso innamorato della sua terra d’origine e di quella d’adozione.
«Sono sardo ma anche pavese – dice Pulina – e dopo 35 anni passati all’assessorato alla Cultura della Provincia non potevo che essere sensibile al tema della salvaguardia dei beni monumentali».
Lo spunto per la canzone è dato dall’anniversario del crollo della Torre Civica a Pavia il 17 marzo 1989, trentadue anni fa.
Ma tutto il mondo è paese e la cura dei monumenti antichi dovrebbe diventare una priorità per chi ha la fortuna di possederli.
«Pedras mannas e antigas / in Sardigna e afac’a su Ticinu / sunu lodduradas / arruinende, arruinende / ca su tempus non si frimmat / ne in Sardigna ne in Lombardia». (Pietre grandi e antiche in Sardegna e vicino al Ticino / sono rotolate rovinando, rovinando / perché il tempo non si ferma né in Sardegna né in Lombardia).
«Un po’ per gioco e un po’ per vedere se magari una canzone potesse smuovere un po’ di coscienze io e Antonio ci siamo cimentati in questa avventura» racconta Pulina.
Il dramma della Torre Civica l’ha vissuto da vicino, è un ricordo nitido. «Cadendo i nuraghi della mia terra forse farebbero meno danni, perché non si trovano nel centro
città ma salvarli equivale comunque al riconoscimento di un patrimonio inestimabile. Dovrebbero diventare patrimonio dell’Unesco. Ne sono stati censiti più di 8mila e sono solo quelli che hanno resistito».
In questi anni Carta e Pulina hanno messo in cantiere un progetto legato alla stesura di canzoni con testi in sardo, come “Buggerru” sull’eccidio di minatori nel 1904 e “Sardos semus fintzas nois”, inno che orgogliosamente riafferma l’appartenenza all’isola di tutti i suoi figli emigrati (si ascoltano su Youtube). Pulina recentemente ha anche tradotto in sardo i versi di due pezzi musicali evergreen: “Imagine” di John Lennon e “La canzone di Marinella” di Fabrizio De André.