BARANTINAS- 6, NOTE DI STORIA ECONOMICA E POLITICA IN TEMPI DI PANDEMIA. SARDEGNA: “DIETRO LE QUINTE” DELLA ZONA BIANCA. 1-9 MARZO 2021: I GIORNI DELLA SVOLTA, LE RAGIONI E LE CONSEGUENZE SOCIO-ECONOMICHE DI UNA SCELTA

Cagliari

di GIANRAIMONDO FARINA

La recente decisione governativa di consentire alla regione Sardegna di essere la prima “zona bianca” d’Italia non fa altro che confermare quanto asserito tempo fa  (quasi un anno) dal sottoscritto a sostegno delle decisioni che, allora, il governo sardista regionale aveva proposto d’intraprendere per contenere il dilagare dell’epidemia. Non possiamo non dimenticare come alcune reazioni di certi politici nazionali e sindaci metropolitani siano state alquanto fuori posto e fuori luogo, tacciando le proposte della giunta Solinas, come quella di un passaporto o una certificazione sanitaria pre e post l’ingresso nell’isola come alquanto velleitaria, per non dire altro. Ebbene, ora, in Italia, ad un anno di distanza, con oltre, purtroppo, 100 mila morti sul groppone (perché di questo dobbiamo parlare) e con un crollo del Pil nel 2020, registrato nel -8.3 %  (meglio di Regno Unito e Spagna, non, ovviamente, della Germania),con il Paese che si avvia verso nuove restrizioni pasquali, un dato emerge su tutti: la zona bianca della Sardegna. Com’è stato possibile tutto questo, visto che l’isola, in maniera indegna ed ignorante, durante la recente estate “dei bagordi”, era stata tacciata alla stregua della” terra dei Gian Giacomo Mora” della seconda ondata? Quasi che una pandemia, contravvenendo a tutte le spiegazioni sociali e storico-economiche possibili e documentabili, avesse trovato la propria origine e si fosse allignata, chissà per quale ragione, in un’isola. Quando è vero il contrario: chi vive in un’isola la pandemia la subisce, e la storia della Sardegna e di tutte le isole lo dimostrano. Ancora: chi vive in un’isola la pandemia la sente di più. Basti vedere quello che, in larga scala, sta facendo la “grande isola” Inghilterra, dopo i disastri della prima ondata, in termini di vaccini, con, al momento, oltre 20 milioni di vaccinati. Ecco, per capire quello che, di recente, è avvenuto in Sardegna, è necessario aver fatto riferimento a queste due premesse. Per il resto, ora, contano i dati. Lo ha scritto a più riprese Davide Madeddu sul “Sole 24 Ore”, proprio a partire dalla fine di febbraio in una serie di articoli, tutti tesi a spiegare, dal lato socio-economico, la graduale “apertura” dell’isola.  Infatti, un modo diverso per capire quello che stà succedendo in Sardegna, in queste ultime settimane, è quello di riprendere e commentare quanto deciso, di recente, dalla Giunta Solinas. Innanzitutto, i dati: nell’ultimo periodo di febbraio, stando a quanto contenuto nell’ordinanza del  Ministero della Salute, si è assistito ad un progressivo calo dei contagi , con l’indice RT a 0.68 e con il tasso di positività fermo all’ 1.7  %, ben distante dal 6.3 % nazionale e con, comunque, la prima dichiarazione dell’assessore alla Sanità Nieddu a “non abbassare ulteriormente la guardia” (28 febbraio). La risposta della Regione, che non si è fatta trovare “impreparata”, è stata, da subito, lo studio di “ingressi sicuri”, accompagnati dalla prima dichiarazione, in merito, del presidente Solinas: “Confermo il mio fermo intendimento di proteggere la Sardegna con tutti gli strumenti che possano garantire severi controlli sanitari per coloro che entreranno nel nostro territorio regionale, a tutela della salute , che non impedirà ma anzi faciliterà la libera circolazione delle persone”. Un’affermazione che è più di una dichiarazione d’intenti, già propensa a trovare un’intesa programmatica con il governo. E per spiegare che la giunta sarda stava, veramente, facendo sul serio, soprattutto in campo sanitario e di lotta al Covid-19, sono bastati quattro giorni, con il settore dell’industria delle vacanze già “investito” in prima linea. Si è parlato, infatti, subito di test gratuiti, prenotazioni flessibili e “biglietti sospesi”: un modo diverso, per le imprese sarde di rispondere alle nuove esigenze con servizi innovativi, purtroppo, facendo rimanere irrisolti i nodi della programmazione e dei trasporti, con l’annosa continuità territoriale “ferma al palo”. Nel frattempo, la regione, pur avendo le “mani legate”, al momento, proprio sulla continuità, proprio grazie all’azione del proprio CTS, ha cercato di venire, da subito, incontro, alle esigenze di Confindustria turismo, annunciando di lavorare alla predisposizione del progetto “Isola- Covid free”. Cos’è il progetto “Isola- Covid free”? Esso viene illustrato il 4 marzo , dopo che il  1 marzo si è partiti con la “zona bianca”. Il progetto “Isola-Covid free” parte ufficialmente l’8 marzo. Si tratta di avere, innanzitutto, maggiori controlli su chi sbarca nel territorio regionale, con il rilascio di un tesserino di negatività per chi fa il vaccino o di un certificato di negatività a seguito di tampone negativo; nel caso di positività, invece, quarantena se asintomatico ed assistenza. Queste ultime dichiarazioni, hanno sostanzialmente aiutato ed incoraggiato, da subito,  le prenotazioni straniere, in particolare di tedeschi, inglesi e svizzeri negli hotel sardi (5 marzo, tutte ovviamente da confermare). Nel frattempo la Regione e, soprattutto il suo CTS, con due ordinanze del 6 marzo , delineano meglio la situazione ingressi con l’obbligo della registrazione sul sito o nell’ app regionale “Sardegna sicura”. Per arrivare, infine, alla recente, ultima proposta di Solinas (9 marzo) di lanciare il “modello sardo” come test nazionale per  rilanciare il turismo con test in aeroporto, certificati di negatività, tracciamenti e vaccini.

Questo, finora, quello che la regione Sardegna ha fatto in questi “giorni della svolta”, seguendo, pedissequamente (e qua stà il merito del “cambio di passo”) quanto indicato dal CTS regionale e dal suo uomo “di punta”, Andrea Crisanti, che dopo la rottura dei rapporti con Zaia in Veneto, è stato “soffiato” dalla giunta Solinas allo Spallanzani. “Dietro le quinte” di questa svolta sarda, c’è proprio lui . Lo ha spiegato di recente  facendo esplicito riferimento alla campagna “Sardi sicuri”, fortemente voluta dalla regione, cui lui ha collaborato in prima persona. Crisanti ha affermato che il merito del passaggio della Sardegna a zona bianca è, innanzitutto, dei sardi e del presidente Solinas che ha ascoltato i suoi consigli di determinazione di zone rosse chirurgiche e localizzate (come il caso Bono) e nella realizzazione di un numero elevato di test.

Un successo che, si spera, faccia tornare a “respirare” la Sardegna dopo un’estate durissima.

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