di MARIA VITTORIA DETTOTO
Difficilmente si trova un primo cittadino che decida di mettersi contro allo Stato o alla propria regione, per difendere i propri interessi.
A meno che non si tratta di Andrea Abis, dal 2018 primo cittadino di Cabras, che negli ultimi tempi ha posto in essere un braccio di ferro nei confronti della Sovrintendenza ai beni culturali di Cagliari, per evitare che le statue dei Giganti di Mont’ e Prama, custodite da anni presso il Museo Civico di Cabras, lascino il Sinis e vengano trasferite a Cagliari.
Abis si oppone oltre che con le parole coi fatti ed emette il 9 febbraio, un’ordinanza con la quale chiude il museo di Cabras, inizialmente sino ad oggi 17 febbraio, onde evitare che la sovrintendente Maura Picciau ed il suo entourage, abbiano acceso al museo.
Riesce nel suo intento e la questione diventa di rilevanza nazionale.
Prima dello scadere del termine dell’ordinanza di chiusura, ne emette una seconda, che proroga la chiusura del museo fino al 25 febbraio.
Di fatto l’intento di Abis è quello di prendere tempo e di giungere ad un accordo scritto con la sovrintendenza, la Regione Sardegna ed il Ministero dei Beni Culturali.
Abis organizza il 13 febbraio una manifestazione molto sentita e partecipata, non solo dai cabraresi, ma anche dai cittadini dei comuni limitrofi, molti dei quali vengono rappresentati dalle fasce tricolore dei sindaci di appartenenza.
I Giganti di Mont’e Prama rappresentano di fatto una entrata economica senza precedenti, con 50.000 ingressi nel museo all’anno e tutto ciò che questo comporta a livello di indotto economico.
Ma rappresenta anche in primis un patrimonio culturale inestimabile: il complesso funerario del quale sono composte le statue dei Giganti, viene considerato il più antico del Mediterraneo, con una datazione storica compresa tra il 900 ed il 1300 a.C.: i Giganti sono addirittura più antichi delle statue greche ed egizie secondo questa datazione.
Nel momento immediatamente successivo al ritrovamento del complesso, avvenuto in località Mont’e Prama nel 1974 grazie a due agricoltori Sisinnio Poddi e Battista Meli che stavano arando il loro terreno ed hanno fatto la sensazione scoperta, in pochi si resero subito conto dell’eccezionalità della scoperta.
Oltre 5.000 frammenti di arenaria gessosa vennero recuperati dopo una minuziosa opera di scavi.
Ricomposti, diedero vita a statue enormi, di altezza variabile tra i 2 metri ed i 2 metri e mezzo, rappresentanti arcieri, pugilatori e nuraghi.
Il grosso della ricostruzione venne fatta a Sassari a partire dal 2005, a seguito di un finanziamento del Ministero dei beni culturali e della Regione Sardegna, grazie all’opera di restauratori e conservati presso il centro di restauro e di conservazione di Li Punti.
Sino ad allora, i frammenti rinvenuti erano stati custoditi nel museo archeologico di Cagliari e solo una parte di essi era stato esposto al pubblico nel sottoscala dello stesso museo.
Nell’autunno del 2007, la Regione Sardegna stanzia un nuovo finanziamento col quale rivivono 38 statue: cinque arcieri, quattro non riconoscibili, sedici pugili e tredici nuraghi.
Sei statue vengono poste nel museo di Cabras e da quel momento il piccolo comune dell’oristanese, conosce una nuova vita.
“Vedo la necessità che vengano rispettati i territori locali per proteggere questo grande valore storico ed archeologico in nostro possesso. Qui il museo fa girare economia: negli ultimi anni, sono stati aperti tre nuovi ristoranti.”
Oggi la sovrintendente ha dichiarato che allo scadere dell’ordinanza, il 26 febbraio, tornerà a Cabras per prendere di fatto possesso dei Giganti. Lei cosa ha intenzione di fare a quel punto? “Queste sono le dichiarazioni della Sovrintendente, ma io lavoro per risolvere i problemi più che incancrenirli”.
Lei ha invitato il Presidente della Regione Solinas ed il Ministro dei beni culturali Franceschini a venire a Cabras in questi giorni. Li ha sentiti? Avete raggiunto un accordo scritto come da lei auspicato? “Ho sentito Franceschini che è un tifoso del nostro territorio. Vuole che portiamo avanti il nostro progetto che è non solo quello di lasciare qui a Cabras le statue già presenti nel museo, ma di riunificare il complesso anche con le parti custodite altrove”.
Ma di fatto queste sono solo parole. Avete raggiunto un accordo scritto? “Stiamo lavorando per trovare degli accordi, ma allo stato attuale non c’è nulla di scritto che mi dia delle garanzie ed io non sono disposto a cedere. La mia preoccupazione è lavorare per mitigare il clima di tensione che si registra al momento nel nostro paese. Io lavoro, mi difendo, poi attacco”
Insomma come andrà a finire? Chi la spunterà Cabras o la Sovrintendenza? Staremo a vedere cosa succederà nei prossimi giorni. Certo è auspicabile per il bene di tutti che i Giganti restino dove sono e dove sono “nati”. Il Sinis ha bisogno di loro ancora a lungo.