L’anno della pandemia condiziona anche l’andamento delle imprese artigiane della Sardegna che chiudono il 2020 con un saldo negativo. Infatti, a fronte di 1.824 iscrizioni sono 1.988 le imprese che hanno cessato l’attività con una differenza 164 imprese in meno, mentre quelle attive sono 34.301. Numeri che devono essere necessariamente letti con il filtro della situazione dovuta al coronavirus che ha causato un periodo di lockdown totale e altri di limitazioni e che fotografano quindi una situazione in chiaroscuro per il settore. Gli incentivi del Governo e della Regione tengono a galla le realtà sarde anche se si tratta di “una situazione non reale dell’attuale situazione del comparto – spiega il presidente di Confartigianato Sardegna, Raffaele Matzutzi – serve cautela nell’analisi dei dati”. Il report elaborato dall’Ufficio studi di Confartigianato imprese Sardegna sul 2020, evidenzia che rispetto all’anno precedente il saldo seppure negativo sia leggermente migliorato. Infatti, nel 2019 la differenza tra aperture e cessazioni era di -443.
I numeri finali del 2020 raccontano di 34.602 imprese registrate nelle Camere di commercio, di cui 34.301 attive; alle nuove realtà, 1.824, fanno da contrasto le 1.988 che hanno dovuto chiudere, con un bilancio di 164 microimprese in meno. Da sottolineare come i dati siano stati pesantemente condizionati dalla situazione di Oristano, per anni alle prese con l’annosa questione dell’Albo Artigiani, che per problematiche legate ai rapporti tra Regione e Camera di commercio, non ha potuto garantire l’operatività dell’Albo, impedendo così l’iscrizione delle imprese artigiane all’apposito registro. “Per stabilire l’entità degli effetti prodotti nel 2020 dalla crisi pandemica – continua Matzutzi – sarà indispensabile attendere perlomeno il primo trimestre 2021, infatti molte comunicazioni di chiusura dell’attività pervenute al Registro delle imprese negli ultimi giorni dell’anno vengono statisticamente conteggiate nel nuovo anno”.
Bastardi la pagheranno carissima