DDL 108 O PIANO CASA, IL PROBLEMA E’ CULTURALE: LA LOBBY DEL CEMENTO IN SARDEGNA E QUEL PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE DA STRAVOLGERE

di NICOLO’ MIGHELI

È dal 2009 che la lobby del cemento cerca di stravolgere il PPR, lo fa con tutti i governi regionali che si sono susseguiti, sia di centro destra che di centro sinistra. Come novella Sisifo cerca di innalzare il masso della speculazione che puntualmente viene rigettato dagli organismi di controllo.

Tanto accanimento oltre alle spiegazioni economiche ha una sua solidità culturale. Ai fondamenti c’è la proprietà perfetta inaugurata in Sardegna con la Legge sulle Chiudende. Da lì il concetto che nessuno può sindacare sulle proprietà privata, che ogni intervento regolatore viene recepito come sopruso del diritto individuale; questo non deve avere confini e divieti, tanto che i suoi corifei arrivano a definire la Costituzione bolscevica perché pone limiti.

Una concezione che il più mercato e meno Stato, dà giustificazione al pensiero economico che domina le menti dagli ultimi 40 anni, tanto da essere diventata una sorta di inconscio collettivo.

L’assessore ai lavori pubblici Quirico Sanna in un suo post su Facebook scrive: “Adesso devono iniziare la guerra santa contro il piano casa…ma devono stare attenti a quella maggioranza (finora) silenziosa fatta di geometri, architetti, ingegneri, agronomi, geologi…idraulici, elettricisti, falegnami, piccoli e medi imprenditori del settore edile… insomma tutti quelli che non hanno il posto fisso…magari statale o regionale, dico…quella gente che se non lavora non mangia, tutta questa gente non è disposta a sopportare la spocchia di chi dall’alto del suo posto fisso continua a pensare che tutto il resto possa morire di fame…questa volta penso che le famose angurie politiche  avranno pane per i loro denti!”

Si potrebbe dire, parafrasando Winston Churchill, che la Sardegna ha più addetti all’edilizia di quanti ne possa digerire. L’assessore nella foga di cogliere l’attimo si arroga la rappresentanza di degne categorie professionali dove in troppi sono convinti che quel disegno di legge non vada bene.

Ricorre poi a un must del populismo contemporaneo dove l’essere dipendenti garantiti è marchio d’infamia e condizione di massimo egoismo. È troppo facile ricordargli che è anche lui vittima di una predicazione nata con il berlusconismo, che si è nutrita con la crisi fino a diventare cardine della propaganda leghista.

Eppure quelle categorie professionali avrebbero lavoro in abbondanza se il cosiddetto Piano Casa diventasse un programma per salvare e restaurare l’immenso patrimonio edilizio sardo in abbandono, se si operasse per la sicurezza dei nostri abitati. Il dramma di Bitti è solo l’ultimo di una sequela di eventi disastrosi che con il cambio climatico è certo che si ripeteranno in tempi ravvicinati.

Per angurie politiche, se si è capito bene, si dovrebbero intendere i rossi con buccia ambientalista. Come se quella preoccupazione fosse solo della sinistra e non sia stata, ad esempio in GB e Germania di altri tempi, una caratteristica dei conservatori. Lui che proviene dal MSI dovrebbe saperlo. Altro che radical chic!

Salvatore Multinu in Sardegna Soprattutto sostiene che la giunta sia post moderna. Quindi sarebbe autoreferenziale, dentro una epistemologia relativistica che mette in discussione i vari presupposti della razionalità illuministica. Salvatore Multinu è troppo buono, associare questi a filosofi come Lyotard e Derrida è dare loro una dignità speculativa che è irrintracciabile nei loro atti.

Autoreferenziali lo sono, però vivono nella modernità ottocentesca, quando l’attenzione per le compatibilità ambientali era ben lungi da venire. Loro si muovono in controtempo rispetto alla nostra contemporaneità. Nel Ricovery Fund – lo chiamiamo così solo in Italia – il suo nome è Next Generation Eu, vi sono capitoli fondanti per la salvaguardia dell’ambiente e dei suoli.

Loro non riescono a comprendere che il futuro sarà di chi avrà terreni vergini e fertili in un mondo sovrappopolato con una richiesta di cibo importante. Il presidente eletto Joe Biden annuncia che gli Usa rientreranno negli accordi di Parigi sul clima entro settanta giorni dalla sua nomina. I suoi primi atti abrogheranno le disposizioni di Trump per le indagini petrolifere nei parchi e nell’Artico in Alaska. La sua presidenza sarà segnata da un’azione che vedrà l’ambiente come punto centrale e così sarà anche in Europa dove la difesa dei suoli è diventata centrale nelle politiche comunitarie.

Mentre in Sardegna tutto questo viene ignorato dai decisori che pendono dalle richieste di una lobby che si muove secondo dinamiche estrattive. Più che economia è abitus mentale, riconcorrere la via semplice, non tenere conto della complessità.

Joan Martinez Alier docente emerito dell’Università di Barcellona, economista, teorico della agro-ecologia in una intervista su La Lettura dice: “È interessante come prima della pandemia i ragazzi dei Paesi ricchi si siano mobilitati contro i cambiamenti climatici […] Sono preoccupati per una giustizia intra-generazionale, non solo per gli esseri umani di oggi ma per quelli del futuro. E aggiungerei che serve una giustizia per le altre specie animali che stanno scomparendo velocemente”.

L’operato della nostra giunta è invece vivere in un presente eterno senza uno sguardo strategico, incuranti dell’eredità che si lascerà alle prossime generazioni.  Il fatto che la Sardegna sia una delle regioni con la più alta età demografica è forse una spiegazione.

#sardegnasoprattutto

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