TRA VOLONTA’ E VISIONARIETA’: COSTANTINO NIVOLA, L’ARTISTA SARDO CHE CONQUISTO’ NEW YORK

ph: Costantino Nivola

di ANNA MARIA TURRA

Non era alto Costantino Nivola, ma aveva un altissimo ingegno e in più aveva la maestria artistica che è data solo da un insieme di requisiti tra volontà e visionarietà. Cuore sardo e mentalità la più internazionale e cosmopolita possibile, l’artista nato nel 1911 era sbarcato in America provenendo dalle distese orizzontali aperte della campagna di Orani, paesino del centro Sardegna, alla New York brulicante d’innovazione, con la sua impressionante distesa di cemento, mattoni, acciaio, auto. L’avrebbe disegnata così nell’emozione dei suoi dipinti. Divenne amico e vicino di casa del geniale Saul Steinberg, che gli fece un ritratto perfetto; con lui nacque un’intesa ispirata che gli consentì di lasciare il segno nella grande città e nell’arte del Novecento. Non solo l’enorme rilievo murale per il negozio Olivetti sulla Quinta Strada ma tanti altri interventi, soprattutto di arte pubblica, sono stati oggetto di una grande mostra che gli ha dedicato New York, Nivola in New York: Figure in Field, tenutasi di recente alla Arthur A. Houghton Jr. Gallery. Questa mostra è la prima in assoluto ad aver raccontato la storia dei progetti costruiti da Nivola a New York, attraverso maquette e sculture, disegni originali, fotografie site-specific e relativi oggetti, con una cronologia che delinea 58 progetti realizzati dall’artista in collaborazione con gli architetti nell’arco di circa 40 anni.

Nivola non era un architetto, ma ha collaborato con loro e con una sterminata gamma di impresari, progettisti e artigiani, instaurando una straordinaria intesa che ha apportato innovazioni sostanziali. E gli architetti ancora una volta gli si accostano, perché la mostra è stata organizzata dall’Irwin S. Chanin School of Architecture della Cooper Union – in collaborazione con la Fondazione Costantino Nivola di Orani dove la mostra approderà con qualche modifica – e dall’Istituto Italiano di Cultura di New York. La Cooper Union ha presentato anche una varietà di programmi collaterali, tra cui un convegno sul ruolo dell’arte pubblica, laboratori didattici e tour in tutta la città per scoprire i lavori e i lasciti di Nivola. New York, infatti, accoglie la più grande raccolta delle opere pubbliche dell’artista sardo, ben 21 progetti in tutti e 5 i distretti, almeno 17 dei quali ancora esistenti.

Riscoprirlo nei luoghi in cui operò non è solo un’operazione di salvaguardia della sua memoria, ma un assoluto esercizio di contemporaneità per quella metropoli di dimensioni incommensurabili che l’ha visto realizzare un miracolo d’arte. L’artista che, partito da un luogo tanto piccolo, col suo spessore aveva saputo attingere ed esportare qualità e sapienza, fu un uomo misurato ma complesso e, per certi versi, inarrestabile; tanto che quando conobbe il ceramista di Assemini Luigi Nioi, padre della tradizione scultorea sarda, realizzò ben 400 lettini in terracotta, con un’attività creativa che pretendeva spazio: era come la parte operosa di un bisogno collettivo. Nivola dichiarerà «Mi sembrava, modellando la creta, di rivedere mia madre che faceva il pane». I numerosissimi acquerelli di Orani – il giovane Costantino si ispirava a ogni scorcio del paese – vennero prodotti copiosamente ignorando l’importanza che poi il tempo avrebbe loro attribuito.

Nivola proveniva da una famiglia di artigiani e muratori, e quando il negoziante Giovanni Sedda espose nella vetrina un suo disegno, il grande pittore Mario Delitala lo notò e gli affidò l’incarico di eseguire gli affreschi per l’Aula Magna dell’Università di Sassari. Costantino Nivola per alcuni mesi si stabilì a Sassari, cimentandosi in quella che diventerà la sua professione e, quando la Camera di commercio gli assegnò una borsa di studio, il giovane potè frequentare il liceo artistico di Monza, con altri due compagni sardi che diventeranno artisti famosi: Giovanni Pintori e Salvatore Fancello. Sarà a quest’ultimo che Costantino Nivola dedicherà uno spazio al Palazzo del Consiglio Regionale della Sardegna. Qui l’artista proiettò su una parete il particolare di un disegno donatogli per le nozze dall’amico Fancello e, seguendo l’immagine praticò un’incisione: ne nacque il famoso graffito su granito. Si tratta di un dettaglio del rotolo di Fancello, lavoro che ha uno sviluppo molto lungo, anche definito “Disegno ininterrotto”: è un’immagine a china su aree acquerellate libere su carta da telescrivente.

Tonino Rocca, che è stato presidente della Fondazione Nivola, dal ‘95 presiede il museo Man di Nuoro raccontando la costante visione di bellezza di Nivola e quella sua iperattività che si traduceva nell’assoluto rigore del gesto creativo. Costantino Nivola non prese mai la cittadinanza americana e quando si decise di fargli prender parte a commissioni accademiche o a progetti istituzionali, come ad esempio alla commemorazione delle vittime del Vietnam, per lui si fece un’eccezione al regolamento. «Non si è mai realmente avuta in Italia la piena coscienza del suo valore – spiega Rocca – né della sua collocazione all’interno della scena culturale artistica dell’epoca».

Oggi il mondo intero identifica l’opera di Costantino Nivola con il sand casting nel negozio Olivetti a Manhattan di cui il New York Times scriverà «Questa sua tecnica ricorda la cultura assiro babilonese». Mentre per il Time, l’Olivetti Store di New York è «Il negozio più bello della Fifth Avenue» e quando tutto andrà in frantumi proprio sul più bello, con la morte improvvisa di Adriano Olivetti nel 1960, per quella che sembrava l’azienda più innovativa del pianeta fu tragicamente la fine di un incantesimo. Già nel 1942 l’Olivetti si stava affermando come un’azienda leader, ed era evidente che i suoi negozi fossero qualcosa di più che degli eleganti store di rappresentanza.

Fu così che tra la 47esima e la 48esima Strada, il cosiddetto Diamond District, al piano terra della World Diamond Tower – un eclettico e lussuoso grattacielo di inizio secolo – in un locale profondo 23 metri e largo appena 8, Adriano Olivetti in persona scelse i migliori progettisti allora sulla piazza, i BBPR. È con loro che Costantino Nivola inizierà una fiorente collaborazione, premessa di una solida amicizia. Acronimo dei cognomi, il quartetto BBPR era formato da Gian Luigi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti e Ernesto Nathan Rogers, che si erano conosciuti negli anni Trenta tra i banchi del Politecnico di Milano. Dopo essersi laureati con Piero Portaluppi avevano iniziato una brillante carriera come alfieri del modernismo in coraggiosa opposizione allo stile del regime fascista. Queste scelte però costarono loro carissime. Accusati di far parte della Resistenza, Banfi e Belgiojoso furono arrestati e deportati a Mauthausen, e da lì solo il secondo farà ritorno.

Rimasti in tre, i progettisti decisero, in onore del compagno scomparso, di proseguire la loro attività mantenendo il vecchio acronimo col quale firmeranno alcune opere fondamentali, come la Torre Velasca a Milano e l’ufficio postale dell’EUR a Roma. Nel 1952 arrivò poi il prestigioso incarico per la Olivetti e insieme inventarono qualcosa di rivoluzionario. Fu lo stesso Nivola a spiegare l’innovativa tecnica della lunga parete di venti metri completamente decorata da un bassorilievo. L’artista si era trasferito a New York prima della guerra, e ormai apprezzatissimo era diventato grande amico di Le Corbusier. «È la più grande delle mie opere in sabbia» disse «l’ho fusa a sezioni, nella mia casa di Long Island, vicino alla spiaggia, mettendo prima di tutto della sabbia bagnata nelle forme di legno e facendo poi i disegni. I miei ferri del mestiere sono qualsiasi cosa: un coltello, una conchiglia, il mio pollice. Quando il disegno è completo, verso del gesso sopra la forma di sabbia e quando il gesso è secco ecco fatta la mia scultura, che presenta una bella superficie di sabbia lanuginosa». Il prezioso bassorilievo di Costantino Nivola fu poi smontato e in gran parte trasferito a Boston presso il Massachusets Institute of Technology. Il resto fa parte della Storia dell’arte.

https://www.costasmeralda.it/

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2 commenti

  1. Insieme a Maria Lai i più Grandi Artisti che la Sardegna abbia mai avuto.

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