di LUCIA BECCHERE
Quando ha conosciuto il grande dolore che avrebbe condizionato per sempre la sua vita era una giovane matricola: «I miei fratelli Graziano e Serafino morirono ammazzati a soli 31 anni fra il 1971 e il 1973. Sono andata incontro a 15 anni di sofferenze ma anche di riflessione profonda. A cambiare la mia esistenza è stato l’incontro con Papa Wojtyla in visita a Nuoro il 19 ottobre del 1985».
Eva Cannas ricorda così quel giorno in cui circa 30 mila persone gremivano lo stadio per incontrare il pontefice giunto in Barbagia (era la prima volta nella storia della Sardegna) per conoscere la società agropastorale, la crisi sociale e delle vocazioni e proprio all’interno di questi temi, lei pronuncerà il suo perdono.
A Mamoiada, teatro dei due assassinii, gli anni Settanta sono stati anni di guerra e gli anni Ottanta sono passati alla storia come anni di piombo. Nel 1985 il paese annoverava nove latitanti, fra l’81 e il ’91 ci sono stati numerosi omicidi, sei duplici tentati omicidi e dieci attentati dinamitardi quasi tutti contro amministratori. La sua testimonianza, ribattezzata “Il grido di speranza” scardinava condizionamenti sociali e pregiudizi ancestrali radicati nei secoli. Mai nessuno aveva osato infrangere il codice barbaricino scritto nei silenzi colpevoli, fatto d’intese, di sguardi e di taciti accordi. La voce di una giovane donna maturata nel dolore scuoteva le coscienze e avviava il cambiamento di un’epoca.
«In precedenza – ricorda ancora Eva Cannas – nel paese barbaricino si era tenuto il convegno “Per ritrovare la pace”, ero intervenuta sul diritto e la difesa della dignità umana pur nella consapevolezza che per i morti mai ci sarebbe potuta essere concessione alcuna se non la pietas cristiana e le lacrime degli affetti. Credevo nella giustizia di una legge fatta da e per gli uomini, quando in compagnia dall’anziano padre avevo percorso le tre fasi di giudizio alla ricerca della verità, mia madre attendeva avvolta nel suo dolore». Al percorso della legalità seguirà quello del perdono.
Nel settembre del 1985 era stato il Vescovo Monsignor Giovanni Melis ad invitarla a far parte del Comitato d’onore per accogliere il Pontefice e a chiederle di programmare un suo intervento. L’immensa folla ascoltò in silenzio e il Pontefice profondamente toccato pronunciò queste parole «Io l’ammiro molto, porti le mie condoglianze ai suoi genitori».
Cos’è cambiato da quel momento? «A Mamoiada le armi hanno continuato a crepitare anche dopo la visita del pontefice, qualche anno dopo avvenne un altro omicidio. Immediata la condanna dell’amministrazione di cui ho fatto parte dall’85 al ’93 promuovendo dibattiti e manifestazioni contro la violenza per un cambiamento sociale e culturale del paese».
Nel 1985, con un gruppo di volontari, Eva Cannas ha fondato la Scuola media nel carcere di Badu ‘e Carros dove insegnerà fino al 2009 portando avanti diversi progetti per il recupero dei detenuti. Numerosi i riconoscimenti: “Premio per la pace” a Nurallao 1987, “Premio città di Terni” 1993, “Premio Internazionale Santa Rita” 1994, con la seguente motivazione «Per il perdono agli uccisori dei fratelli e l’impegno sociale per la pace».
«In questa terra nulla cambierà se le donne non si fanno strumento di pace», aveva detto Eva Cannas in un incontro con gli studenti a Nuoro nel 2010. Nel 2012 fece dono alla Cattedrale di Nuoro della statua di Papa Wojtyla realizzata in legno di tiglio «Per onorare una promessa fatta a mio marito e ai miei genitori ormai non più in vita».
Nel 2015, a Badu ’e Carros ha istituito la Prima Edizione del concorso “Poeti sospesi” e nel 2016, con il patrocinio del DAP portò in Carcere la “Scuola del perdono”.
A Roma, il 10 marzo del 2017, su invito dei fondatori dalla Scuola Internazionale del perdono, ha rappresentato la Barbagia in Campidoglio accanto a premi Nobel per la pace, letterati, filosofi scienziati, politici e magistrati.
per gentile concessione de https://www.ortobene.net/