di PAOLO PULINA
Gli “azunisti” e Gramsci
Nella dettagliatissima cronologia della vita di Antonio Gramsci, curata da Maria Luisa Righi per la nuovissima edizione Einaudi delle “Lettere dal carcere” (ne ho scritto in questo sito; si veda al link
https://www.tottusinpari.it/2020/10/12/la-nuovissima-edizione-einaudi-delle-lettere-dal-carcere-di-gramsci-offre-loccasione-per-ricordare-gli-autorevoli-giudizi-lusinghieri-che-ne-accolsero-la-prima-incompleta-ra/ ), troviamo, per l’anno 1911, queste informazioni: «A luglio, conseguito il diploma [presso il Liceo Dettòri di Cagliari. NdR] con una media superiore a otto, invia al Regio Collegio Carlo Alberto di Torino la documentazione per poter concorrere a una delle borse di studio di 70 lire mensili, per dieci mesi all’anno, destinate agli studenti disagiati delle vecchie province del Regno di Sardegna. […] Verso la fine dell’estate parte per Torino. […] Il 18 ottobre, con la prova scritta di italiano, iniziano gli esami per la borsa di studio, a cui partecipa anche Palmiro Togliatti. Dal 21 al 27 sostiene le prove di storia, latino, greco, filosofia, e gli orali. Si classifica nono nel raggruppamento dei concorrenti provenienti dai licei e ottiene la borsa di studio».
Nella sua fondamentale “Vita di Antonio Gramsci” (prima edizione, Laterza 1966) Giuseppe Fiori scrive: «Gramsci e Togliatti non s’erano conosciuti prima. Soltanto agli esami per l’ammissione al Collegio delle Province risale “il primo incontro, sotto il bel porticato del cortile dell’università, tra due giovani in una condizione comune di grande disagio”, come più tardi ricorderà Togliatti [in “Gramsci sardo”, “Il Ponte”, 1951. NdR]. Li avvicinava la comune provenienza dalla Sardegna: Togliatti, figlio di un economo del Convitto Nazionale Canopoleno di Sassari, morto nel gennaio del 1911, aveva frequentato i tre anni di liceo al “Domenico Alberto Azuni”».
Chi volesse conoscere la permanenza a Sassari della famiglia di Togliatti deve far riferimento al volume di Giovanni Maria Cherchi “Togliatti a Sassari 1908-1911. Una provincia sarda nell’età giolittiana”, prefazione di Ernesto Ragionieri (Roma, Editori Riuniti, luglio 1972), riedito nel giugno
1994 col titolo “Sassari giolittiana. Una provincia sarda nel primo Novecento”, con l’aggiunta di una prefazione di Eugenia Tognotti e di cinque lettere di Maria Cristina Togliatti (Sassari, Edes).
Anche Maria Cristina Togliatti, sorella di Palmiro, frequentò il liceo “Azuni”: entrambi per meriti scolasticifurono esonerati dall’esame finale di terza liceo e ottennero la licenza d’onore: i voti da loro conseguiti furono in assoluto i migliori della classe e di tutto il liceo “Azuni”.
Entrambi superarono brillantemente il concorso bandito dal Collegio Carlo Alberto: Palmiro si classificò secondo, mentre Gramsci, come si è detto, risultò nono.
L’ “azunista” Palmiro Togliatti è stato confidente delle difficoltà di vita quotidiana vissuta da Gramsci in Sardegna e a Torino; conoscitore, grazie a Gramsci, dei problemi secolari della Sardegna; a fianco di Gramsci nella militanza nel Partito socialista, nella direzione dell’ “Ordine Nuovo”, e poi nel PCd’I; primo “recensore” ed “editore” dei manoscritti di Gramsci recluso nelle prigioni fasciste: “Le lettere dal carcere” e “I Quaderni del carcere”.
Con questo intervento, che è fatto pro domo del liceo “Azuni” ma anche pro domo mea in quanto anche io lì ho frequentato il Ginnasio e il Liceo, quindi con una prospettiva sicuramente parziale, vorrei ricordare gli altri “azunisti” che si sono occupati di Gramsci. Ci viene in aiuto la “Bibliografia gramsciana” consultabile on line http://bg.fondazionegramsci.org/biblio-gramsci/
Alla interrogazione della banca dati, effettuata il 22 ottobre 2020, ecco il numero delle occorrenze (per le quali naturalmente bisogna tener conto che rimandano indifferenziatamente a titoli di: libri e fascicoli di rivista monografici su Gramsci; libri con capitoli o riferimenti a Gramsci; saggi apparsi insieme a testi di Gramsci; saggi in volumi collettanei e riviste; recensioni; commenti, interventi, interviste, articoli di cronaca, poesie) registrate per ciascuno dei seguenti “azunisti”: Togliatti (158 lemmi), Gianni Francioni (67), Paolo Pulina (62), Guido Melis (17), Manlio Brigaglia (16), Salvatore Sechi (14), Enrico Berlinguer (12), Costantino Cossu (11), Antonello Mattone (8), Antonio Pigliaru (7), Salvatore Mannuzzu (7), Michelangelo Pira (5), Giovanni Berlinguer (5), Luigi Berlinguer (5), Francesco Cossiga (3), Luigi Manconi (1).
Gli altri studiosi sardi, con 3 o più occorrenze
Risultano: Giuseppe Fiori (93), Eugenio Orrù (51), Umberto Cardia (45), Mimma Paulesu Quercioli (35), Simonetta Fiori (31), Bruno Maiorca (30), Giuseppe Podda (28), Gianni Fresu (26), Giancarlo Schirru (24), Girolamo Sotgiu (22), Mauro Pala (22), Velio Spano (14), Aldo Accardo (16), Giorgio Serra (16), Giancarlo Ghirra (14), Nereide Rudas (13), Giovanni Lay (12), Remo Bodei (12), Francesco Cocco (11), Alberto Granese (10), Silvano Tagliagambe (9), Giulio Angioni (9), Alessandra Marchi (9), Giovanni Maria Cherchi (8), Pietro Clemente (8), Luigi Nieddu (6), Alberto Rodriguez (6), Franco Restaino (6), Emilio Lussu (5), Giovanni Lilliu (5), Luciano Marrocu (5), Mario Melis (5), Pier Sandro Scano (5), Renzo Laconi (4), Ignazio Delogu (4), Leonardo Sole (4), Francesco Floris (4), Felice Todde (4), Peppino Marotto (4), Emanuele Sanna (4), Antoni Arca (4), Luca Paulesu (4), Giuseppe Marci (4), Giacomo Mameli (4), Luigi Manias (4), Michela Murgia (4), Gavino Angius (4), Bruno Anatra (3), Nino Carrus (3), Sirio Sini (3), Angiola Massucco Costa (3), Vindice Ribichesu (3), Gianfranco Sabattini (3), Giorgio Macciotta (3), Paola De Gioannis (3), Carlo Felice Casula (3), Susanna Cardia Marci (3), Tonino Mameli (3), Aldo Brigaglia (3).
Per gli altri studi su Gramsci pubblicati da autori sardi fino a tutto il 2006 è insostituibile il ponderoso volume di ricerca bibliografica firmato da Bruno Maiorca: “Gramsci sardo. Antologia e bibliografia 1903-2006”, Cagliari, Tema, 2007.
Per gli emigrati sardi nel mondo
In un mio saggio su “Gramsci emigrato sardo” (nel volume “Dibattito sull’attualità di Antonio Gramsci: un sardo protagonista del Novecento ricordato nei circoli dei sardi a sessant’anni dalla scomparsa”, pubblicato dalla F.A.S.I. – Federazione delle Associazioni Sarde nell’Italia continentale, 1999, e come postfazione al libro di Sergio Portas “Antonio Gramsci: coscienza internazionalistica e subconscio sardo”, Guspini, Mediatre, 2011) ho messo in evidenza il fatto che, recuperando alcune valutazioni che Gramsci ebbe modo di fare in alcuni famosi passi riguardanti la Sardegna delle “Lettere dal carcere 1926-1937”, non possiamo non avvertire forte la consonanza tra Gramsci e noi emigrati di oggi, in quanto lui e noi allo stesso modo sardi residenti fuori dell’isola ma convinti testardamente della necessità di pensare quotidianamente a trovare le più intelligenti spiegazioni e le più opportune soluzioni dei problemi della Sardegna.
Come noi, Gramsci non si dimentica né degli affetti familiari né della storia, della cultura, della lingua della sua terra (e neanche del pane sardo, del «sapore del grano duro sardo molto buono» e del gusto del dolce «sa panischedda»): anche nell’isolamento impostogli dal carcere si tiene in contatto con la famiglia e con l’isola d’origine sia tramite il cervello sia attraverso le vie del cuore.
In una lettera del 27 giugno 1927 alla madre chiede che gli venga mandata la “Predica di fra’ Antiogu a su populu de Masuddas”, composizione satirica che mette alla frusta i pregiudizi dei paesani ricchi e poveri. In una lettera del 3 ottobre 1927 alla mamma chiede di avere «il libro del generale La Marmora sui suoi viaggi in Sardegna (è scritto in francese) e le storie del barone Mannu […]; un grosso volume rilegato con la raccolta di tutte le carte di Arborea; il volumetto dell’ingegner Marchese “Con Quintino Sella in Sardegna”; qualche numero della rivista “Il Nuraghe”. Quando ti capita mandami qualcheduna delle canzoni sarde che cantano per le strade i discendenti di Pirisi Pirinu de Bolotana [in realtà di Borutta, come ha documentato Salvatore Tola in un libro che citerò più avanti. NdR] e se fanno, per qualche festa, le gare poetiche, scrivimi quali temi vengono cantati».
Gramsci, quindi, come emigrato sardo, anche da lontano resta sempre affettivamente legato ai libri sulla Sardegna e alle manifestazioni della cultura tradizionale.
Oltre la nuovissima edizione Einaudi delle “Lettere dal carcere” (e ovviamente i “Quaderni del carcere”), i conterranei di Gramsci dovrebbero leggere almeno le seguenti opere: la classica “Vita di Antonio Gramsci” scritta da Giuseppe Fiori; la citata bibliografia “Gramsci sardo” curata da Bruno Maiorca; il volume “Antonio Gramsci. Scritti sulla Sardegna: la memoria familiare, l’analisi della questione sarda”, a cura di Guido Melis con un saggio di Salvatore Mannuzzu (Nuoro, Ilisso, 2008), nuova edizione ampliata e aggiornata del volume “Antonio Gramsci e la questione sarda”, a cura di G. Melis, con una lettera di Alfonso Leonetti (Cagliari, Della Torre, 1975); “Casa Gramsci”, a cura di Alessandra Marchi e Antonella Sanna, prefazione di Nereide Rudas (Ghilarza, Iskra, 2012); Francesco Sonis, “Antonio Gramsci. Le radici materne”, Mogoro, SguardiSardi, 2016; Salvatore Tola (a cura di), “Giovanni Filippo Pirisi Pirino, il poeta girovago. Nato a Borutta nel 1835 “inventò” la poesia sarda stampata in fogli volanti e venduta nei villaggi”, Cagliari, Della Torre, 2018.
Nota finale
La riproduzione della lettera di Gramsci alla madre è tratta dal volume “Gramsci. Le sue idee nel nostro tempo”, edizioni “l’Unità”, aprile 1987.
Grazie per questo articolo ricco di spunti di lettura e ricerca
Grazie Paolo
Grazie Paolo, faremo tesoro delle stimolanti esortazioni ad approfondire Gramsci, grande conterraneo
Complimenti Paolo. Bellissima esposizione. Un abbraccio
Ciao Paolo, i tuoi ultimi articoli, sia sulla nuova edizione delle “Lettere dal carcere” sia sugli scrittori sardi su Gramsci, mi hanno spinto a riprendere in mano i volumi da me acquisiti nel tempo. Sopravvissuti a un trasloco e trascurati per altri interessi, i tuoi scritti mi hanno riacceso l’interesse verso di loro.
Nota a margine: in un mio appunto lasciato dentro uno di questi volumi, ho ritrovato una mia domanda fata nei primi anni ottanta ad un frequentatore Ghilarzese di Casa Gramsci, vi era un crocchio di anziani intorno al tavolo di quella che era stata la cucina. Chiedevo se esisteva nella loro libreria il testo della poesia che Gramsci avrebbe voluto insegnare a Delio, “Lassa sa ficu puzone”. Il signore sapendomi sardo, mi dice che quella è una quartina che si impara ai bambini.
“lassa sa figu puzone,
lassa de la piculare,
si ficu tue cheres papare,
prantadinde unu prantone.”
Rientrato nel mio paese la sera ho poi scoperto che la conosceva anche mio padre.
Ciao Paolo