di TONINO OPPES
Porta il nome di una località Melàbrina, (unione di due parole: mela àbrina, che vuol dire mela selvatica), situata nel cuore di un bosco famoso per le sue roverelle considerate tra le più grandi e più antiche d’Europa. Il coro femminile di Illorai va alle radici della storia del centro del Goceano, 800 abitanti, noto per l’imponente necropoli di Molia, per le tracce medievali su cui spicca il Ponte Ezzu del periodo pisano, per il parco Jscuvudè e per i numerosi murales realizzati, in gran parte, dal bravo artista locale Fernando Mussone.
Composto da venti coriste, compresa la giovanissima Marta Mula, appena quindicenne, il coro Melàbrina è sorto nove anni fa con un obiettivo ben preciso come spiega Paola Muredda, prima presidente dell’Associazione: “Noi, oltre che per il piacere di stare insieme, incontrarci e parlare, volevamo promuovere un approccio diverso alla musica. Le prime esibizioni le abbiamo fatte in chiesa sotto la guida del maestro Paolo Carta, che ci ha seguito per tre anni. Poi abbiamo cominciato ad arricchire il nostro repertorio che, conclude Paola Muredda, va oltre i canti religiosi.”
Dal 2014 il coro è diretto dal maestro Barbara Cossu, studi al Conservatorio di Sassari, docente di canto lirico e di educazione musicale; ma da due anni la giovane insegnante di Macomer dirige, sempre a Illorai, anche i cantori del gruppo Santu Juanne.
“Sì, ho un rapporto privilegiato con il paese. Sei anni fa ho cominciato con la direzione del Melàbrina e da allora faccio la pendolare tra Macomer, dove vivo e insegno, e il Goceano. Un viaggio che faccio volentieri, una volta la settimana, perché, devo ammetterlo, la direzione dei due cori – cui, da qualche tempo, si aggiunge anche quella delle voci bianche di Sindia – mi gratifica molto. La musica è la mia passione, e cerco di trasmetterla agli altri attraverso il canto corale. Qui a Illorai ho trovato terreno fertile e tanta passione.”
I risultati arrivano e, talvolta, sono sorprendenti. Proprio recentemente il coro femminile di Illorai si è aggiudicato, a Sarule, il primo premio del concorso canoro dedicato a Badore Sini, il compositore di A Diosa, la più bella canzone d’amore che sia stata scritta in Sardegna, nota a tutti con il nome di No potho reposare.
Nel repertorio delle donne di Illorai, che spazia dal sacro al profano, c’è tutta la tradizione sarda.
“Noi abbiamo il dovere di difendere il nostro passato custode delle radici più profonde dell’Isola, dice Pina Lai – una vita da segretaria comunale, a lungo sindaco del paese, oltre che presidente dell’Associazione per qualche anno – ma, precisa, non per una questione di nostalgia. Semplicemente perché non dobbiamo dimenticare chi siamo stati, e per non cadere nell’oblio noi dobbiamo coltivare con forza la nostra madre lingua. Il canto tradizionale serve anche a questo.”
Le fa eco l’attuale presidente Silvana Giua: “Cerchiamo di tenere alto il senso dell’identità e della storia dei nostri paesi. Il nostro lavoro, da questo punto di vista, rappresenta un tassello importante. Abbiamo il dovere di difendere e tramandare la nostra memoria storica. Questo spiega anche le ragioni della nostra attenzione verso il canto popolare sardo.”
Negli ultimi anni il coro Melàbrina si è esibito in numerose località dell’isola, e in qualche occasione anche oltre la Sardegna.
“Lo scambio di esperienze con altre associazioni, dice Barbara Cossu, per noi è molto importante perché rappresenta un’ulteriore occasione di arricchimento umano oltre che di conoscenze con altre realtà.”
Questo, per ora, basta alle donne di Illorai che dedicano il proprio tempo libero al canto mentre portano avanti, con orgoglio, il nome del proprio paese; quasi incarnando la specificità della mela selvatica, minuta ma sempre più rara e preziosa, con il suo profumo unico e il sapore deciso: che si distingue, proprio come il canto del coro femminile Melàbrina.