di PAOLO PULINA
Oggi, 5 luglio 2020, Gianfranco Zola compie 54 anni. A lui sono stati dedicati migliaia di articoli di giornale (in italiano e in inglese) e tanti servizi televisivi. L’unico libro in italiano (non consideriamo quelli inglesi) che si occupa di lui, rimane il volume del giornalista di “Repubblica” Emilio Marrese, Zola, il ragazzo che faceva sorridere il pallone (Arezzo, Limina edizioni, prefazione di Gianni Mura, pp.186, giugno 2003).
La biografia scritta da Marrese ricostruisce le origini sarde di quello che è stato definito un nuovo Maradona (Marazola). Riferisce del paese di nascita (Oliena, 5 luglio 1966) e della locale squadra di seconda categoria, la Corrasi (di cui era dirigente il padre) per la quale comincia a profondere, si potrebbe dire, a pieni piedi, il suo estro di fantasista.
Sulla soglia dei diciotto anni, nel 1984, viene ingaggiato dalla Nuorese e riceve il primo stipendio (200mila lire al mese). Viene quindi acquistato dalla Torres (C2 e poi C1) in cui gioca tre stagioni. Prima di essere catapultato in serie A (campionato 1989-1990) alla corte napoletana di re Maradona, in Sardegna Gianfranco ha modo di fare il servizio militare, nella gloriosa Brigata “Sassari”, e di sposare l’amata Franca, di Loculi.
Dopo il tifo passionale (in campo e fuori) dei napoletani conosce quello più soft dei sostenitori del Parma, altra squadra di serie A in cui milita per 4 campionati. Ebbe a dichiarare: «A Parma c’è tranquillità. La gente possiede una riservatezza simile a quella di noi sardi».
In quella città, nel 1995, fece un appello ai rapitori di Giuseppe Vinci, che era stato suo commilitone, e a lui liberato dedicò la conquista della coppa Uefa. Già a Parma – racconta il compagno di squadra Lorenzo Minotti –, in ritiro girava con le cuffiette alle orecchie per ascoltare le lezioni di inglese. Quasi un segno premonitore perché il piccolo sardo (166 centimetri di altezza ma un fisico rinforzato con inesausta applicazione sia in allenamento che in palestra), a partire dal novembre 1996, viene chiamato dal Chelsea perché possa deliziare con i suoi giganteschi dribbling e gol gli esigenti supporters.
Anche Zola quindi diventa un emigrato, di lusso certo, ma sempre un emigrato. Che a Londra non dimentica né la Sardegna né la sua musica e cultura. Aderendo a una campagna lanciata dalla British Library adotta un libro bisognoso di restauro: sceglie un volume del 1860 intitolato Ichnusa. Piacevoli ricordi di una residenza di due anni in Sardegna, diario di viaggio di Mary Davey.
Prosaicamente le prodezze del sardo Zola contribuiscono a far aumentare il consumo di prodotti alimentari della sua isola (pecorino, cannonau) presso i tifosi inglesi. Dal punto di vista dell’onore, Zola è uno dei due sardi (l’altro è l’ideatore di Tiscali, Renato Soru) che furono ammessi all’incontro con la regina Elisabetta d’Inghilterra in visita ufficiale in Italia.
Un campione mitico dunque Zola: non a caso in Inghilterra era soprannominato Magic Box (scatola magica). Nel 2004 ha ricevuto l’onorificenza di Membro onorario dell’Ordine dell’Impero Britannico, per i meriti sportivi conseguiti durante la sua permanenza al Chelsea.
Zola è diventato anche un personaggio di uno straordinario romanzo scritto da Luigi Garlando, Cielo manca (Sonzogno, gennaio 2004). Il giornalista della “Gazzetta dello Sport” immagina di andare a Oliena per intervistare Zola pochi giorni dopo il rapimento di Silvia Melis.
Mentre dorme a casa di Gianfranco il giornalista viene scambiato per il campione e rapito al suo posto, quindi viene trasferito e nascosto in una grotta dei monti della Barbagia. Il romanzo è genialmente giocato sul dialogo tra il cronista sportivo prigioniero e uno dei suoi carcerieri sardi esclusivamente affidato all’uso delle figurine Panini dei calciatori.
Tornando alle vicende non di fiction ma reali, Zola, rientrato in Sardegna, ha assicurato un contributo decisivo al Cagliari per il ritorno della squadra in serie A. Anche nel campionato 2004-2005, a 38 anni, Zola ha saputo dare grandi soddisfazioni ai suoi moltissimi fans, residenti in Sardegna e fuori (compresi, ovviamente, of course, i tifosi del Chelsea: nella squadra londinese, allenata prima da Gullit, poi da Vialli, in seguito da Ranieri, ha giocato 7 stagioni – 1996-2003 – meritandosi, da parte dei tifosi, il riconoscimento come miglior giocatore nella storia dei Blues).
Dal 2006 al 2019 Zola ha svolto il ruolo di allenatore per diverse squadre: Italia U-21 (collaboratore tecnico), West Ham Utd, Italia U-16, Watford, Cagliari, Al-Arabi, Birmingham City, Chelsea (vice).
Oggi è possibile incontrare Zola nella sua gelateria nel borgo londinese di Bromley.
Mio figlio Gianluca che abita nello stesso quartiere, a qualche fermata di autobus, mi fece avere nell’aprile 2018 una foto scattata dalla moglie Giovanna mentre saluta Zola tenendo in braccio la piccolissima Julia.
A Gianfranco: “A chent’annos” / Buon compleanno! / Happy birthday!
auguri auguri