di Ettore Serra
Sono il presidente della Sarda Domus –associazione dei sardi residenti nell’Alto Lazio e nella Bassa Toscana- e tengo a precisare che, nonostante la nostra organizzazione negli anni settanta-ottanta-novanta abbia seguito con particolare attenzione il flusso dei pastori sardi che dall’Isola madre arrivavano con le loro greggi nelle regioni Lazio e Toscana tanto da costituire nell’anno 1972 la prima cooperativa di allevatori sardi di ovini per la vendita dei loro prodotti con risultati inizialmente molto confortanti, nessuno ci ha avvertito dell’arrivo del gruppo di manifestanti sardi autonomi, ai quali và la nostra solidarietà e comprensione, ma avremmo voluto conoscere anzitempo le loro intenzioni per organizzare insieme a tutti gli allevatori sardi residenti nel centro Italia un grande raduno al fine di manifestare previa autorizzazione davanti alle sedi istituzionali romane.Non è possibile che un gruppo di allevatori sardi vada a Roma a presentare le sue richieste e non avverta una associazione sarda che per tutti i pastori sardi ed emigrati ha organizzato convegni di spessore nel 1992 a Civitavecchia, nel 1993 a Viterbo, nel 1994 a Grosseto e nel 1997 a Nuoro per rivendicare i diritti della categoria con risultati non certo brillanti ma pieni di promesse e soprattutto di prospettive: tuttavia abbiamo fatto sentire la forte presenza della pastorizia nei vari territori del Continente. Credo che oggi, con la globalizzazione in atto, rimanga una sola possibilità ed anche una sola speranza a chi si occupa di pastorizia “ unire tutte le forze di lavoro del settore presenti nelle Regioni Italiane più rappresentative e confrontarsi prima all’interno dell’intera filiera e poi con le Istituzioni sia italiane che europee “: solo così potremo ottenere risultati positivi ed utili all’intero comparto. Ho letto che si è violata la Costituzione in vari punti, che si è usata una forma di repressione preventiva, che non è stato consentito ad una rappresentanza di lavoratori di presentarsi davanti ai palazzi delle Istituzioni, come ogni giorno accade, ad esporre i loro problemi e protestare perché non vengono risolti. La Questura di Roma risponde che la manifestazione non era stata autorizzata e che i pastori volevano fermare il transito degli autoveicoli nel grande raccordo anulare per evidenziare la loro precaria situazione economica e porla pacificamente all’attenzione dell’opinione pubblica.