Tommaso Giulini ha rilasciato una lunga intervista a “Il Corriere dello Sport”. Il presidente rossoblù ha parlato del momento che vive il mondo del calcio: la posizione del Cagliari sulla ripartenza della Serie A; i problemi, ma soprattutto le possibili soluzioni. “Siamo favorevoli alla ripresa, ma ritengo che non sia opportuno riprendere gli allenamenti se non vengono chiarite determinate questioni. Bisogna scrivere le regole del gioco prima che il gioco riprenda”. Un’analisi che può essere riassunta in quattro punti fondamentali: date degli allenamenti e del campionato, protocolli chiari in caso di nuovi contagi, disciplinare prestiti e contratti in scadenza, trovare un accordo sugli stipendi dei calciatori.
“Occorre innanzitutto avere la certezza di riprendere il campionato con date, luoghi e modalità definite. Non si può mettere il focus solo sul protocollo sanitario, ma ci sono anche aspetti regolamentari, giuslavoristici, organizzativi e le varie responsabilità che da questi derivano. Un passo avanti è aver individuato la data limite oltre la quale questo campionato non potrà scollinare, domenica 2 agosto. Ma gli allenamenti collettivi dovranno ripartire entro e non oltre il 18 maggio: altrimenti il governo dovrà dirci in maniera inequivocabile che non intende far terminare il campionato”.
“Secondo punto, serve un regolamento chiaro e ineccepibile in caso di eventuali contagi all’interno di una o più squadre. O peggio, in caso di nuovo lockdown. In circostanze simili il campionato andrebbe chiuso e la classifica cristallizzata in quel momento. Il protocollo della Figc prevede che in caso di positività il calciatore venga isolato e il gruppo squadra sia sottoposto a 2 controlli a distanza di 5-7 giorni: nessuno stop al campionato. È quello che ha deciso anche la Bundesliga. Ma se chiaramente un organo di controllo indipendente dovesse accertare la positività per esempio di un terzo di una rosa della squadra, la stagione andrebbe chiusa lì. Altrimenti sarebbe impossibile garantirne una pressoché minima regolarità”.
“Terzo, è indispensabile il prolungamento dei
prestiti e dei contratti in scadenza il 30 giugno fino al nuovo termine della
stagione. Il Cagliari ha parecchi calciatori in prestito? Sono certo che uomini
come Radja Nainggolan continuerebbero comunque a dare il 100% fino all’ultimo
minuto dell’ultima gara. E sui rinnovi di chi è in scadenza, come sempre fatto,
decideremo a fine stagione secondo un principio di meritocrazia”.
“Ultima questione, ma non meno importante: serve un accordo di rinuncia
parziale alla retribuzione da parte di tutti i calciatori in rosa, dato che per
più di due mesi consecutivi non avranno fornito alcuna prestazione. Sono ancora
troppo poche le squadre che hanno raggiunto un accordo. C’è una palese volontà
di prendere tempo che si sconta sia con l’azzeramento dei ricavi da stadio,
merchandising e franchising che i club hanno già subito sia con la parziale
svalutazione del parco calciatori che accadrà anche in caso di conclusione del
campionato. È falso dire che si pretende di far cadere solo sui calciatori il
peso di questa crisi: la crisi cade in primis sulle società e sui dipendenti
costretti alla riduzione degli stipendi o alla cassa integrazione. Ho una
responsabilità paterna nei confronti di tutti i nostri lavoratori di Fluorsid e
del Cagliari Calcio: li ringrazio per i sacrifici che stanno facendo in questo
momento di grande difficoltà. Anche i calciatori devono fare la loro parte e la
devono fare subito: qualora i mesi di inattività si limitassero a due e mezzo
come speriamo, credo sia giusto che rinuncino solo a un dodicesimo della loro
retribuzione”.
“La prossima settimana potrebbe essere quella propizia per Sportium (la società prescelta per la progettazione dell’impianto) per iniziare la progettazione definitiva. La data di inaugurazione a oggi potrebbe essere per la stagione 2023-24. Abbiamo rinunciato a ulteriori spazi commerciali perché non sarebbe stato ora né strategico né opportuno. Siamo in un momento in cui i commercianti riapriranno con grande fatica e bisogna tenerne conto. Le istituzioni dovranno incentivare chi ancora vuole investire nelle infrastrutture nonostante la crisi economica che verrà”.