di MICHELA ALESSANDRONI
Chiudete gli occhi e immaginate di trovarvi ai margini di una penisola rocciosa affacciata sull’azzurro intenso del mare. Il porto, i vecchi pescatori segnati dalla fatica del lavoro, le donne mormoranti vestite di nero. E ancora, la pineta verde e rigogliosa, le tradizioni e la religiosità locale, le storie che si tramandano di generazione in generazione.
È in questa atmosfera fiabesca, di “un passato lontano, quasi remoto”, che Seconda Carta colloca la sua Arbatax: quella di un tempo dai contorni forse un po’ sbiaditi eppure estremamente realistica; i suoi particolari, le vicende e i personaggi si muovono in una scena che sembra attingere alle esperienze di una vita realmente vissuta: e forse è proprio così, come in fondo accade in gran parte della più alta letteratura.
Anny Salis, la protagonista del romanzo, seduta sui gradini di casa, pensa, sorride e rammenta. Ogni ricordo è un racconto che potrebbe essere letto singolarmente, ma, allo stesso tempo, è una delle perle che si infila, insieme a tutte le altre, a comporre una preziosa collana: il profumo che le unisce è quello del mare; il suono è quello dell’armonica; il sentimento è un grande amore che trasmuta in pagine di pura poesia.
Tutto, alla fine, riconduce a due concetti fondamentali: quello più intimo della memoria personale e quello più ampio delle radici culturali di una comunità. Concetti legati fra loro in maniera inscindibile.
“La fata maliarda”, recita il titolo. Chi è dunque questa ammaliatrice straordinaria che incanta e compie meraviglie? È Anny, definita sin dalle prime pagine janedda. Lo è poi Arbatax, naturalmente, antica culla sulla costa orientala sarda. Ma lo è anche l’Autrice, che, attraverso una narrazione autentica e ispirata, lascia rivivere davanti ai nostri occhi ogni cosa.
“La fata maliarda” Collana ©Literary Romance – www.literaryromance.it
grazie di cuore a tottusinpari e a Michela Alessandroni per la segnalazione!!!