di DANIELA MELIS
La prima cosa che le è venuta in mente è il titolo:“Mia sorella era un fiore”. Poi la storia, scritta in una sera e modificata pian piano. In testa era già accompagnata dai disegni, stesi nel giro di qualche tempo su carta di cotone. Così ha preso vita il primo albo illustrato di Francesca Todde, 27 anni, educatrice e pittrice di Desulo. Un libro pensato e nato per sua sorella Silvia, alla quale tre anni fa, a soli 33 anni, fu diagnosticato un tumore al seno. 50 pagine, illustrazioni e parole su uno sfondo bianchissimo: in questo modo la giovane artista desulese spiega un argomento delicato e triste ai bambini, il tumore. Ma anche ai grandi, che spesso non riescono ad accettare le difficoltà.
Dedicato a te. “Mia sorella era un fiore” voleva essere un dono semplice per Silvia, una sorella che ha guardato il cancro in faccia, con grazia. E per il resto della famiglia, che, in un modo o nell’altro, viene travolta dalla malattia. Per Rita, la madre dalle mille risorse ed energie. Per Kendy, la sorella “alla nutella”. E per gli altri membri, anche quelli che non ci sono più. Forse soprattutto per loro, come Michelinu, il padre, che non se l’è mai presa con la vita. Nemmeno quell’ultimo giorno sul letto di casa, perfettamente conscio che stava per abbandonare sua moglie e tre giovanissime figlie. “La morte di mio babbo conta tutto in questa mia creazione”, dice infatti l’autrice del libro.
“Mia sorella era un fiore” è anche un’eredità di famiglia. Conta anche perché l’arte scorre nelle vene delle sorelle Todde, parte del corredo genetico. Francesca ha la pittura. Si vede in ogni dettaglio di “Mia sorella era un fiore”. Nei disegni del vento, della pioggia, di quel mare di lacrime che richiama un murale di Valencia, ma anche della macchia nera, il tumore. Silvia, invece, oltre alla forza d’animo -un’arte anch’essa- ha la sensibilità per la fotografia. Kendy è un capolavoro di follia e di recitazione. La famiglia influisce in tutto ciò che si è. E in questo caso non è solo questione di DNA, ma di vicende che si sono susseguite. “L’arte per me è uno sfogo-, spiega la promettente scrittrice, –Un modo per respirare e sentirmi libera da cose che mi hanno oppresso, mi opprimono, come la perdita della mia amica Florence”.
Una malattia del corpo non deve ammalare la mente. “Non vorrei mai che la pittura diventasse il mio lavoro. Deve restare una passione. Un’opera commissionata è quasi un crimine-, continua Francesca, -Il libro è nato per Silvia, ma oggi voglio che sia per tutti, adulti e bambini. Non mi son fermata alla fascia 8-10. Chiunque potrebbe avvicinarsi a queste pagine e imparare da mia sorella come affrontare la malattia, ossia senza inquinare la serenità della mente”. Una lezione che trasuda da ogni pagina di “Mia sorella era un fiore”, dove ci sono tutti gli elementi di un’accettazione. Lo sconforto del non sapersi perfettamente sani, la paura e poi gli amici e la famiglia, perché anche per loro si deve essere forti. E infine? La trasformazione. Una malattia comporta anche e soprattutto questo.
“Mia sorella era un fiore”. E adesso? “Mia sorella era un fiore”. Declinato al passato, quasi inganna questo splendido titolo immerso in una copertina sinuosa di petali rosa e di verde. Un acquarello limpido e leggero, perfetto. Era, e adesso? Ci è dato immaginare il finale se si guarda la forza di Silvia, la sua guarigione: “Non ho mai nascosto la malattia nemmeno ai bambini, con i quali lavoro-, dice la musa ispiratrice dell’albo illustrato, –Per loro ho frugato nella fantasia. Ho inventato modi semplici di spiegare una cosa triste. Come ha fatto Francesca, che mi ha onorato di un dono immenso”. Immenso e non facile. Ci vuole capacità di sintetizzare il mondo, specialmente se si scrive per i bimbi. E di sprofondare nell’animo umano, come i russi, scrittori preferiti della giovane pittrice.
Il finale è quello che ti scegli. Edito da ilmiolibro.it, “Mia sorella era un fiore” si può acquistare direttamente sul sito di self-publishing oppure, in formato e-book, su IBS, Amazon, Mondadori, Feltrinelli. Delle copie cartacee rivendute dall’autrice, invece, parte del ricavato andrà alla Sezione Lilt che ha sede nel suo paese, Desulo. “La vita può cambiare da un giorno all’altro ma anche tu”, si legge all’inizio dell’albo illustrato. Francesca Todde, con delicatezza e magia, ha solo interpretato il finale per sua sorella. Silvia, invece, l’ha scelto. “Parte della cura è anche la positività con la quale si affronta una malattia-, afferma la protagonista, –Spero tanti possano impararlo, come è volontà di mia sorella, accarezzando le pagine di questo libro. Un’emozione affidata agli occhi e al cuore”.
La lettura dell’articolo mi ha emozionato, non solo per la storia ma per la ricerca di trasmettere a grandi e piccoli, una realtà che, purtroppo, in molti hanno vissuto e con loro i familiari, gli amici e i conoscenti. Lo ordinerò su Amazon vista l’impossibilità di comprarlo in libreria. In Sardegna si troverà sicuramente, ma per causa di forza maggiore, ci è impossibile varcare il mare. Grazie Massimiliano!
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