Sono circa 400 le aziende di artigianato artistico e tradizionale chiuse da settimane con la conseguenza di lasciare circa 600 persone senza lavoro e senza alcuna prospettiva per il futuro. A questo si aggiunge che, a causa del coronavirus, decine di fiere sono state cancellate e iniziative business to business e business to consumer rinviate a data da destinarsi. Inoltre, le manifestazioni locali, nazionali ed internazionali sono state annullate e la stagione turistica, sia a livello nazionale che regionale, “si preannuncia la peggiore degli ultimi 50 anni”. La Cna lancia l’allarme per le imprese dell’artigianato artistico, tipico e tradizionale, considerato un settore strategico per l’economia sarda che rischia di essere letteralmente travolto dall’emergenza sanitaria.
“Non nascondiamo la nostra profonda preoccupazione per le sorti di un settore che era già in grande difficoltà prima dell’emergenza sanitaria ed economica derivante dal coronavirus. Molti saranno costretti a cessare l’attività”, spiega Maria Antonietta Dessì, responsabile Cna Artistico e Tradizionale Sardegna, che prova a descrivere gli effetti disastrosi del blocco per tutta la filiera. “La cancellazione per diversi mesi ancora di cerimonie religiose e civili quali matrimoni, cresime, battesimi, prime comunioni si traduce in un danno enorme per la mancata vendita di oggettistica e accessori alla persona, preziosi compresi, che di solito vengono regalati in queste occasioni – evidenzia Dessì -. Molti dei negozi che vendono artigianato sulle coste durante la stagione turistica resteranno quest’anno chiusi o nella migliore delle ipotesi avranno un crollo dei fatturati“.
Stesso destino per i mercatini delle principali località balneari. Questo significa per le imprese del settore artistico, tipico e tradizionale, “un ulteriore crollo dei ricavi, considerato che molte aziende del settore lavorano nei mesi invernali, facendo anche ingenti investimenti in materia prima, quasi esclusivamente per creare un magazzino per la primavera e l’estate”. Neppure la stagione turistica rappresenterà una boccata d’ossigeno per il settore, come avviene ogni anno. I flussi estivi sono infatti tradizionalmente un mercato di riferimento importante per le imprese della gioielleria isolana, per chi produce tappeti, arazzi, oggettistica di legno, di ferro, ceramiche, cestineria e molto altro ancora, sia per i piccoli souvenir, sia per l’artigianato di più alta gamma, sempre o quasi fatto a mano, spesso in pezzo unico. Un mercato che ha sempre contribuito in maniera importante a sostenere una filiera che soffriva già prima dell’arrivo del coronavirus.