L’ACSIT, Associazione Culturale Sardi in Toscana di Firenze, e il Circolo “Peppino Mereu” di Siena, tra gennaio e febbraio, hanno reso omaggio al genio creativo del fotografo Antonio Piu con l’esposizione di una rassegna di ritratti da lui realizzati negli anni ’60. La mostra è stata inaugurata domenica 19 Gennaio a Firenze e domenica 9 Febbraio a Siena. A Firenze la mostra si è tenuta presso la sede ACSIT in Piazza Santa Croce, 19 ed è andata avanti sino a domenica 2 febbraio. A Siena, invece, le foto sono rimaste esposte esposte da domenica 9 Febbraio a Domenica 23 Febbraio presso il Circolo “Peppino Mereu” in Via Sant’Agata 24
Antonio Piu (1921-2005), nato e vissuto sempre a Orani (NU), era considerato un personaggio al limite dell’eccentricità, uno di quei “geni” un po’ fuori dalla norma che spesso si ritrovano nei piccoli centri della Sardegna e non solo: accanto alle attività “ufficiali” svolte per oltre quarant’anni come fotografo, orologiaio e calzolaio, Piu coltivava, infatti, molteplici interessi che andavano dalla chimica all’astronomia. In campo fotografico la sua attività era quella tipica del classico fotografo di paese, “ingaggiato” all’occasione per matrimoni, battesimi, compleanni, ecc., e molta della sua produzione era destinata agli scatti per fototessere da utilizzare per documenti vari.
Come fotografo era molto “naif”: nelle sue foto gli accorgimenti tecnici erano praticamente inesistenti. Non utilizzava, ad esempio, paraventi o fondali dipinti e lo sfondo per le fototessere era quasi sempre la finestra del suo fatiscente laboratorio di ciabattino, dove un grosso armadio fungeva da camera oscura per lo sviluppo dei negativi e dove le cianfrusaglie accatastate e le ragnatele la facevano da padrona.
Alcuni anni fa, in maniera del tutto fortunosa, è stato recuperato un archivio di oltre 1300 negativi, la maggioranza dei quali sicuramente attribuibili a Antonio Piu, soprattutto per quanto riguarda i ritratti per fototessera. Si tratta di foto che coprono un periodo di circa cinquant’anni, dai primi anni ’40 sino alla fine degli anni ’80. L’intero “corpus” fotografico, valutato nel complesso dei suoi 1300 scatti, ha la particolarità di presentare visivamente la testimonianza del vissuto di un paese, Orani, nel suo complesso e per un vasto lasso di tempo e, anche se molti negativi risultano purtroppo irrimediabilmente rovinati, sono in grado tuttavia di offrire uno spaccato di vita oranese, con immagini di feste, cerimonie, ritratti, ecc. dalle quali emergono persone, eventi privati e pubblici che messi insieme descrivono quello spirito di comunità che ha sempre segnato i ritmi di vita dei paesi in Sardegna.
Da questo materiale sono state selezionate 24
scatti per fototessera di Antonio Piu, databili al 1966.
Sono foto che ritraggano bambini di 10 o 11 anni, e quindi nati nel 1955 e nel
1956, e probabilmente furono scattate in occasione della preparazione dei
documenti per l’iscrizione alla prima media. Si tratta di un gruppo di bambini
che nella comunità di Orani ha vissuto, è cresciuto e si è affermato in diversi
campi: le foto scelte per la mostra sono in grado, pertanto, di offrire sia una
testimonianza per immagini sull’attività di Piu sia quella di una generazione
di paese. I ventiquattro ritratti esposti rappresentano, quindi, un piccolo e limitato
spaccato della comunità di Orani e costituiscono, indubbiamente, un primo
nucleo destinato ad allargarsi in una mostra ben più ampia e rappresentativa
dei lavori di Antonio Piu. Come detto, però, Piu oltre a svolgere una
multiforme attività, era anche un curioso della natura con una grande passione,
la mineralogia. Girava per le campagne in cerca di minerali da analizzare e
classificare. Tale passione lo ha portato a lasciare un segno indelebile per la
comunità di Orani. Alla fine degli anni ’80, infatti, Antonio Piu individuò un
giacimento di feldspati, minerali di primaria importanza per la produzione
della ceramica di qualità. Segnalò la sua scoperta a un’azienda di Sassuolo e,
per le informazioni fornite, venne ricompensato con un vitalizio: Antonio Piu
smise di fare il fotografo, l’orologiaio e il ciabattino e, per il resto dei
suoi giorni, visse di rendita, mentre a Orani venne avviata un’attività
estrattiva che, ancora oggi, dà lavoro a diverse persone