di VITO BIOLCHINI
Anche per la Sardegna quella che si apre è una settimana decisiva sul fronte della lotta al Coronavirus. E lo è non solo perché, come nel resto d’Italia, si attendono i primi benefici del blocco totale degli spostamenti, con un significativo calo nella curva dei contagi, ma soprattutto perché entra in funzione a Sassari una task force sanitaria militare chiamata a provare a recuperare una situazione che rischia di andare fuori controllo.
Sono i numeri a certificarlo: dei 367 casi di positività accertati in Sardegna, ben 278 riguardano Sassari e la sua provincia (estesa in questo computo fino a ricomprendere Olbia e tutta la Gallura). Dopo Napoli, quella di Sassari è la provincia del Sud Italia con più contagi.
Ma a rendere la situazione disastrosa è soprattutto il fatto che nel nord Sardegna il virus si è diffuso nelle strutture sanitarie. “In nessuna parte d’Italia si è verificato un così clamoroso fallimento delle procedure di sicurezza in un ospedale” afferma oggi all’Unione Sarda un dirigente medico di alto livello dell’Azienda sanitaria di Sassari.
Con l’entrata in campo dei militari e del prefetto, la gestione dell’emergenza Coronavirus nella zona dell’isola maggiormente interessata all’epidemia è stata praticamente commissariata, cioè tolta dalla responsabilità della Regione. Il presidente Solinas e l’assessore Nieddu (quello del “Ci può stare”) sono stati di fatto esautorati e la loro incapacità operativa certificata.
Alla lunga lista di durissime accuse rivolte in questi giorni al presidente della Regione e all’assessore alla Sanità, ieri si è aggiunto, con la sua prosa felpata, l’ex ministro degli Interni Beppe Pisanu che, con una intervista alla Nuova Sardegna, ha espresso tutto il suo sconcerto per come la crisi viene affrontata nell’isola: “Non c’è stata un’analisi appropriata della situazione, non ci sono state direttive comprensibili a causa dei troppi centri di decisione (…) A Roma – si usa un proverbio: Troppi galli a canta’, nun se fa mai giorno. Qui occorre che canti solo il presidente della Regione”.
Sì, ma dov’è Solinas? Chi lo vede? Chi lo sente? Ecco perché questa settimana sarà decisiva anche sul fronte politico, per comprendere cioè se la soluzione sassarese può essere estesa al resto dell’isola.
Ieri il segretario regionale della Cgil Michele Carrus lo ha detto chiaramente: “C’è una grave lacuna nella catena di comando per l’emergenza coronavirus in Sardegna e va colmata nominando subito un Commissario per l’emergenza sanitaria che sappia gestirla con competenza e capacità”.
Questo è il bivio a cui si trova oggi la Sardegna: vista la gravità della situazione e le infinite proteste di medici, amministratori e cittadini, occorre nominare un commissario straordinario oppure no?
Pd e 5 Stelle governano insieme a Roma e ora in Sardegna su questo punto devono assumere una posizione chiara. La domanda è semplice: ritengono il presidente Solinas in grado di affrontare questa crisi?
Si attende risposta. Ma, sia chiaro: il silenzio varrà come assenso, come appoggio evidente alla condotta del presidente e del suo assessore alla Sanità.