di CINZIA LOI
Indagini archeologiche nell’agro di Ardauli (Or) hanno portato all’individuazione di 5 cippi funerari. I segnacoli sono stati rinvenuti rispettivamente nelle località di Idd’Edera, Bonorchis, Santu Liori e Littu.
Il cippo “a capanna” di Idd’Edera è stato riutilizzato come materiale costruttivo per un muretto a secco. La località di rinvenimento, situata in un pianoro a circa 400 metri di altitudine, presenta evidenti segni ed indizi di un remoto insediamento umano: infatti, oltre al cippo, sono presenti nella zona un gruppo di sette ortostati e manufatti litici e ceramici. Nei muri di recinzioni dello stesso sito sono stati riutilizzati numerosi conci squadrati. Inoltre, nella vicina area di Santa Maria di Olisai, sita nel comune di Neoneli, è stata individuata una necropoli romana di probabile età imperiale con tombe ad incinerazione del tipo ad incavo quadrangolare.
Il cippo, scolpito nella trachite grigia locale, è vistosamente scheggiato sul lato destro e nella parte inferiore (Figg. 1-2). Il tettuccio, a doppio spiovente, si prolunga oltre i fianchi distinguendosi da essi; sulla fronte, sotto le falde del tettuccio, si individua a fatica il profilo di un timpano delimitato inferiormente da una cornice modanata plurima terminata da una dentellatura.
Il cippo, rinvenuto in località Bonorchis, al confine fra i territori dei comuni di Ardauli e Sorradile, lungo la riva sinistra del lago Omodeo, è del tipo “a capanna” con tettuccio a doppio spiovente. Nella stessa località è stato individuato un insediamento abitativo nuragico rifrequentato in età storica. Il prospetto, contornato da una semplice cornice in rilievo, risulta privo di iscrizione. Il segnacolo è attualmente custodito nei locali del comune di Ardauli.
Presso i ruderi della chiesa di Santu Liori, assai vicino alle domus de janas di Arzolas ed alla località di Sos Eremos, in cui è venuto alla luce un sarcofago in trachite finemente lavorato, fu rinvenuto un cippo funerario in trachite (Fig. 3). Il segnacolo, attualmente disperso, è del tipo “a capanna” con la faccia anteriore ornata superiormente da un frontoncino triangolare contenente la rappresentazione schematica di un volto umano (naso a pilastrino e occhi a cerchiello) e inferiormente da uno spazio rettangolare delimitati entrambi da linee incise.
Il primo dei segnacoli rinvenuto in località Littu, riutilizzato come materiale costruttivo per l’edificazione di un muro a secco, è del tipo “a capanna” con la faccia anteriore ornata – così come si registra in quello rinvenuto in località Santu Liori – da un frontoncino triangolare in cui è presente la rappresentazione schematica di un volto umano (naso a pilastrino e occhi a cerchiello).
Il secondo manufatto, inserito anch’esso alla base del succitato muro, presenta forma troncopiramidale. La faccia a vista mostra, poco oltre la base – al di sopra di due linee incise – l’angolo decorato da elementi geometrici ellissoidali classicheggianti; una linea incisa pare definire la tabula ansata.
La tipologia del cippo “a capanna” è ben documentata nei territori contermini di Ula Tirso e Bidonì e, nella stessa regione storica del Barigadu, in quelli di Busachi, Ortueri, Allai e Samugheo. Al di fuori del Barigadu i cippi “a capanna” sono attestati nei comuni di Bolotana, Macomer, Birori, Bortigali, Scano Montiferro, Borore, Santulussurgiu, Abbasanta, Sedilo, Fordongianus, Usellus, Nurallao e Isili.
Questo tipo di segnacolo tombale, pertinente – con ogni probabilità – a sepolture ad incinerazione, sembra collegarsi all’ideologia della domus ed alla dimensione domestica della vita.
Fuori dall’isola i cippi “a capanna” sono presenti nell’area etrusca in un periodo compreso fra il IV sec. a.C. ed il I sec. d.C., nell’area gallica, dove sono diffuse le cosiddette stèles-maisons in un arco cronologico che va dal I secolo d.C. al III secolo d.C. ed infine, nella Lusitania dove sono state rinvenute le cosiddette pedras formosas. Inoltre questo tipo di cippo ricorre anche in contesti tardo punici riscontrabili nelle cassette-cinerari con coperchio a tettuccio ritrovate a Cartagine, Karales e Sulci.
Le rispondenze tipologiche fra gli esemplari sardi e quelli del territorio degli Asturi suggerirebbero l’importazione di questa tipologia di segnacolo dalla penisola iberica intorno al I secolo d.C..
La maggior parte dei cippi ritrovati in Sardegna non permette una precisa attribuzione cronologica poiché il rinvenimento è avvenuto, nella quasi totalità dei casi, fuori contesto. Solamente lo studio dei criteri interni di alcuni cippi con iscrizione ha permesso di collocare la diffusione dei cippi a capanna tra il I ed il II secolo d.C..
Grazie a questi ritrovamenti il territorio di Ardauli si inserisce fra quei luoghi che, durante il I secolo d.C., ancora costituivano, lungo la ripa Thyrsi, il limes fra la zona già sotto il controllo e l’influenza di Roma, la Romania, e quella che, ancora a contatto con le popolazioni non urbanizzate e non romanizzate dell’interno, veniva dispregiativamente chiamata dai Romani Barbaria.
(Loi C., Montalto M., 2010, Cippi funerari a capanna da Ardauli (or), in Sardinia, Corsica et Baleares Antiquae VIII (2010), Pisa, pp. 75-79.)
Continua la meritoria attività di archeologa di Cinzia Loi nell’analizzare a fondo la storia profonda del territorio della Sardegna centro occidentale.
Ancora sorprese dal Barigadu, l’archeologicamente fertile territorio che fa da sponda al Lago Omodeo, il lago col nuraghe che emerge!
E tutto grazie all’instancabile opera di ricerca e divulgazione di Cinzia Loi, tenacissima archeologa di Ardauli. Ci aspettiamo ancora grandi novità!!!