di BENEDETTA PIRAS
Da Orani a New York ma con la Sardegna sempre nel cuore e la Sardegna accuratamente con sé in giro, per il mondo, con la stessa dolcezza con cui un innamorato porta il ricordo della propria amata. Inizia così il nostro percorso alla scoperta di uno degli artisti sardi più famosi al mondo, Costantino Nivola Mele, quinto di dieci fratelli e figlio di un muratore, mestiere al quale si rifarà spesso nel corso della sua carriera artistica.
Nato nel 1911 a Orani, un piccolo paese dell’entroterra sardo adagiato tra le montagne verdi di macchia mediterranea, Nivola si appassiona fin da subito al mestiere del padre che vede come una vera fonte di ispirazione. Dopo le scuole elementari lo assiste infatti insieme ai suoi fratelli entrando in contatto con gli attrezzi e i materiali tipici di questo mestiere.
Il suo amore per l’arte, la sua curiosità nello sperimentare nuove tecniche e la sua intraprendenza lo portano a 15 anni a Sassari dove diventa apprendista del pittore sardo Mario Delitala, assistendolo più tardi nelle decorazioni dell’Aula Magna dell’Università di Sassari.
Gli anni passano e gli studi – pagati vincendo una borsa di studio – portano Nivola all’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Monza (ISIA), dove frequenta prima il corso di Decorazione Pittorica e, in seguito, quello di Grafica Pubblicitaria.
Durante i suoi studi a Monza, Nivola ha la possibilità di farsi largo sul palcoscenico degli artisti dello scenario italiano dell’epoca. Dapprima espone due dipinti e tre disegni eseguiti a mano alla III Sindacale di Sassari, in seguito riesce a esporre i suoi lavori nella sua galleria personale alla Perella di Sassari.
È qui che le sue opere vengono notate dal conte Ticca, che compra tutta la sua mostra e in seguito gli commissiona l’opera Giochi da spiaggia per la sua villa. Sarà sempre grazie all’intervento del conte che Nivola riuscirà a non essere espulso dall’ISIA per aver rifiutato di fare il saluto romano.
Nel 1935 Nivola consegue il tanto sperato diploma all’ISIA e, nello stesso anno, conosce Ruth Guggenheim, che sposerà qualche anno più tardi e con la quale fuggirà poi dall’Europa verso gli Stati Uniti per via dell’avanzata del nazismo.
Nel frattempo, l’artista va a vivere a Milano dove in poco tempo trova il suo posto come direttore artistico della sezione grafica dell’Ufficio Pubblicità Olivetti. È a questi anni che risale la serie di grafiche pubblicitarie oggi esposta nel Museo Nivola di Orani.
Mentre lavora per la Olivetti sono tante le occasioni di collaborare a grandi opere, si va dall’allestimento del Padiglione Italiano all’Esposizione Internazionale di Parigi Se a Milano alla collaborazione con Pagano e Bianchetti in occasione della Mostra del Tessile Nazionale di Roma.
Ma se la sua situazione artistica sembra procedere bene, sarà però il suo crescente sentimento antifascista prima e antinazista poi a spingerlo nel 1938 a fuggire prima dall’Italia verso Parigi e infine da Parigi agli Stati Uniti, incentivato dalla volontà di proteggere la moglie Ruth di origini ebree.
L’arrivo in America per Nivola è quasi traumatico quanto lo fu il distacco da Orani per andare a Monza. L’abissale differenza tra la tranquillità del suo paese natale e la vitalità di New York influenzeranno più tardi diverse sue opere su tela.
Con l’arrivo nella Grande Mela arrivano anche le svolte nella sua carriera. Nel 1940 diventa art director della rivista Interiors, per la quale realizzerà diverse opere che lo metteranno in contatto sia con designer e architetti molto famosi dell’epoca, sia con artisti quali De Kooning, Kline, Léger, Pollock, Esteban Vicente, Hedda Sterne.
Nel 1944 Nivola ha ormai alle spalle diversi lavori come direttore artistico per riviste famose statunitensi. Nel frattempo, nasce il figlio Pietro che sarà seguito poco dopo dalla figlia, Claire.
Poco tempo dopo conosce Bernard Rudofsky e insieme a lui realizza la mostra al MoMa di New York di sculture in gesso Ideal nudes per la mostra Are clothes modern?
Nel 1949, dopo aver passato delle giornate a giocare con i figli nella casa sul mare di East Hampton, Nivola si interessa delle opere realizzate con la sabbia e inventa il sand casting. La particolarità di questa tecnica sta nel fatto che l’artista ricava le sue sculture in gesso a partire da una matrice realizzata con la sabbia. Tra le sue opere più famose ricavate attraverso questo procedimento vi è lo studio per lo showroom Olivetti a New York, realizzato nel 1954.
L’opera, anch’essa esposta nel Museo Nivola, rappresenta una serie di figure astratte ma dalle fattezze antropomorfe che portano in grembo altre piccole figure umane. La particolarità di questi costrutti è la loro posa a braccia aperte come ad accogliere chi osserva, ricorrente in diverse opere dell’artista e richiamanti il gesto dell’abbraccio materno.
Negli Stati Uniti la carriera di Nivola continua tra riconoscimenti, nuove collaborazioni e ruoli di prestigio. Dalla realizzazione di graffiti, bassorilievi e murale in città come Boston, Philadelphia e New York fino alla cattedra come direttore del Design Workshop dell’Università di Harvard e in seguito la realizzazione, sotto richiesta, di una serie di sculture per i college Morse and Stiles della Yale University.
Ma Nivola insegnerà anche alla Columbia University, tornerà ad Harvard a insegnare al Carpenter Center for the Visual Arts, realizzerà opere per iniziative sociali e sotto commissione nel Bronx, a Brooklyn, delle decorazioni murali per il Motorola Building a Chicago e molto altro.
Nel 1974 l’artista torna a dedicarsi alle opere su tela e alle Grandi Madri, entrando a tutti gli effetti nel periodo più maturo della sua vita e produzione.
Nei suoi dipinti inizia a riprodurre la vita frenetica tipica americana attraverso composizioni dal sapore caotico e sovrapposto, come New York e The Unbelievable City. In queste opere tuttavia Nivola non vuole evidenziare solo un senso di malinconia ma esaltare anche la bellezza delle grandi città che ormai gli fanno da seconda casa. L’artista cerca di evidenziarne la moltitudine di negozi, persone, strade e grattacieli che rendono il paesaggio un’esplosione di vita e meraviglia.
Appartengono a questo periodo anche le grandi figure geometriche protagoniste di numerosi dipinti nei quali l’artista gioca con la profondità di campo, i colori e la demarcazione – non sempre netta – tra soggetto e sfondo.
Ogni volta che potrà, Nivola tornerà nella sua città natale e nella sua isola per lasciare dietro di sé opere come la piazza Sebastiano Satta a Nuoro, un graffito donato alla chiesa di Sa Itria e una serie di sculture per le tombe della madre e del fratello.
Tra le sue ultime opere più importanti, quelle degli ultimi anni trascorsi nella malattia vi sono appunto le Grandi Madri, emblematiche del suo periodo della maturità e oggi esposte di fronte alla nuova sede del Consiglio Regionale della Sardegna a Cagliari.
È in questo periodo che l’artista torna a lavorare materiali nobili come il marmo di Carrara per riprodurre con semplicità e disarmante carica emotiva queste figure femminili.
Spiegherà poi lui stesso, raccontando l’origine di queste forme così insolite eppure così familiari: «Da qualche tempo in qua si va sempre più definendo nella mia scultura una forza semplice, essenziale. Qui spirito e sensi collaborano nell’impegno di dare forma e significato alla materia. C’è una forma femminile come risultato, ma non necessariamente come punto di partenza. Il muro panciuto della casa rustica, nella mia età magica dell’infanzia, nascondeva sempre un tesoro: il pane piatto e sottile che si gonfia al calore del forno, promessa di appagare la fame di sempre. Allo stesso modo la donna incinta nasconde nel suo grembo il segreto di un figlio meraviglioso.»
L’artista morirà nel 1988 nella sua dimora a Long Island dopo un lungo periodo di malattia, lasciando incompiute le opere del Consiglio Regionale ma lasciando anche dietro di sé l’indelebile passaggio di un uomo che è riuscito a portare la sua terra oltreoceano, raccontandola attraverso le sue opere senza mai dimenticarla.
Molte delle sue produzioni si trovano oggi presso il Museo Nivola, una tappa quasi d’obbligo per tutti coloro che vogliano conoscere meglio sia l’artista che la terra da cui proviene attraverso un percorso di oltre 200 sculture, dipinti, rilievi e molto altro ancora.