di FRANCESCO CANEPA
Grande curiosità al Gremio, gremito come mai, per la presentazione di un bel libro ricco di eroi, eroine, famiglie, luoghi, mari, combattimenti, il cui titolo si rifà ad uno dei vecchi nomi della nostra isola per via della sua forma.
Tocca al presidente Antonio Maria Masia introdurre l’argomento e l’Autore del volume Stefano Piroddi ( editore con “La Città degli Dei”, il cui motto è : ”L’Arte salverà il mondo” ).
Una saga ambientata qualche anno fa che vede cartaginesi, romani e rappresentanti dei villaggi sardi scontrarsi verbalmente e poi anche militarmente in riferimento al dominio di quel caposaldo del Mediterraneo : sotto il titolo infatti si legge “L’epopea del popolo che osò sfidare Roma”.
I cartaginesi particolarmente attivi nel commercio sul mare; i romani che quel mare consideravano “nostrum” e non volevano essere disturbati neppure nei loro rapporti con la Sardegna; i sardi che non hanno mai gradito estranei fra i piedi.
Il poetico viaggio nel quale ci ha incamminati “Su Presidenti”, viene quindi affidato alle cure di Anthony Peth che deve stimolarci a proseguirlo addentrandoci nelle pagine del libro.
La poesia si trasforma presto in prosa e che prosa : il nostro Autore, incalzato dalle domande del conduttore, deve ritornare indietro di qualche migliaio di anni per narrare che, in realtà, i rapporti fra romani e tribù locali non furono affatto idilliaci, ma anzi ben scarno era il carniere dei tributi che i consoli potevano inviare nell’Urbe.
Peth ritorna alla carica per conoscere meglio l’organizzazione militare di un popolo che tanto filo da torcere diede alle quadrate legioni.
I saldi studi storici e la fedele sardofilia di Stefano Piroddi gli consentono di inquadrare, non solo e non tanto, l’organizzazione militare, ma, in una con essa, l’organizzazione socio-familiare dei nostri antenati ed i loro legami con il cosmo.
Sottolinea l’Autore che non va dimenticato che nella società sarda la componente femminile ha sempre avuto un ruolo paritario con quello maschile, salvo una certa preminenza proprio in sede di assunzione delle decisioni in pace ed in guerra.
Le sacre custodi del fuoco e del tempio delle altre civiltà e, se vogliamo, di quella romana, avevano un ruolo di mera sacralità, mentre nella civiltà isolana esse erano vergini combattenti oppure tramite fondamentale – grazie al contatto con il cosmo attraverso le loro doti sciamaniche – nell’assunzione delle decisioni.
La lettura di alcuni brani ci consente di penetrare appieno nel tessuto narrativo del romanzo – perché l’opera di Stefano Piroddi è soprattutto una saga – e di comprendere quali erano i rapporti fra i guerrieri, le loro mogli e famiglie e le vergini guerriere che andavano con loro sul campo di battaglia.
Tocca a Stefania Masala ed Alessandro Pala Griesche rendere la drammaticità del dialogo prima della battaglia fra il guerriero e la moglie, anche in riferimento alla normale presenza delle combattenti nelle schiere sarde.
Sempre grazie alla loro interpretazione seguiamo un altro dialogo proprio fra l’eroe del romanzo – che è Amsicora, colui al quale è dedicato lo stadio di calcio di Karalis – e Beina, una delle vergini guerriere.
Il ciclo di letture si chiude con un significativo brano nel quale un grosso mercante cartaginese, appena sbarcato nel porto di Karalis, cerca di ingraziarsi il console romano.
L’interrogatorio prosegue, anche con qualche incursione di Masia, e l’Autore ci porta nel pieno della storia di Roma, per rileggere Tito Livio, Cicerone, Diodoro Siculo, scoprendo che il primo era più preoccupato di celebrarne i fasti che fare lo storico; mentre proprio l’arpinate confessava che l’avventura sarda non si era rivelata né facile, né proficua; per arrivare all’agirita che fece tutta un’altra narrazione dei numerosi combattimenti svoltisi fra sardi e romani, durante il III ed il II secolo.
Lo stesso Autore annuncia che quella storia sta proseguendo in altri due volumi e che l’epopea sta per essere trasposta in pellicola grazie all’impegno di un’imprenditrice sarda.
Un avvincente saggio del film in gestazione ci viene offerto in video dalla casa di produzione e sarà poi la stessa produttrice a dire due parole sull’iniziativa.
Ma qui ci vuole nuovamente il nostro poeta-presidente per presentare Silvia Armeni dalle cui appassionate parole traiamo che probabilmente è l’erede di quella guerriera del romanzo, che ha il coraggio di avventurarsi nelle impervie strade della produzione cinematografica, coinvolgendo le strutture regionali per consentire la realizzazione di qualcosa che non sarà solamente un momento di attività e di reddito durante la lavorazione, ma potrà segnare il punto dal quale proseguire una approfondita analisi delle miniere della storia millenaria della nostra civiltà.
Per chi non avesse ancora capito chi sono le donne sarde, Luisa Saba riprende il tema delle donne che – in aggiunta alle vergini-guerriere – partecipano con il proprio corpo alle battaglie nelle quali sono impegnati i loro uomini e che le vedranno vittoriose o sconfitte insieme a loro, perché questa è la realtà millenaria della nostra terra : insieme uomini e donne nel cosmo, un solo corpo, come era in origine.
E tocca sempre a loro, le donne, impegnarsi per farci chiudere la serata alla grande : degustazione di prodotti sardi a cura del gruppetto della Presidenza.
Che dire? Letteralmente senza parole… nel senso che le parole le hanno utilizzate ( e alla grande!!) i due soci-scrittori del Gremio, Marcello Soro e Francesco Canepa, per dipingere magicamente la serata di sabato a Roma.. Grazie infinite per aver colto ogni possibile sfumatura di un evento che mi è rimasto nel cuore.. e grazie anche per aver pubblicato e diffuso questi due articoli sul periodico dei sardi Tottus in Pari.. al prossimo evento!!