di ALBERTO MEDDA COSTELLA
Da una parte l’albero verde eradicato in campo bianco, dall’altra lo stendardo con i pali giallo-rossi e un altro con la croce di San Giorgio tra 4 teste mozzate di moro…
Su un fronte la nació sardesca, in quello opposto l’esercito catalano-aragonese.
È il 30 giugno 1409 e il regno d’Aragona, per il tramite di Martino il Giovane, re di Sicilia primogenito di Martino I ed erede al trono designato, vuole porre fine, una volta per tutte, al governo sulla Sardegna esercitato abusivamente dal sovrano del Giudicato di Arborea, in virtù del titolo di Re di Sardegna e Corsica, concesso da papa Bonifacio VIII e assegnato nel 1287, più di un secolo prima, nella persona di Giacomo II.
Nel giorno del combattimento, tra i fatti campali più importanti della storia della Sardegna, il giudicato di Arborea è nelle mani del visconte Guglielmo III di Narbona, successore legittimo di Beatrice, sorella di Eleonora e figlia di Mariano IV. Lo scontro avviene non lontano da Sanluri, in una località ancora oggi conosciuta come Bruncu de sa Batalla. Alcune fonti affermano che solo per parte sarda ci furono più di 6.000 morti, molti sopravvissuti deportati come schiavi in terra iberica.
Franciscu Sedda, professore ordinario di semiotica all’Università di Cagliari, ha curato la pubblicazione di “Sanluri 1409. La battaglia per la libertà della Sardegna”, libro appena giunto nelle librerie, per i tipi della Collana Historica, della Arkadia Editore di Cagliari.
Negli ultimi anni tanto si è detto e scritto su questa battaglia, non solo con convegni organizzati ad hoc, da cui è scaturito anche questo testo, ma anche attraverso le rievocazioni storiche che ogni due anni vengono proposte nei luoghi teatro di questo terribile bagno di sangue, s’occidroxu appunto (il macello).
Ma cosa ha rappresentato per i sardi quella sconfitta, subita per mano aragonese il 30 giugno del 1409? Come si svolse? Chi furono i protagonisti? Fu davvero decisiva per la capitolazione del Giudicato di Arborea e di tutto ciò che questo potente regno aveva rappresentato ed espresso a favore dei sardi? A queste e a tantissime altre domande prova a rispondere questo libro, che si è avvalso per l’occasione del contributo di ricercatori e professori, come Graziano Fois, Paolo Maninchedda e Alessandro Soddu.
Scrive Sedda: Fare i conti con s’occidroxu significa fare i conti come esseri umani con ogni mattatoio della storia, con le sofferenze di ogni singola vittima dei grandi orrori della storia, ma anche farsi specificamente carico dei propri morti, come essere umani sardi. Anche a questo serve confrontarsi con la battaglia di Sanluri: a onorare quelle sofferenze e quelle aspirazioni che la percezione attuale condensa in quell’evento, ma che in realtà sono parte di una storia più lunga, che precedette e andò oltre quella specifica giornata.
per gentile concessione de https://www.arborense.it/