di LUISA SABA
Creuza de Mà, musica per Cinema, è stato un festival che, ha ospitato a Cagliari l’incontro di musicisti, compositori, registi, attori, tecnici del suono, studiosi interessati a scoprire, creare, ascoltare musica per il cinema. “Quando si spegne l’immagine e si accende il concerto” – recitava poeticamente l’invito – perché la musica e il suono nel cinema non sono qualcosa di sovrapposto alle immagini ma qualcosa che respira insieme, nel ritmo delle immagini: è il vento che muove le foglie”.
Il programma del festival ha compreso proiezioni, masterclass, spazi per far parlare di musica grandi maestri con giovani talenti, laboratori per sperimentare tecniche applicate al suono, dibattiti per confrontare l’attività musicale con la critica.
Nella cornice del prestigioso Conservatorio e nel grande cineteatro Nanni Loy dell’ ERSU, adiacente al complesso universitario di Is Mirrionis , la rassegna ha presentato le musiche di Francesco Cerasi con il film “Cucito addosso” regia di Giovanni La Pàrola, di Francesco Gazzarra con il film “’ L’uomo che disegnava i sogni” regia di Simone Aleandri, di Andrea Pesce e Cristiano Defabritiis con ilfilm “Selfie “ regia di Agostino Ferrente, musiche di autori vari con il film “A bolu” regia di Davide Melis, di Andrea Guerra con il film “ L’ uomo che comprò la luna “ regia di Paolo Zucca, di Arnaldo Pontis con il film “ L’ ultimo pizzaiolo” regia di Sergio Naitza e dulcis in fundo le musiche del maestro Ennio Porrino con il film “Altura “ di Mario Sequi, copia ritrovata e restaurata dal Gremio dei Sardi e la Cineteca Nazionale di Roma.
La visione di Altura con le musiche di Ennio Porrino ha splendidamente suggellato la rassegna, con note e suoni che legano le immagini del cinema ai motivi più originali e ricchi della musica tradizionale sarda. Porrino si scopre essere non solo uno dei principali maestri compositori del secolo passato, ma anche un moderno anticipatore di quella contaminazione tra generi e stili musicali che darà un volto nuovo al panorama musicale mondiale nel ‘900.
Del maestro Porrino parlano Sergio Naitza, documentarista e critico cinematografico, Gianfranco Cabiddu direttore artistico del festival Creuza de Mà, Franca Farina che ha curato per la Cineteca Nazionale la preservazione del film, ma soprattutto Stefania Porrino, regista, sceneggiatrice musicista, autrice di testi teatrali, presente al festival come scrittrice di un affascinante libro, appena edito dalla Nemapress, “Effetto di Sardi affetti “ che è dedicato al padre Ennio Porrino e ai suoi avi sardi.
Nel libro la Porrino lega la conoscenza di suo padre, morto giovane quando lei aveva solo due anni, alla scoperta e ricostruzione della sua genealogia sarda. L’approccio genealogico è un percorso affascinante, un abito intellettuale che fa appello all’intelligenza del detective, alla passione del ricercatore, alla curiosità dello storico. Il libro di Stefania Porrino per certi aspetti rappresenta una guida di iniziazione per il ritorno alle radici, uno scrivere “… mosso dall’insopprimibile desiderio di ritrovare il luogo della propria origine “. Libro di famiglia, con ricerca di nomi e cognomi, date di nascite e di matrimoni, rinvenimento di atti notarili, nascita di figli e susseguirsi di generazioni che l’autrice riesce a risalire fino al 1750, indagando tra documenti di Serravalle Scrivia quando ancora l’anagrafe era quella del regno Sabaudo. Da Serravalle arriva in Sardegna Elvira Thorrena per sposare il notaio Giovanni Onnis di Nuoro; poi gli Onnis scendono a Cagliari, dove il musicista Ennio Porrino nasce nel 1910, sposa una sua giovane cugina, la pittrice Màlgari Onnis, e muore a Roma a soli 49 anni. Tra foto di famiglia, atti notarili, documenti di servizio, atti di archivio, i ricordi di Stefania arrivano a esplorare aspetti personali intimi e della vita professionale del maestro Porrino, mantenendo in tutta la narrazione l’intento di ricostruire il legame che lega i membri della genealogia Onnis-Porrino, ma soprattutto i sentimenti dell’autrice per la Sardegna in cui si sente profondamente immersa con ricordi, sapori e profumi nonostante ne viva lontana. L’isola, il musicista Porrino l’ha amata tanto, anche se con lui non è stata generosa. Allievo di Respighi, la sua breve vita è stata fecondissima di composizioni poliedriche che hanno attraversato l’opera teatrale, la musica sinfonica, da camera e il cinema. Oggi il maestro Porrino viene riscoperto, studiato, eseguito e amato.
Girando intorno alle librerie di Cagliari trovo le sue opere, i suoi spartiti, i suoi scritti e ciò che di lui è stato scritto, da Giovanni Masala a Myriam Quaquero, le sue opere vengono rappresentate, eseguite e finalmente, come spesso succede ai grandi artisti, la storia rende giustizia al loro talento.
Nell’impegno a restituire il valore ai protagonisti della cultura sarda, conservarne la memoria e farne conoscere le opere, si muove da diversi anni il lavoro del Gremio dei Sardi in Roma.
Nel 2015, scrivendo la storia del Gremio, il suo attuale presidente Antonio Maria Masia, trovava che Ennio Porrino, insieme a Remo Branca, Melchiorre Melis, Giuseppe Borgna, Bastiano Pirisi ed altri, sotto l’impulso di Pasquale Marica, diedero vita nel 1948, al sodalizio che ebbe il nome attuale, il Gremio dei sardi.
Nel 1949 Ennio Porrino, che già dagli anni Trenta si era dedicato alla composizione di musica per il cinema, creò la colonna sonora del film Altura di Mario Sequi, anche egli uno dei rifondatori del Gremio dei sardi, per la realizzazione del quale il Gremio collaborò attivamente. Altura aveva protagonisti prestigiosi, Eleonora Rossi Drago, Massimo Girotti, Roldano Lupi, Anna Maria Bottini (oggi con i suoi quasi 104 anni, splendidamente portati) ma la pellicola giaceva dimenticata; con uno spirito di ricerca e di ricostruzione delle genealogie culturali Antonio Maria Masia e Franca Farina, consigliera del Gremio, decidono di recuperare e preservare la pellicola.
Ma non essendo conservato nessun elemento in pellicola presso gli archivi della Cineteca Nazionale, Franca, che lavora nell’ufficio restauri, collezioni e fondi filmici della Cineteca, fa le ricerche del negativo originale nelle varie Cineteche e cataloghi dei vari collezionisti di film. L’approccio di Franca Farina è quello dell’archeologo, del detective, dello storico, con il reperimento dei documenti, delle testimonianze, delle stesure e spartiti che permettano di ricostruire il contesto in cui l’opera nacque. Non perdendosi d’animo fino a che non trova i materiali in pellicola alla società Broadmedia Service srl, contatta immediatamente il dott. Paolo Martinelli, che mette a disposizione della Cineteca Nazionale, la pellicola originale. Il film per poter essere alla fine mostrato viene preservato digitalmente con risoluzione 2K. Le lavorazioni vengono eseguite totalmente in Cineteca Nazionale dal negativo scena e colonna originali nitrato 35mm.
Il risultato è uno straordinario documento antropologico, che mostra la rappresentazione che si aveva della Sardegna nell’immediato dopoguerra, di una terra, la Gallura, considerata in quegli anni la parte più “arretrata “ dell’isola, bloccata in forme comunitarie ancestrali, impenetrabili a quella cultura operaia di cui Stanis Archena, interpretato da Massimo Girotti, voleva farsi portatore e paradossalmente destinata, in ragione della sua rigidità, a soccombere, qualche decennio dopo, nel fenomeno turistico più alienante e distruttivo della cultura agropastorale sarda. La visione di Altura provoca dibattiti attualissimi e stimola la conoscenza della nostra storia come altri mezzi cartacei o anche digitali non riescono a fare. Per questa ragione l’attenzione del Gremio alle produzioni filmiche è sempre molto alta, e con essa l’interesse a recuperare reperti preziosi per la nostra genealogia, nel doppio intento di restaurare il nostro patrimonio artistico e di indicare ai giovani orizzonti di crescita in sintonia con le moderne identità culturali.