di Mariella Cortès
Un congresso corposo, con interventi accorati, intensi e tutti di altissima qualità che, al di là di qualche polemica, si è concluso con i migliori auspici. Il IV congresso della Federazione sarda in Svizzera organizzato da Francesca Fais, decisa e coraggiosa presidentessa della federazione elvetica, non ha deluso le aspettative del titolo: “Le associazioni sarde in Svizzera un passo concreto verso un futuro diverso”. Proposte, suggerimenti e resoconti di progetti avviati son arrivati da parte dei numerosi ospiti che, da mezzo pianeta affollavano la sala convegni del prestigioso hotel Astoria di Lucerna. Il congresso partito il 19 novembre con una riunione introduttiva si è ufficialmente aperto nella giornata di sabato con i saluti del presidente del circolo sardo “Forza Paris” di Lucerna. Antonio Mura ha ricordato le ragioni che hanno portato alla nascita della comunità sarda da lui rappresentata, sottolineando la suggestione esercitata dalla città di Lucerna che per la prima volta ha riunito presidenti e soci dei circoli della Federazione Svizzera e i presidenti delle federazioni dell’Italia, della Germania, dell’Olanda, dell’Argentina, della Spagna insieme ai rappresentanti delle Associazioni di Tutela, all’onorevole Mauro Pili e all’assessore al lavoro Francesco Manca, a consoli ed eminenti personaggi del panorama politico ed europeo che hanno fatto il punto sul complesso tema dell’emigrazione e sulle prospettive delle comunità sarde. Grazie a una rosa di ospiti e invitati d’eccezione i cui ruoli spaziavano dalla politica alla sociologia sino al volontariato e alle associazioni di tutela è stato possibile offrire una panoramica vastissima anche su aspetti spesso poco trattati ma di fondamentale importanza per chi si approccia o vive il mondo dell’emigrazione: statuti, leggi, finanziamenti e possibilità per l’avvio di nuove attività imprenditoriali sono stati tra i temi maggiormente trattati. Il tutto all’interno di un’organizzazione impeccabile in perfetto stile svizzero con il severo rispetto degli orari degli incontri e degli interventi, per la maggior parte puntuali e concreti.
Coraggiosa, concreta e pungente la corposa relazione di Francesca Fais, originaria di Sindia, residente a Losanna e dal 2007 presidente della Federazione dei sardi in Svizzera come successore di Domenico Scala. Un intervento per molti versi pungente che senza tanti giri di parole ha puntato riflettori sui problemi della Sardegna e su quelli dell’emigrazione. Due realtà vicine nel bene e nel male che non si possono pensare separatamente. «Se siamo tutti qui, e non solo oggi in questo congresso, ma giorno dopo giorno, anno dopo anno, a lavorare all’interno delle associazioni, è perché la Sardegna, ce la portiamo dentro, un po’ madre e un po’ matrigna, ma sempre nel cuore e sempre vicina». E’ necessario, secondo la Fais, un rinnovamento delle strutture dell’emigrazione se gli si vuol assicurare un futuro e son dunque necessarie coesione, determinazione e ricambio generazionale. Interessante e ampiamente discussa la proposte innovativa di creare associazioni di progetto in grado di coinvolgere anche i sardi che non aderiscono ai circoli e non sentirsi necessariamente legati all’esistenza di una sede fisica. Infatti, alle relazioni franche e dirette e a un modo maggiormente concreto di relazionarsi con le autorità che ha caratterizzato la presidenza della Fais, deve far riscontro un cambiamento nelle strutture. La Federazione deve fungere da vero e proprio organo di coordinamento avvalendosi della collaborazione con cellule diffuse in maniera capillare sul territorio che incentivino la partecipazione di non soci e, in maniera particolare dei giovani. Disoccupazione, disagio sociale, spopolamento e relativa nuova emigrazione, ma anche ambiente ,turismo, nucleare, necessità di una classe politica forte, decisa che non trascini gli errori commessi dai predecessori tra gli argomenti forti della relazione della presidente che racchiude in una duplice visione, ma senza mai scollegarle, analizza le due Sardegne, quella che conosciamo e quella fatta dagli emigrati che la fanno vivere e conoscere nel mondo. «L’altra Sardegna conta nel Mondo più di 700.000 sardi, di cui circa 40.000 in Svizzera – continua la Fais -. Siamo una risorsa ancora sconosciuta e sottovalutata : fin qui mai stimata nel suo valore reale né come potenziale. Noi sappiamo di essere una risorsa, mentre molti ci vedono come una palla al piede. Urge quindi un’indagine conoscitiva sui sardi nel mondo: chi siamo, dove e come viviamo, che formazione abbiamo, che esperienze professionali abbiamo acquisito, che valore e che risorsa rappresentiamo. Insomma, uno studio che quantifichi le risorse economiche (non solo sotto forma di rimesse), ma anche intellettuali, umane, formative del mondo dell’emigrazione. Ribadiamo qui con forza che, se non ci fossero stati i Circoli e le strutture che ne derivano, la memoria dell’emigrazione sarebbe stata persa, ma non solo : non esisterebbe la rete di contatti straordinaria che tutti noi rappresentiamo. Grazie quindi di cuore a tutti quanti hanno contribuito a quest’opera. Adesso però, è venuto il momento di mettere a frutto questa rete, di valutarne le potenzialità e di trarne beneficio, cambiando rotta per poter finalmente rafforzare questo filo diventato ormai troppo sottile. La Sardegna è in assoluto la regione che investe di più per i propri emigrati, ma anche tra quelle che ha un bisogno più impellente dei benefici che queste organizzazioni possono generare. Per questo chiediamo con forza che il governo regionale tenga fede alla promessa e agli impegni presi in campagna elettorale, creando per i sardi nel mondo una nuova struttura a sè direttamente sotto la presidenza della Giunta, la cui esistenza e funzione viene descritta e sancita in una legge regionale. Abbiamo bisogno di una nuova struttura che associ competenze che non possono derivare da un singolo assessorato e, soprattutto, di una struttura che sia anche burocraticamente più snella e decisionalmente più agile, capace di fornire risposte rapide a situazioni in evoluzione.»
La relazione di Francesca Fais, presentata nel pomeriggio dopo i primi interventi degli ospiti della mattina è stata foriera di interventi intensi e accorati. Interessanti, a proposito delle relazioni di apertura, quelle dell’onorevoli Gianni Farina e del senatore Claudio Micheloni incentrate sull’orgoglio culturale degli emigrati, sul loro dimostrare costantemente di non essere solo forza lavoro ma ambasciatori della lingua e della cultura d’origine in grado di generare, anche grazie all’emigrazione di ritorno in seguito alla pensione, un forte contributo economico nel paese di origine. Valgano allora le esperienze riportate dalla presidentessa della Federazione Argentina Marga Tavera che hanno intrecciato e confrontato la cultura e le tradizioni della Sardegna con quella del Sud America, quelle legate alla promozione della lingua sarda presso il circolo di Barcellona, le iniziative a carattere culturale di Svizzera, Germania e Italia.
Tra i maggiori nodi da sciogliere evidenziati dai presidenti dei circoli e delle federazioni grande spicco ha avuto quello relativo alla continuità territoriale ( in particolar modo dalle relazioni di Elena Boi del circolo di Basilea e Josiane Masala del circolo di Losanna) e alla mancanza di trasporti a prezzi agevolati che colleghino gli emigrati alla loro terra; il desiderio del voler tornare in Sardegna rimane forte ma è necessaria un’attenzione maggiore da parte degli stessi sardi nei confronti delle attività svolte dai circoli come sottolineato da tutti i presidenti di Federazione e dei circoli. Le associazioni sarde non sono infatti un peso ma un’opportunità per portare la Sardegna oltremare, per promuoverne cultura, lingua e prodotti e, soprattutto per creare una rete solida che colleghi la Sardegna alle altre regioni d’Italia e alle nazioni europee ed extraeuropee. Come ribadito dai rappresentanti delle associazioni di tutela, dei Comites e dagli Istituti di cultura, sinergia e collaborazione divengono imperativi fondamentali. Pierpaolo Cicalò, presidente della Fernando Santi Sardegna e commissario della FAES, sottolinea la necessità di fare rete tra le diverse realtà che si occupano di emigrazione e di conoscerne a fondo i protagonisti attraverso analisi conoscitive. Il cambiamento non può però prescindere dal coinvolgimento dei giovani che, come sottolineato da una buona percentuale dei relatori, non devono scordare le loro radici e riavvicinarsi, anche grazie ai circoli, alla terra dei loro genitori. Tra le prospettive offerte ai giovani oriundi e agli stessi emigrati, quelle proposte dall’Università di Sassari che ha presentato la neonata Scuola di Lingua e Cultura Italiana per Stranieri che, con sede nella città catalana di Alghero, predispone educational tour e soggiorni di studio mirati alla scoperta della terra dei genitori, della sua lingua, cultura e tradizioni. Interessante inoltre la relazione sulla cooperazione sociale tenuta dalla sociologa Maria Laura Piga che ha fornito gli spunti per la creazione di nuove imprese a carattere sociale in grado di coinvolgere i giovani e gli emigrati con investimenti ad hoc. Infatti, come rimarcato senza tanti giri di parole da Domenico Scala, ex presidente della Federazione Svizzera, « è necessario razionalizzare le risorse con investimenti mirati». Discorso ripreso dal presidente del Comites di Lucerna Alberto Grilli dal secondo il quale «Servono nuove forme organizzative e maggior impegno culturale e sociale». I problemi dell’emigrazione non si possono nascondere e vanno fatte dunque proposte concrete. Su tali problematiche e sulla tematica scottante dei mezzi di informazione si è soffermato anche il presidente della FASI Tonino Mulas. «E’ necessario relazionarsi in maniera diversa e più efficace con i mezzi di comunicazione di massa: servono strumenti differenti, maggiori contatti e collaborazioni.» La messa in luce delle attività dei circoli parte infatti in primo luogo dalla sinergia con i mezzi di informazione che danno spazio al mondo dell’emigrazione. Di fatto la polemica legata alla riduzione dei fondi destinata allo storico Messaggero Sardo ha fatto da trait d’ union a buona parte delle relazioni facendo emergere quanto sia importante e indispensabile far conoscere le attività dei circoli e collegare tramite la carta stampata e la rete di informazioni sul web i sardi nel mondo. È forte l’appello lanciato dai circoli contro la possibile chiusura del Messaggero Sardo ma lo è altrettanto quello che invita i media locali a dar più spazio all’altra Sardegna. Le realtà degli emigrati non tralasciano i problemi della loro isola mostrando una stretta vicinanza e un vivo interesse a tematiche di attualità. Valga per tutti lo spazio dedicato alla protesta dei pastori e la solidarietà espressa dalla comunità sarda nel mondo rimarcata in occasione del congresso che ha visto la partecipazione di Francesca Delrio, figlia di emigrati e rappresentante del movimento pastori. Il ponte che collega la Sardegna all’altra Sardegna esiste e va rafforzato. Ottime dunque le conclusioni dell’onorevole Mauro Pili che nella brillante citazione dell’ “Oratio pro pontis” di Emilio Lussu ha rimarcato la necessità di un ponte in grado di superare le barriere fisiche e tecnologiche in grado di apportare vantaggi sotto il punto di vista economico e culturale ad ambo le parti. Si tratta ancora, continua Pili, di un ponte generazione che proietta nel futuro un’importante parte di storia. A riannodare i fili delle relazioni delle due corpose giornate son state infine le conclusioni ad opera dell’assessore al lavoro. L’assessore Francesco Manca ha sottolineato la vicinanza della Regione Sardegna alle comunità sarde: son però necessari un migliore utilizzo delle risorse e un ricambio generazione insieme a un maggior coinvolgimento dei giovani. Spopolamento, fuga di cervelli e di importanti risorse umane continuano a piagare la Sardegna e purtroppo anche la lodevole iniziativa del Master & Back rappresenta una promozione dell’emigrazione. La necessità di superare il gap generazionale tra vecchia e nuova emigrazione passa soprattutto attraverso un migliore utilizzo dei mezzi di comunicazione: vanno promosse le iniziative di informazione sul web, radio, blog o tv che, raggiungendo un vasto numero di spettatori facciano sentire la voce degli emigrati. Ad un’evoluzione dei mezzi di comunicazione si collega strettamente il riappropriarsi, da parte degli oriundi delle loro radici. L’imperativo della sinergia ritorna ancora nella relazione finale redatta dalla Federazione Svizzera: quello dell’emigrazione, pur rappresentando un patrimonio di risorse inestimabili per la Sardegna, è un mondo ancora poco conosciuto e scarsamente considerato delle parti politiche. Il documento programmatico della Federazione ha messo a fuoco una Sardegna molto debole in quanto a iniziative imprenditoriali, quindi sul piano della competitività e la creazione di posti di lavoro, ciò che è fonte di pesanti ricadute negative nel territorio e di gravi lacerazioni in tutto il tessuto sociale regionale, che accentuano il costante e preoccupante esodo delle giovani risorse intellettuali e professionali verso l’estero. Tale situazione non lascia indifferente il mondo dell’emigrazione che si sente parte integrante del popolo dei sardi ovunque essi risiedano. Servono dunque maggiori attenzioni da parte della classe politica e degli stessi sardi, maggiori risorse per lo studio e la formazione ma anche più progettualità e più risorse per migliorare i servizi alle strutture turistiche, sviluppando la politica dei trasporti e una reale estensione territoriale che renda più efficiente e competitiva la Sardegna. Insomma, il nodo al fazzoletto è fatto e le proposte ci sono. Parafrasando il titolo del congresso, il primo passo è stato fatto e le proposte appaiono concrete. Ai posteri (congressi) l’ardua sentenza.