di PAOLO PULINA
La presidente della F.A.S.I. (Federazione delle 70 Associazioni Sarde nell’Italia continentale), Serafina Mascia, sapendo che trascorro le vacanze estive a Sant’Alfio (CT), paese di cui era originario mio suocero, mi ha chiesto se potevo rappresentare la Federazione – in qualità di vicepresidente e responsabile Informazione/Cultura – al quarto raduno estivo degli emigrati siciliani che si terrà domenica 11 agosto a Modica.
Non posso raccogliere l’invito rivolto alla F.A.S.I. dagli amici della F.A.Si. (Federazione degli emigrati siciliani in Lombardia) perché quel giorno riparto con mia moglie per l’Oltrepò pavese. Mi affido alla cortesia di questo sito, che informa sulle iniziative dei Circoli dell’emigrazione sarda organizzata nel mondo, per dare un riscontro scritto al gradito invito.
C’è un fenomeno che accomuna Sicilia e Sardegna e che fa sì che esse siano sempre più “due isole gemelle” (come dice il “trallallera”, che continua: “tra di loro amore regna / e son belle tra le belle”) ed è quello dello spopolamento dei paesi conseguenza del mai cessato flusso migratorio dei giovani (che interessa oggi in maggioranza diplomati e laureati) verso le città della Penisola e dei Paesi europei ed extraeuropei. Su “La Repubblica-Palermo” del 24 luglio Giuseppe Smorto ha recensito il libro del sociologo reggino, ma a lungo professore di Scienze Politiche a Messina, Tonino Perna intitolato “Con beneficio d’inventario” (Castelvecchi editore). E ha riassunto una interessante riflessione presente nel libro su un dato del fenomeno migratorio verso le metropoli continentali – dalle Isole e in generale dal Sud Italia – che è una vera e propria novità da non sottovalutare.
Scrive Smorto: “Un’immagine colpisce al cuore: in uno scenario naturale meraviglioso e sempre minacciato dall’uomo, il Sud è più solo e senza prospettive. Con un fenomeno preoccupante che l’autore, da sociologo, individua: non vanno via solo i ragazzi, la meglio gioventù. Dietro a loro, infatti, cominciano a ripartire i loro genitori, vanno a fare i nonni ad Amsterdam, Colonia, Porto, Milano quando va bene. Continua così in altre forme l’emigrazione, che svuota i paesi, moltiplica le case abbandonate e impoverisce il territorio”.
Sul tema non mi è sfuggita neanche la riflessione di Fabio Pagliara pubblicata sul quotidiano “La Sicilia” del 30 luglio, di cui – anche come padre di due figli laureati nati in Lombardia che hanno da anni lavoro e famiglia uno a Parigi, l’altro a Londra – riporto un brano che pienamente condivido e che vale per la Sicilia, per la Sardegna e anche per la Lombardia: “Oggi si parte ancora, sapendo di non tornare. La valigia non è più di cartone, ad esserlo, simbolicamente, è semmai la laurea, il ‘pezzo di carta’, quello che una volta rappresentava la chiave per aprire le porte chiuse. I nostri figli partono per portare altrove la propria intelligenza e i propri talenti, svuotando il territorio di partenza. (…) Questo esodo fatto di sogni, speranze, felicità da costruire, avviene sotto gli occhi compiaciuti e rassegnati di noi genitori, coscienti che in molti campi a queste latitudini non ci vogliono capacità intellettive per emergere, ma impensabili doti miracolose…”.
Naturalmente molti sono gli altri argomenti sui quali si potrebbero costruire occasioni di comune riflessione tra gli emigrati siciliani e quelli sardi (mi piacerebbe un convegno sui rapporti fraterni di collaborazione fra due campioni dello studio della cultura popolare quali sono stati nell’Ottocento il siciliano Giuseppe Pitrè e il sardo Giovanni Spano). Certamente non mancheranno – in futuro – occasioni per vivificare l’interscambio culturale fra le due Federazioni di emigrati isolani. Intanto, a nome della F.A.S.I. i migliori auguri di buon lavoro a chi parteciperà all’incontro di Modica.