di CARMEN SALIS
Ci sono libri che permettono al lettore di viaggiare, di credere che esistano mondi alternativi. Adriano Corona con il suo primo romanzo, Silvano, Principe del Monreale (ed.Amicolibro), ci porta dentro il sogno di un giovane che fa della sua passione una meta da raggiungere.
Adriano, un libro che fa “correre” le emozioni e non solo…È vero, leggendo il romanzo si corre parecchio. Si corre insieme al protagonista, Silvano, affrontando con lui la fatica e le difficoltà, e ancora insieme si gioisce per i suoi risultati. Credo che tra il lettore e Silvano nasca, sin dalle prime pagine, una sorta di empatia. Silvano diventa allora l’amico del cuore, il figlio, il nipotino o magari semplicemente un ragazzo che conosci solamente da qualche giorno, ma che ti sembra di conoscere da sempre. Questo libro non convincerà una sola persona a mettere le scarpette per uscire a correre al mattino presto. Non lo farà, e a essere sincero, non ne ha mai avuto la pretesa. Se leggere le sue pagine invece spronerà qualcuno a non arrendersi, a crederci ancora e a continuare a impegnarsi per i propri sogni, allora avrà trovato nel suo piccolo, ma ambiziosissimo scopo, il suo massimo compimento.
Raccontare una storia che profuma di Sardegna è una scelta dettata dal cuore?Un amico che ha letto il libro mi ha detto: “Nel tuo romanzo si parla di sarditudine”. Mi è sembrato un bellissimo complimento, e quantomeno lui lo intendeva come tale. Avrei potuto scegliere di ambientare la storia di Silvano in un qualsiasi paesino della Sardegna, appellandolo con un nome di fantasia, per poi inventarne la geografia e le voci. Ho deciso invece di ambientare il romanzo a Sardara, un paese di quattromila abitanti appisolato sul margine del Campidano, che sente i profumi della Marmilla. Sardara è il mio paese, lo è per nascita e lo è tutt’ora per scelta. L’ho fatto, non tanto perché conosco bene ogni suo angolo, piuttosto per raccontare o meglio dire condividere, le suggestioni che nel mio crescere ho vissuto accarezzandone i lineamenti con le mani, prima da bambino, poi da ragazzo e ora da adulto. Franco Arminio nella poesia La luna e i calandri scrive: “Prendi un angolo del paese e fallo sacro”. In questo libro ho deciso di sceglierne più di uno, per poterlo condividere con il lettore.
Silvano è giovane ma ha le idee chiare.Non sono sicuro che Silvano abbia le idee così tanto chiare. Sicuramente ha molto chiara una cosa: se vuoi che un sogno si realizzi, lo devi trasformare in un obbiettivo e impegnarti al massimo per raggiungerlo. Quel bambino di sette anni con gli occhi sgranati davanti alla TV che guarda ammirato un corridore italiano vincere la Maratona di New York, capirà ben presto quanta fatica comporta inseguire i propri sogni, per uno come lui poi, nato in un piccolo paese della Sardegna, lontano in linea d’aria da tutto, figuriamoci da un sogno così grande.
Protagonisti del tuo romanzo sono la passione, l’amicizia, l’amore e la famiglia. Gli affetti per Silvano sono una cosa importantissima, essenziale per la sua crescita. Gli amici sono quelli di sempre, compagni di ginocchia sbucciate, complici di bravate. Tra di loro c’è un codice non scritto: esserci sempre e per sempre, qualsiasi strada si prenda, qualsiasi cosa succeda. La famiglia gioca un ruolo fondamentale per il ragazzo, specialmente le sue figure femminili. Per prima sua madre, sostenitrice discreta, pronta a intervenire quando è necessario, ma disposta anche a lasciarlo sbagliare. Poi sua nonna, braccia forti che lo stritolano a ogni abbraccio e un cuore tenero, nel quale quel nipotino occupa un posto tutto speciale. L’incontro con Attilio rappresenta un punto di svolta nella vita di Silvano. Il ragazzo troverà in lui una guida, qualcuno a cui affidarsi quando si trova nel pieno delle forze e, soprattutto, qualcuno a cui appoggiarsi nei momenti di difficoltà. L’amore arriverà inaspettato, “Lui, non lo stava mica cercando l’amore. Solo a sentire pronunciare quella parola, gli veniva un gran prurito, peggio che rotolarsi in un cespuglio di ortiche. Eppure era successo. C’era cascato con tutte le scarpe, e un po’ se ne vergognava”.
Cosa ti emoziona di più di questa nuova avventura? Per me quest’avventura rappresenta un’esperienza del tutto nuova. Appena un anno fa non sapevo nemmeno cosa fosse la presentazione di un libro, figuriamoci doverne organizzare una per il proprio. Quando mi hanno consegnato il libro in mano, non la smettevo di dire “È pure un bell’oggetto! Guardate quanto è lucida la copertina…e la carta? Non ha un profumo buonissimo?” Di questa esperienza mi emoziona proprio tutto. Mi emoziona sapere che chi lo ha letto ha provato le stesse sensazioni che ho sentito io nello scriverlo. Mi emoziona sapere che qualcuna si è pure commossa, qualcuna non qualcuno, figuriamoci se un uomo ti direbbe mai che si è commosso. Mi rende molto orgoglioso sentire alcuni lamentarsi del fatto che sia finito troppo in fretta, specie se ha dirlo è una persona che non leggeva un libro chissà da quanti anni. Mi emozionano queste cose, e tante altre mi emozioneranno. Avevo una gran voglia di condividere una bella storia, sapere che questo sta accadendo è una sensazione bellissima.
Complimenti testo bellissimo, fluido, delicato ma travolgente. Qualche lacrima è veramente sfuggita per le emozioni che hai saputo trasmettere. Continua a scrivere… Imita il tuo Silvano. Bravo
Comprato e lettoin un giorno. Bella storia, belle descrizioni, bei pensieri, buono come le cose semplici e mi sono anche asciugato gli occhi. Bravo Silvano… bravo Adriano.