I VOTI ALLE ELEZIONI DEI SARDI EMIGRATI, UNA RIFLESSIONE E UNA PROPOSTA

di EMILIO BELLU

Per i sardi residenti all’estero iscritti all’AIRE (Associazione Italiani Residenti all’Estero) che vogliono rientrare nell’Isola per votare, è previsto un rimborso delle spese di viaggio (fino a 250 euro per i residenti in Europa, fino a 1000 per chi vive in Paesi extraeuropei). Per ottenerlo bisogna presentarsi negli uffici del Comune dopo aver votato, provando di aver partecipato alle elezioni, e con tutta la documentazione delle spese. Passano un po’ di mesi, e alla fine il rimborso arriva. Un meccanismo che, quando fu ideato, aveva certamente una logica, ma che oggi appare anacronistico e costoso. E, a volte, non sempre efficiente.

Per le elezioni Comunali che si sono appena svolte a Cagliari, l’avviso via mail è arrivato dieci giorni prima della data fissata per il voto. Un tempo evidentemente molto breve per organizzarsi, se si hanno impegni di lavoro (come del resto tutti i sardi che risiedono all’estero). L’avviso cartaceo (parlo della mia esperienza personale e di altri residenti a Praga, Repubblica Ceca) è arrivato addirittura il giorno dopo le elezioni.

La domanda è: perché non trovare un sistema che consenta ai 117mila sardi che vivono fuori dall’Italia di votare nei Paesi dove si trovano, estendendo il sistema che già viene adottato per le elezioni Politiche? O mutuando sistemi adottati con successo altrove, negli Stati Uniti, per esempio, che consentono a tutti i cittadini americani, ovunque si trovino, di votare per corrispondenza alle presidenziali (e, quando previsto, anche alle amministrative)?

Si dirà, costruire un meccanismo del genere – avvalendosi in pieno delle possibilità offerte dalle nuove tecnologie – è costoso. Ma l’investimento iniziale sarebbe ampiamente compensato, anche in tempi relativamente brevi, dai risparmi futuri. Senza considerare il fatto che si rafforzerebbe la relazione tra la grande comunità di sardi emigrati e la terra di origine. Una relazione che noi tutti vogliamo mantenere e coltivare.

Non solo. Del sistema dei rimborsi oggi non godono in alcun modo i sardi che vivono in altre regioni italiane. I quali devono fare da soli. Un sistema nuovo potrebbe facilmente includerli tutti. Ne guadagnerebbe la Sardegna e anche, diciamolo, la democrazia. E’ una questione che trascende le diverse parti politiche. Tutte, indipendentemente dalla loro visione della realtà e dai loro progetti, dovrebbero prendere atto del fatto che la cittadinanza sarda è per una parte considerevole una “cittadinanza diffusa”. Una grande città sarda che vorrebbe avere gli stessi diritti delle altre.

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