Con "Tu madre, tu Sardegna", il film prodotto dalla RAI per ricordare suo padre, Ennio Porrino

di Anna Brotzu

Per gli interessati alla musica classica d’ispirazione sarda ecco la segnalazione di un importante concerto
nell’Auditorium del Conservatorio di Cagliari, in Piazza Porrino 1. Tanti ricorderanno che per decenni la sigla del Giornale Radio Sardo era la cosiddetta Danza di Desulo (per coro) musicata da Ennio Porrino. Adesso può essere ascoltata dal vivo la versione per orchestra diretta dal Maestro Giacomo Medas, così come anche la Canzone d’amore (Disispirata di Aggius) e la Canzone religiosa (Processione di Sant’Efisio).

L’ingresso è gratuito

Auditorium del Conservatorio Statale di Musica "Giovanni Pierluigi da Palestrina" di Cagliari, lunedì 19 ottobre 2009, ore 20.30

Orchestra del Conservatorio di Musica
direttore Giacomo Medas
pianoforti Giulio Biddau, Anna Sanfilippo
violino Sandro Medda
violoncello Maurizio Biancu

Ennio Porrino
1) Ostinato per pianoforte
2) I canti della schiavitù per violino, violoncello e
pianoforte
3) Tre canzoni italiane per piccola orchestra (1. Canzone
religiosa: processione di Sant’Efisio; 2. Canzone d’amore:
disispirata di Aggius; 3. Canzone a ballo: danza di
Desulo)
4) Notturno e danza per piccola orchestra

La ricerca di «una musica che possa avvicinare l’uomo al senso più profondo della sua origine» è insieme l’assunto poetico e il sottile fil rouge che lega le sequenze di "Tu madre, tu Sardegna", ritratto per immagini del compositore cagliaritano Ennio Porrino girato dalla figlia Stefania nel 1990 tra Castello e Villanovaforru, Aggius e Ulassai. Prima e per ora unica prova dietro la macchina da presa dell’allora poco più che trentenne ma già affermata drammaturga e regista teatrale, il film prodotto dalla RAI ricostruisce il ritorno nell’isola dell’artista, ormai nel pieno di un’intensa carriera: è la riscoperta di un universo sonoro, di riti e tradizioni di una terra perduta e vagheggiata fin dall’infanzia, di canti e danze che riflettono l’anima di un popolo, e la sua storia. Il fluire delle note e dei pensieri scandisce il ritmo della narrazione, in un susseguirsi di scene ed episodi che più che una trama precisa, evocano atmosfere e paesaggi interiori, in quella corrispondenza tra melodie e accenti e stati d’animo ed emozioni che fa della musica un linguaggio insieme privato e universale, che è poi privilegio e segreto dell’arte. A svelare la genesi, apparentemente casuale, del film, presentato a Cagliari in occasione dell’Omaggio a Porrino del Conservatorio "G. Pierluigi da Palestrina" e della Fondazione Teatro Lirico, è la stessa regista, che svela i suoi percorsi e trascorsi di figlia d’arte (il padre compositore perduto in tenerissima età, e la madre, Malgari Onnis Porrino, pittrice nonché raffinata costumista e scenografa) approdata dalla lirica alla prosa attraverso la scrittura, «il mio mezzo di espressione più completo: son diventata compositrice di parole».

Com’è nata l’idea di "Tu madre, tu Sardegna"?

Il film segue un percorso particolare, perché dal teatro son passata al cinema attraverso la radio. E’ andata così: Lucio Romeo, regista della RAI di Roma e critico di teatro sul tempo, aveva visto due o tre spettacoli miei di prosa e fatto delle critiche stupende, io che non lo conoscevo ho pensato fosse il caso di ringraziarlo, e quando gli telefonai mi disse: "ma non hai niente per la radio?" Io non avevo assolutamente niente ma risposi d’impulso: "sì, uno sceneggiato su mio padre". E lui: "benissimo, andiamo a Cagliari a registrarlo". La cosa nacque così, con una facilità che ha del sorprendente. Allora pensai di proporla anche al cinema perché la Sardegna va vista, non solo raccontata. Sanjust, il direttore della RAI era entusiasta del progetto ma mancavano i soldi. Poi sono arrivati i mondiali del ’90 e grazie a una sovvenzione speciale la RAI poté produrre il film.

I numeri?

Facemmo "Tu madre, tu Sardegna" con 123 milioni in 17 giorni di ripresa, pochissimi per un film che dura più di un’ora.

Il cast?

Ennio Porrino, il protagonista, è interpretato da Massimo Foschi (oggi molto noto anche come doppiatore), poi ci sono i personaggi di Antonino Medas e Isella Orchis, e i bambini, naturalmente sardi, tra cui il nipote di Marcello Serra, carissimo amico di mio padre. Ancora la cantante e attrice Gabriella Pilloni, le attrici del Teatro di Sardegna, e gente presa per strada: alla scena del funerale di Aggius partecipò tutto il paese.

Il senso del film?

E’ un’opera un po’ sui generis, una meditazione poetica sul rapporto tra la musica di mio padre e quella popolare sarda, partendo dall’idea del suo viaggio in Sardegna, alla scoperta della sua terra. Le immagini scaturiscono dalla musica, e non c’è azione, ma solo piccoli accadimenti che suggeriscono un’atmosfera, seguendo la melodia di un canto, o il ritmo di una danza come quella dell’acqua, evocata dai pozzi sacri, o quella del fuoco, con i bagliori delle fiamme e le rocce rosse dell’Isola. E’ il frutto di un percorso artistico in cui adulta e scrittrice mi sono avvicinata alla figura di mio padre, un atto d’amore verso di lui e la sua terra (che io ricordo come un Eden, nelle parentesi felici della mia infanzia), in cui ho voluto inserire anche le sue riflessioni sull’arte, nella sua dimensione più spirituale, al di là di meri giochi stilistici che lui odiava nella musica come io nelle parole, – in questo siamo molto vicini -: quasi una ricerca dentro se stessi di un rapporto più profondo con la vita, e anche con la divinità, il senso del divino nella vita.

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Un commento

  1. Grazie per l’informazione. Un grande artista sardo, morto giovanissimo, ingiustamente dimenticato per decenni. Forse questo sembra l’anno buono per ricordarlo degnamente. Albix

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