Lo dicevano anche quando avevano la fila davanti ai banconi delle reception: non durerà. E infatti avevano ragione: non è durata. Dopo cinque anni di tutto esaurito, di overbooking, di stanze piene e clienti soddisfatti, il turismo in Sardegna è destinato a registrare una flessione sensibile nella stagione in corso. La proiezione parla di una perdita media del 10 per cento, con picchi che potrebbero arrivare al 25. Un disastro? Si, ma la cosa peggiore è che questo potrebbe essere solo l’inizio di un declino veloce tanto quanto l’impennata degli ultimi anni. Un successo che potrebbe lasciare pochissime tracce per colpa delle mancata programmazione politica e del ritorno sui mercati turistici di destinazioni che sino a qualche tempo fa erano considerate poco sicure (Egitto e Tunisia) o decisamente arretrate (Turchia). Il tempo passa e un adagio popolare aggiunge al naturale scorrere dei giorni anche un tombale “chi si ferma è perduto”. E la Sardegna sembra proprio essersi fermata.
Secondo le rilevazioni di Assoturismo in Italia si prevedono 2 milioni di presenze in meno «ma anche in Sardegna si comincia a registrare il segno negativo rispetto agli anni passati. Al momento le prenotazioni negli hotel dell’Isola registrano un meno 5-10 per cento per i mesi di luglio e agosto». Le cause sarebbero diverse: in lizza ci sono le condizioni meteo sempre più incerte, ovviamente la ripartenza delle destinazioni competitor del Mediterraneo ma quella che potrebbe mettere tutti d’accordo è l’incertezza legata al trasporto aereo con una continuità territoriale che non aiuta il turismo.
«Nelle ultime due settimane di maggio abbiamo rilevato da un 15 a un 25 per cento di prenotazioni in meno – spiega Carlo Amaduzzi, presidente di Assohotel Sardegna – i pochi turisti che si sono visti erano tedeschi, austriaci, svizzeri e qualche francese, pochi italiani e nessun sardo, che, visto il maltempo non hanno prenotato neanche nei week end. Gli unici a non aver sofferto di questo calo sono state le zone di montagna, dove le escursioni hanno fatto da traino». Ma il bastimento del turismo sardo sembra interamente alla deriva e lo smacco viene pagato anche dai settori “alternativi” come quello delle case vacanza. La prova del nove arriva dai portali web che mettono in contatto domanda e offerta e che dimostrano quanta disponibilità di alloggi ci sia ancora anche per i mesi più caldi per il turismo. «Siamo in attesa. La speranza è che sicuramente il maltempo ci dia tregua e che nelle prossime settimane si riesca a recuperare almeno con il turismo interno – conclude Amaduzzi –. Ma è certo che la nuova giunta regionale debba attivarsi al più presto perché si possano proporre anche prodotti turistici alternativi al balneare. Puntare su nuovi turismi che possano offrire attrattività oltre al mare».
È dello stesso avviso anche Sandro Salerno, presidente di Assoturismo Sardegna: «Le previsioni dimostrano ancora una volta che il Turismo è un settore vulnerabile. Malgrado la ripresa degli ultimi anni, questi dati evidenziano quello che ripetiamo da tempo: non si può continuare a governare un settore così strategico per la nostra economia e occupazione senza attuare una visione strategica unitaria e di lungo periodo. Se continuiamo ad andare in ordine sparso, ogni territorio con la propria visione di promozione e offerta, oltre che di tasse di soggiorno, tarderemo ancora molti anni nel riconquistare la quota di mercato che abbiamo perso». La zampata delle località turistiche vista mare che hanno ritrovato stabilità politica e sicurezza è dimostrata dalla sofferenza delle aree costiere della Penisola (-1,4%), mentre i risultati migliori questa estate nelle città d’arte e nei centri minori (-0,4%) ma anche nelle località lacustri, dove Assoturismo ha registrato una domanda estera in leggerissima crescita (+0,2%).