AL GREMIO DEI SARDI DI ROMA, PROIEZIONE E DIBATTITO DEL PRIMO FILM SARDO DEL DOPOGUERRA “ALTURA, ROCCE INSANGUINATE” DI MARIO SEQUI

“Altura” con Arabella Girotti e Roberto Liberatori nella foto con Antonio Maria Masia. Sullo sfondo Mario Sequi e Alberto Moravia
di FRANCESCO CANEPA

Duecentoventicinque… anni dopo il 28 aprile del 1794, il Gremio dei Sardi di Roma è riuscito a celebrare “sa die de sa Sardigna” come meglio non si sarebbe potuto fare !

La ricorrenza  –  istituita dalla Regione Sardegna nel ‘93 –  vuole ricordare la borghesia sarda che avviò una vera e propria contestazione contro il governo piemontese che aveva rifiutato di accogliere le “cinque petizioni”, tendenti ad ottenere una maggiore partecipazione nella pubblica amministrazione civile e militare ed un alleggerimento dello strapotere dei rappresentanti locali dell’Amministrazione centrale : per qualche tempo lo stesso Viceré e la sua corte dovettero allontanarsi dall’Isola.

Con un altro salto all’indietro, ma di soli settant’anni, eccoci alle prese con l’antico dramma della raccolta del latte, della remunerazione degli allevatori e del trasporto alle aziende di trasformazione.

Fortunatamente oggi queste cose ……. !

Ma spieghiamoci meglio : nello schermo della sala Italia dell’UnAR, più di cento posti completamente esauriti, tanto che alcuni hanno dovuto seguire il film nella contigua sala Roma, campeggia una vecchia foto che ritrae un signore d’antàn con un elegante Borsalino dietro una cinepresa ed altre persone.

E’ bastato questo reperto per far scattare nel 2015  –  in sede di stesura del libro “Il Gremio”  –  la curiosità del nostro Antonio Masia, che si è messo ad indagare che cosa ci facessero Mario Sequi ed Alberto Moravia in quella vecchia immagine.

Sequi ( Cagliari 1913 ), fu un valente regista autore di tante opere cinematografiche, fra le quali una  –  girata nel roccioso paesaggio della Gallura – dedicata all’eterno tema dei pastori sardi che abbiamo sopra accennato.

Dato che non se ne trovava traccia negli archivi ufficiali (…della pellicola… non del dramma del latte in Sardegna !) è ovvio che Masia s’è lanciato, doppietta in resta, nell’impresa di andare a ritrovare il primo film sardo del dopoguerra !

Come nelle più emozionanti saghe della nostra terra, una figura femminile è giunta in suo aiuto e l’impresa si è potuta concludere vittoriosamente : la nostra Franca Farina, dopo avere compulsato i cataloghi di tutte le cineteche d’Italia, è riuscita a scovare presso Paolo Martinelli, della società Broadmedia che gentilmente ha concesso il negativo,  la preziosa pellicola ! Non contenta la ha poi restaurata, ricomponendo in uno sonoro e scena, con l’aiuto prezioso del Tecnico della Cineteca Antonio Commentucci ed il sostegno della Conservatrice Daniela Currò. 

E qui c’è voluto tutto il fiato “de su presidenti” per leggere i leggendari nomi dei titoli di testa : Mario Sequi, regista; fra gli sceneggiatori, il giornalista Pietro Lissia, anche lui sardo e fondatore del Gremio di Roma; Massimo Girotti, Roldano Lupi, Eleonora Rossi Drago, interpreti; Ennio Porrino, autore della colona sonora, eseguita con l’orchestra sinfonica della RAI di Roma !!!

Il dramma rappresentato è quello degli allevatori della zona taglieggiati da “su merj”, e dai suoi uomini, che paga il latte a prezzo vile e poi lo vende per conto suo arricchendosi di denaro e di prepotenza verso le persone lì abitanti.

E altrettanto fiato c’è voluto per ringraziare fra il pubblico registi, artisti, giornalisti e familiari dei nomi direttamente legati all’opera cinematografica.

Peccato! mancava solamente qualche discendente di Eleonora Rossi Drago : bellezza ancora acerba nel film, ma nella quale si intravedeva colei che sarebbe stata la superba interprete di film come “Un maledetto imbroglio” di Pietro Germi o “La Bibbia” di John Huston.

Tutti questi ospiti son stati invitati a portare un proprio contributo al termine della proiezione.

Masia nell’occasione, con un pizzico di sano orgoglio sardo, ha voluto testimoniare  –  come documentato nel libro di Masia sulla vita del Gremio pubblicato nel 2015  –  che  la relazione fra Cinema e Gremio è di antica data e connaturata al dna del Gremio.

Il suo fondatore, Pasquale Marica di Sanluri, anche lui con episodi di sceneggiature, aveva organizzato nel giugno del 1949 presso il Mediterraneo di Ostia la presentazione del progetto “Altura” ( venuto alla luce  sotto l’egida del Gremio ) alla presenza della signorina  Eleonora Rossi e del regista Mario Sequi, anche lui fondatore dell’Associazione, insieme ad Ennio Porrino ed altri.

Questa splendida relazione Cinema-Gremio è continuata negli anni e ancora continua con la proficua collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia–Cineteca Nazionale attraverso gli “Incontri con il Cinema Sardo”, che il Gremio porta avanti a cura di Franca Farina. 

Non mancherà, assicurano Masia e Farina, una prossima occasione per rivedere “Altura” all’interno di una sala cinematografica.

Come per tutti i film d’azione è inutile descriverne la trama, ma non si può fare a meno di sottolineare come la valentìa degli sceneggiatori e del regista ( il film è interamente girato in Gallura ), con l’apporto di una colonna sonora composta ad hoc dal maggior compositore sardo moderno, rendono quest’opera un gioiello della preziosa cinematografia italiana del dopoguerra.

Non mi posso però sottrarre all’obbligo di segnalare l’emozione che suscita la sequenza risolutiva del film con i due interpreti ( e non delle controfigure ) e gli altri pastori lanciati in un inseguimento a cavallo che neppure John Ford avrebbe saputo girare ( …..e forse non lo ha neanche mai girato).

Un’altra scena memorabile è quella del “fidanzamento” con tutto il paese negli abiti tradizionali ( doppiette comprese )  e tutti i cavalli bardati a festa, disposti a quadrato per festeggiare i promessi sposi “pappendj e buffendj” insieme al vecchio del paese, il custode “de su connottu” ( il depositario delle conoscenze ).

Una volta riaccese le luci della sala abbiamo avuto il piacere di conoscere la figlia di Massimo Girotti, Arabella, che ha confermato che sul cavallo che correva sfrenato c’era proprio il padre, consumato sportivo e campione italiano di pallanuoto con relativo fisico, poi acquisito al cinema, dove, per ironia della sorte, insidiò proprio il posto di Amedeo Nazzari, l’indimenticabile attore sardo, nei sogni delle spettatrici di allora !

Pur non avendone ripreso la professione, Marco Sequi ha voluto raccontare qualche scorcio di vita familiare che vedeva il nonno ( scomparso a Roma nel 1992 ) protagonista premuroso e severo nella realtà domestica.

Nell’occasione la figlia del maestro Porrino, Stefania  –  era presente anche la moglie Malgari Onnis  –  dopo aver ringraziato il Gremio per la riscoperta di “Altura”, ha avuto pubblica conferma dal Presidente che il prossimo 25 settembre l’Associazione proporrà un evento-concerto con le musiche del padre per ricordarne i 60 anni della scomparsa ( purtroppo a soli 49 anni, nel 1959, poche settimane dopo il grande successo al San Carlo di Napoli del dramma lirico “I Shardana, gli uomini dei Nuraghi” ) presso la BiblioMediateca e Museo dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ( Auditorium Parco della Musica in Roma ), alla quale  la famiglia ha conferito di recente un fondo con tutti i reperti ed i lavori del musicista.  

Roberto Liberatori  –  autore del volume  “Massimo Girotti – Cronache di un attore” –  ha voluto portare il proprio contributo alla celebrazione di Girotti, che fino all’ultimo ha saputo dedicare grande professionalità alla grande storia del cinema italiano.

Una piacevole sorpresa è stata la presenza di Maria Assunta Borgna, nipote diretta di Mario Sequi e sorella dell’indimenticato assessore alla cultura di Roma Capitale, Gianni Borgna, al quale è intitolata la sala dell’Auditorium, dove probabilmente sarà ripetuta la proiezione del film.

Il critico e giornalista Massimo Giraldi si è unito al coro delle rimembranze per valorizzare l’opera del regista che fu apprezzato autore a livello nazionale in un periodo nel quale in Italia non sono certamente mancati i grandi autori cinematografici.

Non possiamo citare tutti gli intervenuti e tampoco i loro interventi, ma telegraficamente possiamo riferire che il regista Fabio Segatori ha spiegato le difficoltà tecniche ed operative ( basta pensare al peso delle cineprese di allora ! ) per girare in presa diretta la scena dell’inseguimento a cavallo, sia pure con gli onesti trucchi del tempo : praticamente l’accelerazione della pellicola in fase di montaggio !

A proposito di quella scena, non si può fare a meno di sorridere nel vedere quel cavallo di razza sarda e quindi di taglia ridotta, montato da un Girotti, che con il suo possente fisico da pallanuotista, appare un gigante, con gli stivali ad un palmo dal terreno.

L’attore regista Francesco Madonna ha voluto richiamare le atmosfere da dramma greco e la insostituibile presenza delle donne del paese con i loro carichi miracolosamente in equilibrio sulla testa, traendone anche il messaggio politico-culturale in favore del lavoro svolto in cooperativa, che si rivela la soluzione più valida per i problemi derivanti dalle difficoltà di un’attività come quella della pastorizia.

Incalzati dal ticchettio di un implacabile orologio, hanno portato il loro saluto i registi Rossana Cingolani, Alessandra Peralta della Rai;  Raffaele Rivieccio giornalista e storico del cinema; Alessandro Aniballi, critico cinematografico della rivista “Quinlan”; Vanni Fois, attore; Irene Muscarà, attrice; Tomaso Mannoni, regista fra i finalisti di “Visioni sarde 2019” e vincitore del “Premio del Pubblico” in occasione della proiezione dei corti finalisti a cura del Gremio alla Casa del Cinema il 15 aprile scorso; Luisa Saba, con un intervento molto bello e ricco di interessanti valutazioni; il poeta e romanziere Marcello Soro; Angelo Tantaro, direttore de “I Diari di Cineclub : periodico indipendente di cultura e informazione cinematografica”, nonché fra gli organizzatori dell’annuale “Sardinia Film Festival”.

A questo punto il quadro era completo e, vista anche l’ora tarda, non restava che montare a cavallo ed andare verso le “roccie imbandite” dalla “Presidentessa” Toja e dalle altre volonterose Amiche dell’Associazione.

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