NON SPEGNETE “RADIO RADICALE”, LA VOCE DELLA SARDEGNA LIBERA: UNA PETIZIONE DA FIRMARE

di MAURO PILI

Poteva capitare di ritrovarsi soli nella sala stampa di Montecitorio. Della Sardegna ai media italiani fregava davvero poco. Figuriamoci se poi si doveva parlare di questioni da censura di Palazzo.

Di generali che compravano bombe e poi diventavano amministratori delegati della fabbrica che le produceva, di Presidenti della Repubblica che negavano palesi omicidi di Stato solo per proteggere se stessi e i loro accoliti. Figuriamoci se in ballo c’era la proposta di legge per l’autodeterminazione del Popolo Sardo. Censura o chi se ne frega della Sardegna.

Capitava di restare soli, ma loro c’erano sempre. E quando dico sempre, dico sempre. Infaticabili e senza censure. Dal leader di partito all’ultimo dei parlamentari. Per loro il giornalismo era voce, ascolto, interesse, pluralismo, inchiesta.

Giovanna Reanda e Lanfranco Palazzolo hanno scritto la storia parlamentare e non solo. L’hanno resa libera, senza filtri, capace di arrivare a chiunque. Pilastri parlamentari di una libera informazione chiamata Radio Radicale, la voce libera dentro e fuori il palazzo.

Ora quattro cialtroni vogliono chiudere quella voce, la vogliono spegnere perchè non la controllano. La vogliono sopprimere sull’altare del mercato, ignorando la storia, la democrazia, la pluralità, la cultura che per quarant’anni Radio Radicale ha scolpito negli annali.

Vogliono dissolvere quegli archivi di libera informazione. La voce dentro i tribunali per i processi di mafia, la voce dentro i palazzi, la voce nei convegni. Voglio spegnere una voce libera. Una voce sarda di libertà. Sì,sarda.

Se rileggo i miei 12 anni di vita parlamentare mi accorgo che per ben 312 volte Radio Radicale mi ha dato voce. Ha dato voce alla mia terra, ai suoi drammi, alle sue discriminazioni, alle violenze subite.

E non dovevo mai chiedere udienza. Con l’eleganza riconosciuta e la serietà di chi si prepara per ogni intervista, Giovanna Reanda e Lanfranco Palazzolo, c’erano sempre.

Non li vedevi, ma loro c’erano. Giovanna Reanda riusciva a parlare con dieci parlamentari contemporaneamente e ascoltare gli interventi in aula. Con la sensibilità della giornalista di trincea.

Come quella notte in cui chiesi la parola dopo le ventidue. A Cagliari stava atterrando un aereo cargo per caricare le bombe sarde per l’Arabia Saudita. Quelle da usare per distruggere la popolazione dello Yemen.

Non gli sfuggì quel mio intervento. Mi cercò all’istante per saperne di più. E da allora, in quella mia battaglia di etica e civiltà, trovai sempre loro al mio fianco.

E fu lo stesso direttore di Radio Radicale a raccontarmi che Marco Pannella, già malato, disse ai suoi di seguirmi in quella battaglia.

E poi Lanfranco Palazzolo. Onnipresente, puntuale come un orologio svizzero. Su ogni notizia lui c’era sempre. Un archivio vivente ragionato e comparato.

Dava voce alle questioni più impegnative. Gli dissi dell’attentato di Nassirya, del fatto che ci fossero documenti che attestavano le responsabilità dei vertici su quella tragedia. Non ci pensò due volte a chiedermi ogni dettaglio, ad approfondire, fregandosene di veti e bavagli di Stato.

Con Radio Radicale per 312 volte https://www.radioradicale.it/soggetti/86860/mauro-pili ) sono riuscito a far arrivare la voce della Sardegna dove in molti non volevano.

Ora la vogliono chiudere. Una voce di libertà e di onestà intellettuale.

Non li giudico. Non mi voglio attardare con chi non ha la più elementare cognizione di libertà e pluralismo. Spero solo che la coscienza di costoro possa tremare come uno tsunami quando si accorgeranno della nefasta scelta che stanno per compiere.

Non c’è molto tempo. Io firmo la petizione per salvare Radio Radicale, una voce libera anche per la Sardegna:

https://www.change.org/p/giuseppeconteit-salva-radio-radicale-per-garantire-il-diritto-dei-cittadini-a-conoscere-per-deliberare

Firmo per un gesto di libertà e gratitudine nei confronti di una voce che ha conquistato sul campo i valori più alti della libertà e della democrazia, della coscienza civile e sociale.

Grazie Radio Radicale, per esserci stata, per continuare ad esserci!

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