di LUCIA BECCHERE
A progettare la vecchia Cattedrale di Santa Maria Maggiore di Nuoro nel 1979-1780 fu il Regio Architetto piemontese Giuseppe Viana che tra il 1755 e il 1787 operò in diverse località della Sardegna, tra cui Sassari e Cagliari. Per Monsignor Antioco Serra- Urru primo vescovo della ricostituita diocesi di Nuoro come entità autonoma dell’antica diocesi di Galtellì (21 luglio 1779), una delle prime preoccupazioni fu quella di dare alla diocesi una cattedrale dignitosa che servisse da esempio alle altre parrocchie. Di fronte alla casa vescovile si trovava l’antica pievania diventata chiesa cattedrale «non bella, non grande e per di più in cattivo stato ». Serra-Urru avrebbe voluto costruirne una nuova, ma i tempi non erano maturi. Scartata questa ipotesi e con l’aiuto di re Vittorio Emanuele III che inviò a Nuoro l’architetto Viana, l’antica pievania di Santa Maria Maggiore venne radicalmente restaurata, arricchita di arredi sacri di grande valore e di paramenti provenienti da chiese dei padri gesuiti di Oliena e di San Michele di Cagliari.
Poiché il reale Senato del Piemonte aveva emanato un decreto (11 dicembre del 1777) che imponeva l’impiego di figure professionali in tutto il regno, nonostante l’atavica povertà dei territori interni continuasse a favorire l’impiego di figure artigianali a discapito di operatori moderni, dal continente arrivarono in Sardegna diverse maestranze qualificate. Nel 1750 era giunto a Nuoro Andrès Gambogi di Bartholomeus, nato nel 1730 nella villa di Onetta frazione di Borgo Mozzano dello stato di Lucca, che vantava il titolo di Mastro albanil (costruttore) specializzato nell’edificare archi e dunque facente parte di quelle maestranze qualificate imposte dal regio decreto.
La presenza di questo toscano in città che risale al 1750 circa, è attestata dal suo atto di matrimonio con la nuorese Maria Grazia Guiso (1735/1805) di Sebastiano e Sebastiana Dorvidì, datato il 1° luglio 1758 e custodito nell’archivio vescovile di Nuoro che lo certifica come Andrès Gambogi “forestiero” de Lucca. (In seguito l’atto di battesimo del figlio Bartholomeus lo indicherà come mastro). Da questo matrimonio nacquero cinque figli: Costantina, Bartholomeus, Salvador, Paschalis e Sebastiano. L’atto di morte avvenuta a 56 anni l’8 luglio 1786, ci attesta che fu sepolto a Nuoro nell’antica chiesa di San Pietro, attuale chiesa del Rosario.
Andrès Gambogi, divenuto ormai Cambosi, lo troviamo anche nella relazione datata 7 Marzo 1780 che il regio architetto Viana aveva redatto in seguito al sopralluogo da lui effettuato prima dell’intervento di ristrutturazione della vecchia cattedrale di Santa Maria Maggiore (quella attuale di Santa Maria de Nives fu progettata dall’architetto Antonio Cano nel 1836) e custodita nell’Archivio di Stato di Torino che al punto 5 della lettera che Monsignor Antioco Serra-Urru invia al Sindaco e ai Consiglieri, recita quanto segue: « …il Mastro Andrei Cambosi domiciliato in questa villa, di nazione Fiorentino bene istante mediante la somma di scudi cento dovrà interamente sbianchire tutto il corpo della chiesa e rappezzare alcuni buchi esistenti in vari siti della medesima e come stabilito eseguire a tutta perfezione… La somma convenuta dovrà farsi in tre termini, cioè una all’inizio, l’altra alla metà dell’opera e l’altra infine al collaudo ».
Abbiamo anche la certezza della sua partecipazione all’ampliamento del convento dei Frati Osservanti grazie ad un atto del 24 ottobre 1782 fra i due albaniles (costruttori) Augustin Floris e Andrès Cambosj da una parte e dall’altra Gabriel Serra Guiso in qualità di Sindaco, documento consultabile presso l’archivio di stato di Nuoro che attesta il suo intervento nella realizzazione di celle – volte – «un ventanon cara el camino» e perfino lo stesso chiostro.
Il Cambosi, specializzato nella costruzione degli archi, ne aveva edificato diversi in città e ancora oggi li possiamo ammirare in via Solferino nella casa che in seguito verrà acquistata dall’ingegner Pietro Nieddu (1860-1935) e in alcune abitazioni private in via Sebastiano Satta ex Sa Purissima.
E poiché il Concilio di Trento col decreto del 15 luglio 1563 ordinava che in ogni diocesi sorgesse un Seminario per la formazione degli aspiranti al sacerdozio, Monsignor Antioco Serra-Urru pose al centro delle sue priorità anche il seminario che ebbe la sua prima sede in un modesto edificio di fronte alla casa vescovile costruito alcuni decenni prima dal gesuita padre Giovanni Battista Vassallo e utilizzata per gli esercizi spirituali. Per questi motivi il Vescovo, ad un anno dal suo ingresso in città (19 maggio 1781), fece erigere anche il Seminario. I lavori iniziarono nel 1781 e terminarono nel 1784, anno in cui furono accolti i primi seminaristi. Si ha la certezza che il Cambosi abbia preso parte anche a questa costruzione, lo confermano le sue lontane discendenti Franceschina e Antonietta Cambosu che ancora oggi lo ricordano per aver sentito raccontare dai genitori e dai nonni di questo grande progenitore venuto a Nuoro dalla Toscana. (Sarà Monsignor Giovanni Maria Bua, ordinato vescovo nel 1828 ad affidare la progettazione dell’attuale Seminario all’Architetto Giuseppe Camminotti che verrà inaugurata nel 1833).
Andrès Cambosi, oggi Cambosu, dopo avere lavorato a lungo nell’edilizia, aveva realizzato un grande patrimonio immobiliare e terriero. Alla sua morte (1786) ad ereditare il suo mestiere di costruttore sarà il figlio Bartholomeus (1765-1820) che per aver sposato Mariangela Contene verrà da tutti conosciuto come Bertu ’e Contene. Costui, senza la guida di un genitore così esperto, non ebbe grande fortuna come costruttore e andò incontro ad un fallimento di cui oggi non si conoscono le cause, forse per mancata retribuzione delle commende o perché in un territorio a vocazione agropastorale poco spazio si concedeva all’edilizia. Tuttavia per il figlio di quel bravo costruttore toscano che godeva di grande stima e rispetto, amici e parenti si attivarono a costituirgli un gregge offrendogli in dono delle pecore. Fu così che Bertu ’e Contene da costruttore divenne pastore. Nella storia del popolo sardo forse è questa la primaparadura di cui oggi si ha memoria. Gesto antico e solenne, tutt’ora fortemente radicato nella nostra società, che implica non solo generosità e altruismo, ma anche impegno morale da parte del beneficato che a sua volta dovrà contribuire a donare del proprio a chiunque che per carestia, furto, incendio o altra calamità naturale, si possa trovare in difficoltà.
Dunque, fu Andrei Cambosi de Lucca il capostipite della grande famiglia nuorese dei Cambosu, prinzipales di Santu Predu nonché il trisavolo dello scrittore Salvatore Cambosu (Orotelli 1895Nuoro 1962) e del Nobel Grazia Deledda Cambosu (Nuoro 1871 Roma 1936).
per gentile concessione de https://www.ortobene.net/
Interessantissimo articolo, lo direi più un saggio storico puntuale e accurato. Complimenti!