VIAGGIO NEL MISTERO DI DOSTOEVSKIJ: UN ROMANZO AMBIENTATO IN RUSSIA PER IL NUORESE CIRIACO OFFEDDU CON “L’ALTALENA DI APOLLINARIJA”

ph: Ciriaco Offeddu
di LUCIA BECCHERE

Ambientato nella Russia di fine 800, il romanzo del manager scrittore nuorese Ciriaco Offeddu L’Altalena di Apollinarija, Gingko edizioni, denota una grande conoscenza della storia e della letteratura russa da parte dell’autore che, con un linguaggio chiaro ed incisivo ci ripropone in chiave neo situazionista (dottrina che nega l’esistenza di un confine fra il vero e il falso) l’affascinante quanto misteriosa esistenza di colui che viene considerato uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi: Fedor Dostoevskij.

Attorno a personaggi più o meno discutibili del tempo pullulano scandali e passioni, intrighi e spionaggi, mentre l’autore li anima fra vizi e virtù (per la verità più vizi che virtù) comuni alla società che li ha espressi. Se nelle sue pagine Dostoevskij dà voce, determina e consegna alla storia una umanità invisibile che si muove in un sottosuolo in ebollizione come sciame di falene che volteggiano nel buio, il romanzo di Offeddu rielabora un mondo inquietante, misterioso e affascinante in cui sotto un’apparente normalità germogliano movimenti politici, fi- losofici e circoli culturali in grande fermento. Accanto a grossi nomi della cultura tentano di imporsi numerosi improbabilimaitres à penser o idoli pagani come Baphometche profetizza la fine dell’Impero. La profezia di Baphomet minaccia le fondamenta dell’impero già indebolite da attentati ed insurrezioni, aleggia e sovrasta come una densa nube sul cielo della grande Russia dove confondere il vero e il falso significa mettere in dubbio lo zar e minare le fondamenta della nomenclatura. Su questo scenario vigila minacciosa col suo potere di vita e di morte la polizia segreta, la Terza Sezione che con qualsiasi mezzo tenta di reprimere ogni alito di rivolta.

Nel testo un’analisi spietata di figure che fuggono dalla miseria e dall’anonimato per animare i salotti culturali di Mosca e San Pietroburgo con l’intento di affrancarsi dal nulla. L’amore non ha confini etici ma si sprigiona libero ed incontrollato per nutrirsi di gelosie e passioni, in un turbinio di incontri con persone squallide e sinistre. Personaggi potenti, eminenze grigie artefici di fatti e misfatti ruotano attorno al potere. Nel libro, frutto di meticoloso studio di ricerca, emerge il quadro della turbolenta società del tempo, un ventaglio di ritratti che si affannano alla ricerca spasmodica del vero e del falso, un mondo dove politica e cultura si alimentano nei salotti, nei circoli e nelle organizzazioni.

Impietosi e senza filtri s’impongono i ritratti delle tre donne di Dostoevskij: Maria Isaeva la prima moglie che l’aveva scippato della sua autostima ma che lui accettava come una sorta di fatale espiazione perché «per raggiungere l’armonia e l’equilibrio dobbiamo passare a traverso la sofferenza», Anna Snitkina, che si attribuiva ingiustamente il merito della sua formazione artistica, e Apollinarija Suslova che più di tutte aveva colto in lui il genio unico e maledetto, resa immortale nelle pagine dei suoi libri, emblema dell’amore totalizzante, sofferto e tempestoso.

Autore di innumerevoli capolavori che sfidano il tempo quali I fratelli Karamazov,Dostoevskij muore il 9 febbraio del 1881 prima del suo sessantesimo compleanno. Nel testo le pagine intense che raccontano il suo funerale, la partecipazione di tutta quell’umanità che ha descritto e ha reso eterna nei suoi libri, ma anche la tormentata passione di Apollinarija nei confronti del genio indiscusso, tormentato e avvolto di mistero perfino nel momento estremo della morte dove il vero e il falso che si intrecciano e si confondono, simboleggiano un impero che non è capace di rinnovarsi, ma trova nella repressione e nel dispotismo le ragioni del suo esistere.

Dedicato a Fedor Dostoevskij e a colei che è stata la sua musa ispiratrice Apollinarija Suslova, il libro che ci propone una decina di ritratti, vuole sublimare la misteriosa complessità del grande scrittore la cui fine alimenta il divario fra il vero e il falso rendendo sempre di più irraggiungibile il nostro genio in quanto «la verità più la si insegue più si allontana».

per gentile concessione de https://www.ortobene.net/

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