di PATRIZIA BOI
Geronimo, un vecchio ed elegante cavallo di razza, abile corridore, aveva vinto molte gare di trotto e di galoppo. Aveva fatto vincere al fantino Chicco Salis più di una Sartiglia – Sa Sartiglia è una gara di cavalli che si corre a Oristano – e aveva partecipato a molte corse negli ippodromi del continente.
Ritiratosi dalle corse per limiti d’età, si era dedicato all’insegnamento.
Spiegava alla sua classe di cavallini e cavalline come vivere una vita di corsa.
Non era stato mica facile diventare un campione, non gli era bastata l’abilità, ma c’era voluto impegno, volontà e tanto allenamento. Ma, si sa, i cavalli sardi sono testardi e caparbi e quando si mettono in testa una cosa vanno dritti per la loro strada come se indossassero il paraocchi.
È vero solo in parte che campioni si nasce; in parte è la capacità di combattere che costruisce il campione.
Molti cavallini, figli di cavalli di razza e di grandi campioni, lo ascoltavano annoiati convinti che fosse automatico diventare vincenti. Ma spesso chi aveva questa pretesa restava deluso.
«Senza impegno si perde senz’altro» pontificava Geronimo.
Una deliziosa puledrina bianca allevata nei campi di Fertilia ascoltava le lezioni del professore senza perdere nemmeno una parola. Si impegnava con tutte le forze per seguirne l’esempio e per questo veniva derisa dagli altri puledri.
«Sei una secchiona!» la canzonavano i puledri maschi.
«Stai sempre a studiare, perché non curi, invece, l’aspetto della tua criniera? Si vede che sei figlia di bestie da soma» la rimproveravano le puledre femmine.
Ma Aurora, così si chiamava questa puledrina, non badava a quello che dicevano i suoi compagni di classe.
Tutte le mattine, prima di andare a scuola, faceva lunghe corse al galoppo sulla spiaggia di Alghero, mentre gli altri puledri dormivano comodamente nelle loro stalle. E il sabato e la domenica, quando le spiagge erano troppo affollate, galoppava attraversando le verdi campagne del sassarese spingendosi, a volte, anche verso le zone più interne della Sardegna.
Quando Aurora era stanca, si stendeva su un prato e cominciava a fantasticare sul suo futuro. Immaginava di essere una nuvola bianca che corre nel cielo attraversando al galoppo tutto il mare della Sardegna. Lei non si sarebbe rotta la schiena a furia di tirare il carro come avevano fatto i suoi genitori che, pur cavalli di razza, avevano dovuto sacrificare le loro qualità come aveva deciso il padrone.
Un bel giorno, infatti, quando era quasi tempo di esami, il professor Geronimo la scelse per sostituire una giumenta che si era rotta una zampa in allenamento. La corsa era importante e Aurora era così emozionata che non riusciva a tener ferma la sua folta coda.
Fu fatta partire in fretta e furia per il continente e per la prima volta attraversò il mare. Geronimo la accompagnò e le stette vicino suggerendole tutto quello che era necessario per vincere la corsa.
Arrivò il giorno, era domenica. La gara si svolgeva all’ippodromo delle Capannelle, a Roma. Correvano otto femmine di tre anni per il Premio più ambito della stagione. I cavalli alla partenza, furono introdotti nelle cosiddette ‘gabbie di partenza’ che, al segnale dello starter, sarebbero state aperte dando inizio alla gara. Sulla linea di partenza Aurora si sentiva le zampe rammollite per la tensione.
L’Ippodromo era gremito, Capannelle vestiva l’abito delle grandi occasioni e si respirava nell’aria tutta l’importanza della manifestazione. Quando lo starter diede il via, Aurora non fece più caso agli altri cavalli e incominciò a galoppare con tutta l’energia che in quel momento trovò dentro di sé.
Alla prima curva superò alcuni cavalli, alla seconda curva superò altri cavalli, sul rettilineo successivo superò gli altri cavalli e finalmente arrivò sulla dirittura d’arrivo tutta sola.
Si sentiva leggera come una piuma di gabbiano e aveva l’impressione di essere sospinta da un vento fresco e gentile. Galoppò ancora per qualche secondo e giunse all’arrivo in testa.
All’ippodromo ci fu un boato: nessuno si aspettava che quella cavallina sconosciuta diventasse campionessa.
Da quel giorno nessuno dei compagni di classe osò più deriderla e offendere la sua umile provenienza.
Il professor Geronimo è il suo inseparabile allenatore e tutte le sere galoppano insieme lungo la spiaggia di Alghero e si vede lontano un miglio che sono due campioni.
O voi cavalli che siete campioni
e non vivete mai di illusioni
come Geronimo abbiate umiltà
solo chi ha fegato vincer saprà.
Voi cavallini ancora inesperti
non vi sognate d’essere prescelti
se non ponete un poco d’impegno
a nulla valgono forza ed ingegno.
Qui la seconda puntata: