di Massimo Carta
Nell’ambito delle Giornate Europee del Patrimonio, promosse dal Consiglio d’Europa dal 1991 per valorizzare il patrimonio culturale dei paesi membri, l’Amministrazione Comunale di Iglesias, aderendo all’invito del Ministero per i Beni e le attività culturali, ripropone al pubblico la mostra documentaria dal titolo: “Itinerari di miniera. Storie di migrazioni fra la Germania ed il Sulcis Iglesiente”, arricchita, quest’anno, da contributi video e iconografici. Nell’anno in cui Essen (nel Bacino minerario della Ruhr) è Capitale Europea della Cultura, la mostra è volta a testimoniare la continuità e la diversità delle migrazioni di individui alla ricerca del lavoro in miniera, tra Iglesias, Carbonia e diverse zone della Germania (tra cui, in tempi recenti, Oberhausen, città gemellata con Iglesias e Carbonia), nell’arco di un secolo e mezzo. Nei documenti proposti emergono, talvolta appena intuibili, talvolta evidenti e manifesti, diversi tipi di migrazioni (di linguaggio, di uomini, di invenzioni e macchinari, di competenze professionali) e diverse fasi nell’arco di tempo che si è voluto circoscrivere tra il 1850 ed i nostri giorni, con uno sguardo ai periodi precedenti. È stato infatti impossibile ignorare il più antico e importante documento della storia di Iglesias, il Breve di Villa di Chiesa, il cui quarto libro è interamente dedicato alle norme relative all’attività mineraria del territorio circostante Villa di Chiesa, denominato “Argentiera”, e in cui molta parte dei termini tecnici usati è di origine germanica. Come è stato impossibile ignorare la lunga e cospicua storia “mineraria” della Germania. Dal 1850, poi, è tutto un susseguirsi di testimonianze: – sulle migrazioni di uomini, (dapprima i dirigenti tedeschi nelle nostre zone intenti ad avviare l’attività estrattiva, poi i viaggi di istruzione in Germania dei dirigenti sardi, poi operai e ingegneri nella Carbonia appena fondata, poi i sardi nel Reich alleato, il loro ritorno, poi i viaggi di sardi in Germania verso le ditte e le miniere del bacino della Ruhr ed altre zone, la crisi delle nostre miniere e nuovamente i sardi in Germania per cercare lavoro fino ad oggi); – sulle migrazioni di competenze e macchinari (dapprima brevetti tedeschi a Monteponi e poi viceversa, cioè invenzioni di macchinari nati nella nostra zona ed esportati in tutto il mondo e fabbricati anche in Germania, importazioni ed esportazioni di materiali e parti di apparecchiature) – sulle migrazioni di esperienze (talvolta dolorose come quelle del licenziamento o quelle della guerra, della lontananza dalla propria patria, della volontà di ritrovarsi ad esempio nei circoli di sardi in Germania). Il senso del lavoro di ricerca, che ha visto coinvolto il personale dell’Archivio Storico Comunale, il personale della Soprintendenza Archivistica per la Sardegna, la Federazione dei Circoli Sardi in Germania ed in particolare il Circolo “Rinascita” di Oberhausen, e tutti coloro che hanno collaborato a vario titolo, è stato fondamentalmente questo: rintracciare l’identità nel raffronto con una realtà locale diversa ma tanto simile.