di GIAN PIERO PINNA
Il 1° marzo scorso, tre classi dell’Istituto Comprensivo di Ghilarza, grazie alla disponibilità del dirigente Carlo Passiu, con grande interesse hanno preso parte alla presentazione del progetto “Mangiar sano, Crescer meglio, Mangiar sardo: dai Saperi ai Sapori”, elaborato da Mario Di Rubbo e Serafino Mura.
Il progetto nasce anche grazie alla collaborazione e la partecipazione dell’Associazione Più Sardegna, Campagna Amica e Coldiretti Oristano.
I ragazzi delle tre classi delle sezioni A, B e C, erano accompagnati dai docenti referenti, Antonio Pinna, Elisabetta Sanna e Maria Rosaria Virdis.
Dopo l’introduzione e i saluti del dirigente, Carlo Passiu, ha preso la parola Mario di Rubbo, presidente dell’Associazione Più Sardegna, che ha spiegato ai ragazzi, le finalità del progetto, chiarendo che nel corso delle varie giornate in cui sarà articolato l’evento, ci sarà spazio per analizzare a fondo, anche con esperti del settore e artigiani che si esibiranno con dimostrazioni pratiche, in modo da illustrare meglio gli argomenti che verranno trattati.
“Durante le varie giornate che saranno organizzate nell’ambito del progetto – ha spiegato Mario Di Rubbo – dedicheremo ampio spazio alla produzione del formaggio e in modo particolare a quella del pecorino, anche con l’ausilio di un pastore che farà una dimostrazione pratico di come si fa questo alimento. Ci sarà anche una giornata dedicata al miele e un produttore verrà per far capire quali sono i pregi e le differenze che ci sono tra le varie qualità di questo prodotto. Altro alimento importane e componente principale della dieta dei sardi, l’olio, alla quale sarà dedicata un’altra giornata, Infine l’agnello sardo e la produzione del pane, con la preparazione e la cottura, in un forno adiacente l’Istituto”.
Al dirigente della Coldiretti di Oristano, Serafino Mura, è spettato il compito di far capire ai ragazzi, il valore e i vantaggi che si hanno nel consumare i prodotti della nostra terra, che oltre a farci mangiare alimenti sani e genuini, col loro consumo, viene innescato anche un circolo virtuoso, che reca vistosi vantaggi per l’economia locale.
Al giornalista Gian Piero Pinna, che avvalendosi di quanto pubblicato sulla sua opera, Storia della Cucina Sarda e Oristanese, ha portato diversi esempi di come il nostro modo di alimentarci abbia radici molto lontane, sino ad affondare nella preistoria: “Infatti – ha affermato – molti dei nostri cibi, sono arrivati a noi attraverso tecniche di cottura che si sono susseguite nei secoli”. Il giornalista, ha fatto l’esempio di una delle più antiche tecniche di cottura, quella comunemente conosciuta come “a carraxiu”, in pratica si tratta di cuocere un capo di bestiame sotto terra, col fuoco acceso sopra questo forno primitivo. Un altro riferimento è stato fatto per un piatto di cacciagione, praticato sino a qualche hanno fa, quando non era ancora vietata l’uccellagione, si tratta di “is pillonis de taccula”. Altri riferimenti storici sono stati fatti, descrivendo un pranzo per duemilacinquecento persone, che venne preparato e servito in occasione della prima messa di don Antioco Marcello di Mamoiada.