di FIAMMETTA MORETTI
È autunno, ma la giornata è limpida. Mamma è di sotto che lavora, prego, si accomodi…
Come se mamma fosse
impegnata al portatile, tazza di caffè in mano, connessa con il mondo.
Mamma invece sta mescolando qualcosa in un barattolo. L’odore nell’aria è
quello inebriante e creativo dell’arte, quella che Liliana Cano trasferisce da un’ottantina d’anni su tele – grandi
di solito – o superfici murarie; il dentro o il fuori di case, musei,
università. In Italia o all’estero.
Liliana è sarda di genitori, ma è figlia grata al mondo. Ha 94 anni e progetti per tutto il prossimo secolo, alimentati da una voglia di fare, inventare, creare e produrre che ha solo chi ama visceralmente il proprio lavoro. Come sempre succede quando si chiacchiera piacevolmente i discorsi prendono l’iniziativa; svoltano curiosi a destra e sinistra senza un apparente filo conduttore; è così che parlandomi della sua infanzia mi racconta di quella volta che, bambina, rientrata a casa da scuola chiede a sua madre cosa volesse dire chiacchierare. Non aveva capito cosa intendesse la maestra che aveva appena ripreso uno scolaro per via delle chiacchiere. Allora come oggi Liliana è tutt’uno con la superficie bianca e lo strumento con il quale lascerà il segno del suo passaggio, al punto che allora non sapeva cosa significasse chiacchierare ed oggi dice di non essere capace di farlo. Ma non è vero. Ne sono testimone.
Posso darti del tu?
Certo, ci mancherebbe…
Percepisce il mio disagio a far altrettanto, mi sorride e mi invita a farlo.
Anni ’50: via Usai a Sassari come Montmartre à Paris. Laboratorio Sassu cenacolo artistico animato da Meledina, Spada, Piu. E Liliana: unica donna. Sì è vero, ma del resto, pare che già le pitture rupestri fossero in gran parte opera di donne (n.d.r. uno studio condotto dalla Pennsylvania State University sulle contro-impronte realizzate con la tecnica dello stencil sulle pareti di 8 grotte ha potuto stabilire che tre quarti di esse siano state lasciate da mani femminili).
In molte tue opere si legge un grido contro la prevaricazione inflitta dal potente sul debole… Sì, ne sono molto colpita: dal centauro che insegue la fanciulla al padrone che vessa i contadini. Per il murales dei moti angioini a Bono per esempio ho studiato gli avvenimenti storici, ma mi sono lasciata guidare dagli aneddoti che ancora vivono ancora nella memoria storica delle genti di quel luogo: i padroni nei campi, non paghi del loro potere, che pretendono di sedersi sulle schiene di contadini accovacciati. E la rivolta dei lavoratori…
Ottant’anni abbondanti di arte: qual è stata l’evoluzione della tua pittura? Ho iniziato da bambina. Mamma, pittrice per passione, mi metteva sul tavolo oggetti per la copia dal vero: fiori, frutta, cacciagione… e ne venivano fuori nature morte proporzionate, come se avessi studiato per farlo. Gli studi avvennero poi, ma già da piccolissima vedevo un oggetto e sapevo che ne avrei potuto riprodurre le forme su un foglio con la matita o direttamente con i colori. Era, ed è ancora, qualcosa che stava dentro di me e non aspettava altro che di uscire. La mia è una ricerca continua esclusivamente dentro di me; per quanto possa restare affascinata dall’arte altrui, Tintoretto come Van Gogh, ogni passo che muovo è per scoprire un’altra parte di me.
Oltre a quelli che hai citato, dall’arte di chi sei rimasta affascinata? Dall’arte di tanti, ma ti racconto un episodio che mi è rimasto nella memoria: sono nata a Gorizia, ho studiato a Torino e sono arrivata a Sassari per la prima volta dopo la guerra; qui ho iniziato ad insegnare in una di quelle scuole che allora servivano per l’avviamento al lavoro, quando sono stata chiamata in direzione; apro la porta, entro e per poco svengo… Il direttore era Mario Delitala! E stava lavorando. Stava incidendo!
Sei rimasta affascinata dalla sua tecnica? Sai cos’è la tecnica? È quella cosa che dice che non sei un pittore.La tecnica – che poi non è una sola – nasce con il pittore. Ognuna nasce per portare fuori ciò che un artista ha dentro di sé; se non ha nulla, anche se le mani sanno usare una tecnica, non produrrà nulla che possa chiamarsi arte. Quando un artista ha qualcosa da dire, la tecnica gli fugge dalle mani, la inventa sul momento pur di far venire fuori ciò che non può più stare dentro.
Per una che dice di non saper chiacchierare se la cava davvero bene; ridiamo tanto. Liliana è un fiume di ricordi che scorre nel racconto lento, ma senza soste, di aneddoti ricchi di persone e personaggi che sembrano dipinti. È capace di riprodurre con le parole una percezione visiva e comunicarti una sensazione come avrebbero fatto con il pennello Manet o Monet, Degas o Renoir. Non è per loro che ha trascorso 18 anni in Francia, ma per trovare altri bandoli nella matassa e ricominciare ad intrecciare ognuno. Col pennello naturalmente.
Grazie per questo articolo scritto con amore e grazia….
L’Artista merita, chi l’ha intervistata è riuscita a far emegere la magia di una Donna straordinaria.
Complimenti davvero
È proprio vero. Un articolo bellissimo ❤
Bellissimo articolo…. Grande stima per una Donna che ha saputo raccontare la vita con i suoi bellissimi colori . Mi é piaciuto molto quando parla della tecnica, “ognuna nasce per portar fuori ciò che un artista ha dentro di se”.
Io non mi sento un artista, ma attraverso la mia tecnida, come dice Liliana, riesco a creare ciò che sento.
Vi seguo sempre, buon lavoro Roberto
Grande … Liliana… La mia pittrice preferita… ❤️
Grande donna
Meravigliosa in tutti i sensi
Conosciuta a Su Gologone
Dove la sua arte si respira sempre grazie a Giovanna che mi ha permesso di conoscerla
Parole giuste le sue dove riesco a ritrovare un po’ di me
Complimenti a lei di esistere e a chi ha condotto l’intervista
Il grande piacere di sentirsi Sardi,
e’ un grande esempio complimenti
Grande ARTISTA che stimo tantissimo.
Ciao zia sei sempre in gamba un ricordo che ho impresso è il profumo dei tuoi quadri quando papà Umberto ci portava nella tua casa a Sassari sapevano di more
Ognuna nasce per portare fuori ciò che un artista ha dentro di sé; se non ha nulla, anche se le mani sanno usare una tecnica, non produrrà nulla che possa chiamarsi arte. Quando un artista ha qualcosa da dire, la tecnica gli fugge dalle mani, la inventa sul momento pur di far venire fuori ciò che non può più stare dentro
Complimenti Fiammetta hai saputo rendere merito e inquadrare bene la figura di una grande artista quale è Liliana Cano.
Un’ impronta indelebile, Liliana Cano l’ha lasciata nel mio animo fin da quando ero una ragazzina.
E’ stata mia insegnante di disegno alla scuola media N°1 di Sassari negli anni 50.
I miei ricordi sono tanti e nitidi. Amavo fin da allora il disegno in tutte le sue forme. Da lei ho appreso tanto sia dal punto di vista tecnico che creativo, come pure il senso cromatico e con le sue sfumature che ancora oggi riesco a trasferire nei miei modesti lavori. Tanti sono gli episodi di vita scolastica che ricordo benissimo,come quando in classe si adirava per la lavagna di plastica verde, sulla quale dava sfogo alla sua vena artistica. Diceva che i colori da lei usati su quel supporto plastico,non rendevano giusto merito ai suoi lavori, vere e proprie opere d’arte che purtroppo sono andate perdute (ed erano davvero tante) perchè puntualmente venivano cancellate dall’insegnante che arrivava in classe dopo le sue due ore di lezione,mentre, noi alunni,ancora estasiati, esclamavamo un lunghissimo nooo… di disapprovazione.
Liliana Cano era severa,burbera ma di animo buono. Ricordo ancora che aveva regalato, alla fine del triennio, a tutti gli alunni una sua opera.
Io non ho quel dono e quel ricordo perchè, stupidamente e inconsapevolmente lo rifiutai, ritenendo che quello dato a me, fosse meno bello di quello donato ai miei compagni. Oggi mi pento amaramente di quel gesto.
Tuttavia penso che il più bel dono che la professoressa mi abbia lasciato, sia l’hobby che ho per la pittura e per l’arte. Hobby che ha contribuito notevolmente alla mia formazione personale e professionale. La pittura, in particolare, mi è stata di grande aiuto nell’alleviare la sofferenza del mio animo nei momenti tristi che la vita mi ha riservato.
Io ricordo negli anni 90 di aver avuto una professoressa di arte ricordo perfettamente il cognome Cano ma non so se effettivamente fosse lei.
Adorabile … io una privilegiata x averla conosciuta e per l’omaggio da LEI ricevuto, il mio ritratto. A distanza di 40 anni anche il ritratto del mio primogenito.
Grazie Liliana Cano , grazie di ❤
Orgogliosa d’essere stata sua alunna! Mi piacerebbe rivederla e risentire la sua risata! ♥️😂