LA FOTOGRAFA CHE RENDE LEGGENDARI I CENTENARI: ANDREA SPIGA CHE IMMORTALA SOGGETTI CON SCATTI DI ALTISSIMO LIVELLO

in primo piano, Andrea Spiga. Nell’articolo alcuni scatti con i soggetti centenari
di FEDERICA SABIU

La Sardegna come Okinawa, l’altra isola conosciuta nel mondo per l’elevato numero di centenari, ha attirato le attenzioni di ricercatori provenienti da tutti e cinque i continenti, intenti a scoprire quali siano gli ingredienti di questo elisir di lunga vita che gli è valsa la nomea di “blue zone”. Ed è proprio qui che nasce il progetto di Andrea Spiga, Dna100

È un’artista, ma è anche una studiosa appassionata di questo fenomeno, non si accontenta di fotografare, nei suoi lavori va sempre a fondo, e così ha fatto anche questa volta andando a conoscerli di persona, entrando nelle loro case, non solo come fotografa ma allestendo oltre il set delle vere e proprie interviste sulla loro vita e consacrandoli in foto che sembrano dipinti che parlano.

Nasce così un vero e proprio progetto intitolato Dna100, che immortala o meglio rende immortali soggetti che di anni ne hanno 100 e passa, storie diverse unite da un comune denominatore, aver spento cento candeline. La vita di queste persone che Andrea ha incorniciato in suggestivi primi piani ed in mani che intrecciano rosari ha un sapore dolce ed amaro al tempo stesso.

Guardo le foto e vedo visi ed occhi che raccontano storie di un secolo fa, mani deformate dall’artrite che ancora portano i segni di antichi mestieri passati in disuso. Sono donne e uomini forti come il granito che incornicia la loro terra, sono flessibili come le canne al vento di Grazia Deledda che flettono ma non cedono, sono i centenari che portano alto il nome della Sardegna nel mondo.

L’immagine simbolo delle sue mostre è un ritratto fotografico da lei fatto ad una bambina di 12 anni, nipote di un centenario, che rappresenta l’unione fra il passato ed il presente essendo portatrice di questo particolare gene, quello della longevità. La sua prima retrospettiva all’aeroporto di Olbia da li a seguire una serie di appuntamenti che la vedranno protagonista di questo esperimento fotografico che la sta portando in giro per il mondo.

Le foto sono rigorosamente in bianco e nero quasi a voler risaltare i segni del tempo che inesorabilmente passa e, senza alleggerire volutamente certi tratti del viso induriti e segnati dagli anni. “Il più anziano è di Orotelli, 107 anni ed una vita passata tra i campi e la famiglia, oggi coltiva la sua passione, scrive poesie in sardo. Ha piacere di farsi fotografare, sa che passerà alla storia.”

I suoi scatti sono perfetti, sono fotografie senza tempo, che parlano, che raccontano, che a volte commuovono e che fanno immaginare, il tutto accompagnato da bellissime didascalie in formato poesia della sua collaboratrice, la Dott.ssa Barbara Morittu (“metti la tua mano qui in mezzo, voglio raccontarti una storia, come faceva mia mamma quand’ero bambina. Il fuoco scoppiettava, la mia mano stava al sicuro tra le sue… Quanto tempo è passato eppure ricordo ancora la sua voce”).

Il termine blue zone viene coniato per la prima volta in Sardegna da due studiosi, Gianni Pes e Michel Poulen e, va ad identificare quelle aree del mondo con la più alta concentrazione di centenari: oltre alla Sardegna, Okinawa in Giappone, Icaria in Grecia, la comunità di Loma Linda in California, Nicoya in Costa Rica.

Curiosità: i paesi che fanno parte delle blue zone qualora volessero esportare prodotti grazie a questo “marchio” hanno una corsia preferenziale e, non è finita qui!

In alcuni paesi del mondo, compresi gli Stati Uniti d’America dove tutto ruota attorno al “wellness”, si sta cercando di adottare un regime alimentare salutare che porti ad un miglioramento della vita in qualità e durata, per questo sono stati creati dei corner all’interno di numerosi negozi specializzati dove si possono trovare i cibi delle cosiddette”blue zone”.

Inizialmente si pensò che l’isolamento della Sardegna in quanto isola fosse una cosa determinante per la modifica dei geni della longevità ma, andando a fondo, si scoprì che in realtà questo fattore contribuiva solo del 20%. Una volta intervistati numerosi centenari gli studiosi stessi capirono che “il fattore sociale”, cioè quello di far parte di una comunità che li rendesse partecipi, era sicuramente un fattore determinante che oltre al benessere generale li manteneva“alti”a livello psicologico.

Quali sono i territori che custodiscono “gelosamente” questi uomini secolari?“In Sardegna la maggior concentrazione di centenari la troviamo nei territori dell’Ogliastra, del Trexenta, della Barbagia e del Medio Campidano, ovviamente in alcune zone la concentrazione è più alta ma diciamo che la Sardegna è tutta interessata al fenomeno.”

Hai avuto modo non solo di fotografarli ma anche di intervistarli, quali pensi siano i fattori determinanti di questa incredibile longevità?“Hanno vissuto sempre in piccole comunità dove ci si e’ sempre sostenuti a vicenda come in una grande famiglia, hanno percorso centinaia di chilometri a piedi essendo i paesi anticamente scarsamente collegati da una rete ferroviaria efficiente e l’utilizzo di macchine era un lusso concesso a pochi. I fattori determinanti sono anche molti altri ma, sicuramente oltre l’alimentazione sana ed una vita fisicamente attiva, anche il fatto di essere circondati dal calore di una famiglia e di sentirsi importanti ed al centro di questa li fa stare bene. Oltre a ciò, da non trascurare l’aspetto religioso, per loro fondamentale.”

Immagino, che vivere in piccole realtà rispetto ad una grande metropoli o anche ad una piccola città amplifichi i rapporti affettivi e riduca al minimo lo stress, che impressione hai avuto riguardo alla loro quotidianità in queste micro comunità?“Diciamo che le differenze ci sono e si notano! Ti faccio un esempio: i classici rapporti di vicinato, spesso freddi e distaccati se pur cordiali, in questi posti al contrario sono rapporti costruttivi che li mettono in contatto quotidianamente con persone di ogni fascia d’età, ciò alimenta la loro energia ed affina l’intelletto. Gli anziani del posto sono visti come fonte di saggezza che trasmettono valori e tramandano tradizioni, quindi una risorsa per l’intera comunità, loro ne sono coscienti ed orgogliosi di ciò.”

Non posso esimermi dal farti la domanda…“E per quanto riguarda l’alimentazione? Domanda curiosa di cui tutti vorranno una risposta”.

Meno contaminata possibile, ricca di cibi antiossidanti con poca carne rigorosamente dei loro pascoli e comunque allevata in loco e, molta verdura, frutta, legumi e cereali possibilmente del loro orto.“Una cosa, nota Andrea, nessuno di loro fa cenno alla morte, come se non fosse contemplata nel loro percorso di vita, come se ormai pensassero di essere immortali. La cosa mi stupisce… ma intuisco che se vuoi fare ancora piani per il futuro non puoi assolutamente pensare a lei”.

Come affrontano la giornata?“Di certo non gli manca l’ottimismo! C’e’ chi ancora lavora a maglia, chi ama leggere, chi ama passeggiare ed addirittura andare in bicicletta, può sembrare strano ma è così. Alcuni portano ancora il gregge al pascolo”.

Andrea mi racconta di uomini e donne lucidissimi, con una memoria di ferro, orgogliosi della loro terra, della loro vita non priva di dolori come tutte le vite, e pronti a dare ancora il loro contributo alla comunità. Sono i custodi di un secolo che ha conosciuto grandi progressi in ogni campo ma, anche guerre e carestie, hanno lavorato nei campi a mani nude sin da bambini, hanno imparato a vivere con poco, hanno ricostruito un paese affamato e distrutto dalla guerra e hanno contribuito a regalarci il più grande dono, la democrazia. Hanno fatto la storia, sono la storia stessa.

In memoria di Paolo Racugno (Cagliari 1917-2018). Alla sua memorabile carriera sportiva, illustre avvocato, eccellente cavaliere, straordinario uomo.

https://www.lavocedinewyork.com/

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Un commento

  1. sono onorata per la pubblicazione su tottus in pari

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