di MARIA ANTONIETTA PIGA
Lo incontro durante la pausa pranzo. Arriva in scooter in una giornata uggiosa, mi accoglie con un largo sorriso scusandosi per il poco tempo che mi può dedicare. Davanti a un piatto di spaghetti, mi racconta del suo ultimo lavoro, la Bridal Fashion Week a Barcellona. Una delle fiere più importanti del settore moda sposa e cerimonia. Sorride con gli occhi e parliamo della sua professione di modello. Francesco vive a Cagliari, ha sfilato per i brand più famosi della moda in Sardegna e nel mondo. Si divide tra sfilate in giro per il mondo e l’ingegneria, l’altra sua attività. E lo racconta con semplicità, fiero del percorso fatto.
Com’è che sei diventato modello? Ho iniziato come un gioco, quando avevo 15anni. Un giorno per strada una persona mi vide e mi chiese se fossi interessato a far parte del mondo della moda. Allora non ne ero così incuriosito. Per una concatenazione di eventi ho provato ed eccomiqua: ora è un vero e proprio lavoro che porto avanti da tanti anni. Inizialmente ho lavorato esclusivamente a Cagliari. A 20 anni, con lo zaino in spalla sono partito per Milano. Lì è cominciato tutto per davvero.
Che differenza hai trovato tra l’ambiente cagliaritano e quello di Milano, considerata una delle capitali mondiali della moda? A Cagliari mi sono sempre trovato bene, è la mia città. Ma non ho avuto particolari difficoltà neanche a Milano. Ci sono molti luoghi comuni sul mondo della moda. In parte è vero che è un mondo difficile, ma non più di altri ambienti di lavoro. Dipende da come lo vivi. Io ho trovao, in entrambi, molti amici e amiche, molte persone degne di rispetto che lavorano bene, con dedizione, per le quali nutro stima e rispetto.
Come si diventa modelli? Si deve fare sicuramente la gavetta, come in ogni lavoro del resto. Si devono mandare giù parecchi bocconi amari, a cominciare dai casting, dai provini, che soprattutto inizialmente raramente vanno a buon fine. Fino all’ultimo momento non sai se sarai scelto. Ogni stilista vuole un certo tipo di modello, e non è detto che tu corrisponda. Ma quando inizi a prendere i primi lavori capisci il meccanismo e ingrani la marcia giusta. Per un indossatore, poi, sono importanti le misure, l’altezza in primis, stare nelle taglie giuste.
Raccontaci del tuo ultimo lavoro a Barcellona. E’ stata un’esperienza entusiasmante. Si tratta di una delle fiere più importanti del settore sposa. Ho sfilato per Carlo Pignatelli, che si può considerare il maestro della cerimonia mondiale. Per me è stato formativo, ho consolidato rapporti e ne ho stretto di nuovi con persone piacevoli. Non si finisce mai d’imparare.
Questo tuo entusiasmo nel raccontare amicizie e persone esce fuori dagli schemi. Di solito il mondo della moda viene considerato un mondo effimero, molto competitivo. Io credo che la competizione ci sia in ogni ambito e ritengo che sia necessario, è uno stimolo. Questo lavoro l’ho sempre vissuto con leggerezza. Non ho mai avuto grandi aspettative, ho sempre vissuto alla giornata perché ritengo che ci sia sempre una seconda occasione. Così facendo sono riuscito a realizzare molto, sono soddisfatto e spero di continuare sempre con lo stesso entusiasmo. In base alla mia esperienza ho visto le persone spietate che non hanno fatto molta strada, a differenza delle persone umili e leali.
Tu hai anche studiato, sei ingegnere. Come riesci a conciliare le due cose? Io parto spessissimo, le persone che mi stanno vicino lo sanno, sto poco a Cagliari e molto fuori dalla Sardegna. Ho sempre pensato che fare il modello non sarebbe mai stato un lavoro per la vita. Infatti da grande vorrei fare l’ingegnere. Finchè sarà possibile, va bene così. Da un lato, fare il modello mi garantisce una sicurezza economica, dall’altro c’è un mondo nuovo che si sta aprendo, quello dell’ingegneria, che mi piace molto. Vedremo.
Com’è la situazione del mondo della moda in Sardegna? In Sardegna mi sono sempre trovato bene. Ho avuto modo di conoscere e apprezzare la professionalità dei modelli e delle agenzie per non parlare del talento degli stilisti sardi. Ho visto molte sfilate, manifestazioni, eventi organizzati nell’isola di alta qualità. Mancano gli investimenti. E se vuoi fare la professione di modello ad alti livelli devi andare a Milano, Londra, Parigi, New York.
Come lo vedi il tuo futuro? Il mondo della moda l’ho vissuto a 360 gradi. Ho avuto modo di prendere parte e sperimentare tante attività, perché il lavoro del modello non è solo quello in passerella. Dietro le quinte si svolge un’attività frenetica: dal coordinamento allo sdifettamento di abiti (l’insieme delle modifiche fatte dopo aver visionato il primo prototipo, in modo da togliere le imperfezioni), al fitting (la prova abiti che segue alla conferma di un modello per una sfilata). Ho dunque acquisito una professionalità che sicuramente potrò spendere in futuro. Ora come ora la porto avanti parallelamente a quella di ingegnere, che mi piacerebbe perfezionare. Come ho detto è quello che vorrei fare da grande. Ma chi lo sa? La vita ci riserva sempre un sacco di sorprese.