di CARMEN SALIS
Nino Melis, un uomo che, innamorato della sua terra, ha dedicato gran parte del tempo libero alla ricerca della storia, a volte celata altre conservata in modo distratto, affascinante e complicata della nostra isola.
“La mia passione per la ricerca ha portato alla scrittura di questo libro, in cui cercherò di ricapitolare parte dei ritrovamenti archeologici avvenuti nel territorio di Uta, segni di un passato mai indagato a dovere, che fa presumere la grande importanza di questo territorio per il Mediterraneo dei tempi antichi.Premettendo che la passione per l’archeologia mi è stata tramandata dalla buon’anima del professor Giovanni Lilliu, incontro avvenuto negli anni in cui lui scopriva la Reggia di Barumini.
Mi colpì il suo studio del territorio di Uta dai suoi confini sul mare del Golfo di Cagliari, in cui notò la numerosa presenza di resti di strutture nuragiche, sparse in quasi tutto il territorio in discesa dal Monte Arcosu e colline circostanti, come da indicazioni del professore Goffredo Casalis nell’anno 1840.
La mia passione è stata supportata dai consigli e suggerimenti del più grande professore in campo archeologico in Sardegna, per il quale sono stato delegato come accompagnatore nelle sue ricerche,avvenuti in primis nelle carte catastali del Comune di Uta, quando ero un giovane impiegato comunale, e nelle campagne circostanti.
Consigli e suggerimenti reperiti con l’aiuto di contadini, pastori,e allevatori di bestiame di vario genere, sia con l’uso dei contus de forredda, ovvero dei racconti degli anziani, storie che sembravano fantasticherie e che invece lungo il percorso di ricerca tramite l’ausilio dei toponimi si sono rivelate tutt’altro che leggenda. A questo si è aggiunta la lettura di libri e riviste che riuscivo a trovare girando in archivi e biblioteche di varie città italiane nel tempo libero.
In una di queste ricerche ricordo di aver letto qualcosa riguardo le navigazioni antiche che attraversavano lo stretto di Sicilia.La mia attenzione venne attratta dalle parole, “Grazie al vento di scirocco le imbarcazioni trovavano facilità a raggiungere il sud dell’isola Sardegna dal nome greco Sandalia”.
Questo testo mi ricordò altre letture su testi antichi in cui si trovava scritto che i Greci chiamavano con questo nome la Sardegna,mentre i Romani la chiamavano Ichnusa.
Non riuscendo ad arrestare la curiosità,trovai altre fonti che affermavano,“Uta antico villaggio della Sardegna che contava circa ottantacinquemila anime e pure villaggio portuale altamente industrioso, dotato di darsena e laguna interna navigabile.
Questi scritti rimasero per me indimenticabili, scritti dei quali sono riuscito a prendere appunti non potendo farne copia in quanto allora non erano facilmente disponibili i mezzi tecnici,appunti che mi hanno portato a delle ricerche nelle Biblioteche Regionali in Archivi di Stato, Universitari e diocesani.
In occasione del censimento archeologico del Comune di Uta (avvenuto negli anni novanta), mettendo a disposizione le mie conoscenze sul territorio, mi è stata data l’occasione di effettuare una ricerca approfondita nell’Archivio di Stato di Cagliari, in cui è stata ritrovata una antica carta catastale del de Candia riportante i confini originali del territorio di Uta, come da indicazioni trovate nel dizionario Geografico Storico Statistico Commerciale degli Stati di S.M.il Re di Sardegna – a cura del professore Goffredo Casalis– dottore di Lettere (Torino, 1840).
Indicazioni precise degli antichi confini del territorio di Uta, che riportano in modo evidente la presenza di un’antica darsena, formata da un lato dal rio Fluminimannu, anticamente chiamato Karaletta e, dall’altro, da un fiume da presumere di natura artificiale che prendeva il nome di Flumini Villarmosa, in cui era presente un’isola dal nome Isch e Ois che poi si è scoperto essere un nome Greco.Altre conferme di questa teoria le rinvenni in un libro custodito presso l’Archivio della Regione Sardegna, in cui vi è disegnata una carta d’Italia dal nome Incunabolo privo di frontespizio,senza luogo e anno di edizione, ma nelle Sette giornate delle Geografie di Francesco Berlinghieri (Firenze 1482) è riportato il disegno dell’Isola Sardegna e subito dopo l’ingrandimento del Golfo e al centro una presumibile laguna interna”.
Questo e tanto altro, Nino Melis ci racconta in un libro che rappresenta per lui un bellissimo traguardo, e per noi un’occasione importante per conoscere meglio la nostra meravigliosa isola e la sua storia.