di Massimo Cossu
Si è svolta la gara ciclistica organizzata da un membro del consiglio direttivo del Circolo Culturale Sardo di Alessandria. Vittorio Farci ha organizzato la gara curandosi di tutti quelle componenti necessarie per una buona riuscita della manifestazione. Ha pensato bene innanzitutto che la cosa migliore da fare era onorare e dedicare la gara all’amico e socio Giovanetti conosciuto tempo addietro grazie al lavoro svolto insieme al circolo Sardo e che più tardi è venuto a mancare; successivamente colorare la manifestazione convogliando tutti coloro i quali, appassionati delle due ruote e dei pedali, amano macinare chilometri senza fatica. Eh si! La fatica. Quella che poi arriva e che ti dilata le cose mostrandole più grandi di quelle che sembrano. La stessa che ti appanna la vista e ti fa sudare freddo mentre cerchi di trovare il rapporto giusto per quel tragitto. Perché ogni tratto di strada necessita di un cambio diverso e un ciclista dev’essere capace di capire questa meccanismo, altrimenti è solo fatica, fatica e solo fatica. E le energie di un atleta, anche se agonista, rappresentano sempre il suo fabbisogno per concludere il percorso. Sembra la metafora della vita: con le sue pianure, le sue discese e le immense salite che ti fanno venire voglia di fermarti e di continuare la gara accompagnando la bici a piedi, oppure a collocarla in un furgone (quando ti va bene) e a seguire i compagni comodamente seduto dentro ad un auto di coda, cercando di mandar giù quel boccone di sconfitta che non ha prezzo. La rinuncia a gettare la spugna proprio nei momenti di sconforto, proprio quando pensi che non ce la farai mai ad arrivare fino in vetta, a quella vetta. A seguire la colonna o a farla in solitaria quella salita che prova tutti i muscoli del corpo o forse anche di più. Ma questo non è successo nella gara organizzata dal circolo sardo. Non è successo perché i settanta chilometri erano ben equilibrati tra sentieri pianeggianti e tra paesi, tra strade semideserte collinari decorate da vigneti verdeggianti e piacevoli discese che facevano sentire una brezza leggera. Non è successo perché nel momento del bisogno i soci e gli amici non mancano e l’aiuto reciproco è sempre abbondante. Cento venti persone: bambini adulti, sulle loro biciclette ultraleggere e con le maglie della solidarietà a percorrere diversi itinerari dove, alcuni decenni prima, Fausto Coppi alle volte si allenava. Quel percorso battuto centinaia e centinaia di volte e che gli ha fatto vincere cinque volte il Giro d’Italia (1940, 1947, 1949, 1952, e 1953) e due Tour de France e altre vittorie ancora. Le stesse strade c’hanno portano a pensare a quanta fatica abbia potuto fare un uomo per diventare successivamente campione; quelle stesse strade “oggi” sono state ripassate dagli amici del Circolo Sardo SU NURAGHE di Alessandria e sono state rivissute in un progetto comune di solidarietà, di amicizia e di reciproca stima.!