di ANTONIA PITTAU
In Sardegna, specialmente nelle campagne, persistono ancora antiche tradizioni magiche, e molti, ancora oggi ricorrono al soprannaturale, così come ai rimedi della medicina popolare. Sono ancora abbastanza radicati, infatti, riti e usanze mai mutati, che si avvalgono di scongiuri, preghiere, formule propiziatrici: is brebus, che ricordano in molteplici aspetti l’epoca pagana
La medicina popolare sino alla seconda guerra mondiale ha esercitato un ruolo di preminenza nei confronti della medicina ufficiale, che stentava ad essere accettata da tutti nella società agropastorale per motivi economici, culturali e geografici. Oggi, tuttavia, pur essendo la medicina ufficiale quella dominante, in Sardegna, in misura più o meno sensibile, si ricorre alla medicina tradizionale.
In Sardegna una delle massime espressioni della cultura magica popolare è costituita da una serie di pratiche, credenze, e tradizioni contro s’ogu pigau, il malocchio, una “malattia” molto particolare, difficile da definire dal punto di vista medico. Chi è colpito da malocchio ha mal di testa, febbre alta, inedia, diarrea, spesso “si scorara”, gli si spacca il cuore e muore.
Le persone che hanno il potere di lanciare il malocchio possono essere riconosciute perché hanno “sa pipìa ‘e s’ogu”, la pupilla, più grande del normale, detta anche “s’ogu ‘e crabu”, l’occhio di caprone. Molti sostengono che il prendere occhio è un fenomeno dovuto al sangue, quindi vi sono persone che appartengono a famiglie che per tradizione esercitano questo influsso in maniera forte e continua.
Generalmente si tratta di persone che nutrono forti sentimenti di invidia e gelosia nei confronti del bene e della buona sorte altrui ma spesso, chi lancia il malocchio, lo fa inconsapevolmente, e lo fa anche perché stima in modo smisurato la persona colpita da malocchio.
Lo iettatore secondo la credenza popolare, ha il potere di far ammalare gli esseri umani, gli animali, far fallire un matrimonio, far seccare anche una pianta.
Chi sa di essere apportatore di malocchio, quando vede una persona o una cosa che gli piace in particolar modo, per neutralizzare l’influsso malefico deve toccare la cosa o la persona, se però si tratta di una donna durante il ciclo mestruale, questo rimedio non sortisce l’effetto desiderato e le persone o le cose sono colpite da malocchio.
Max Leopoldo Wagner nella sua opera ” Il malocchio e credenze affini in Sardegna” scrisse che chi è predisposto ad essere colpito dal malocchio, è di belle forme, di bel viso, con gli occhi splendidi, soprattutto i bambini, anche se non sempre è così.
Per allontanare il malocchio dai bambini, soprattutto quelli molto piccoli, si è soliti mettere un nastrino verde intorno al polso, oppure tre foglie di rosa sul petto, in corrispondenza del cuore. Altro modo di prevenire il malocchio è indossare una medaglietta con l’effigie di san Benedetto, il protettore contro il malocchio, che per essere efficace deve essere preparata da una persona “specializzata” che, quando la luna è piena, dopo aver detto il nome della persona a cui è destinata,
recita per tre volte un brebu contro il malocchio. Questo rituale deve essere ripetuto per 9 lune piene consecutive.
Il malocchio viene curato con rituali in cui si recitano brebusu associati ad una gestualità ben precisa, in cui sacro e profano si incontrano.
Chi è colpito da malocchio si reca dai mexinerasa che fanno sa mejina de s’ogu, la medicina dell’occhio. In Sardegna sono tante le persone che ancora oggi praticano questa cura, per la maggior parte donne, mentre i maschi sono una piccola percentuale. Questo rito magico-terapeutico viene tramandato, in genere oralmente, per tradizione familiare, oppure anche a conoscenti, in base ad una predisposizione particolare e al sangue
Is brebusu, ossia le formule magiche, sono segrete, e rivelarle le priverebbe del potere: anche durante il rito si pronunciano a bassissima voce, per non farle sentire a nessuno.
Is mejinas de s’ogu sono numerose e varie, così come gli elementi utilizzati: preghiere, acqua, acqua benedetta, grano, sale, olio, riso, pietre, indumenti, occhio di Santa Lucia, corno di muflone, terra. L’elemento indispensabile è, comunque, per quasi tutti i terapeuti, l’acqua.
Altri rituali prevedono l’utilizzo per nove lunazioni di affumentusu, fumigazioni, cioè l’inalazione del fumo prodotto da incenso, palme benedette, alloro, rosmarino, fiori benedetti, cera recuperata dal sepolcro il Giovedì Santo, cera della Candelora, o quella di qualsiasi candela benedetta, ed infine il caffè, che serve per aumentare il fumo. Qualcun insieme a questi elementi brucia una ciocca di capelli o un pezzo d’indumento usato dal malato.
Altri guaritori utilizzano la terra, il malato viene, talvolta, fatto sdraiare per terra, e gli si fa fare dei movimenti a croce. Altri, invece, girano attorno al malato, facendo cadere sulla sua testa delle manciate di terra.
Presupposto indispensabile per cui tutti i riti sortiscano il loro effetto è “avere fede in Dio, credere nel rito” e eseguirlo po amori ‘e Deusu, senza alcuna ricompensa in denaro, si possono invece accettare doni, quali caffè, zucchero, olio, ect. Altra condizione è che no si sattidi sa giobia, cioè non si deve far trascorrere il giovedì.
La cura con l’utilizzo di acqua, grano e sale, la più nota e diffusa, deve essere fatta per tre giorni di seguito, e se una persona è molto grave spesso viene portata da tre terapeute diverse.
La guaritrice esegue il rito prendendo un bicchiere d’acqua, benedetta o salata, generalmente con tre grani (il sale purifica l’acqua, e sostituisce la benedizione del prete), mette poi tre chicchi di grano nel bicchiere, facendo ogni volta il segno della croce su se stessa e sul bordo del bicchiere, e recitando il seguente brebusu, di cui esistono diverse varianti:
Deusu e Sant’Antiogu
e Deu ti torri s’ogu
e Santu Pantaleu
s’ogu sia torrau
kun sa Vergini Maria
ki t’abberada is pottasa
is pottasa de su Paradisu
po imbukai a k’esti Issu
a k’esti Issu è imbukau
kun fotti e kun poderi
e Santa Elisabetta
ka Issa è perfetta
de sanai kustu datori
Santa Sannora rimediedi su datori.
Poi si recita per tre volte il Credo
Nel rito ricorre spesso il numero 3, simbolo della Trinità.
Nel frattempo i chicchi di grano messi nel bicchiere si gonfiano e se c’è il malocchio si sollevano verticalmente e presentano delle bollicine, più queste sono grandi, più grave è la situazione. Allora la guaritrice fa bere alla persona malata l’acqua o gliela butta dietro le spalle.
Terminato il rito la persona colpita da malocchio deve ringraziare dicendo “Deusu si du paghidi”, Dio gliene renda merito, e la guaritrice risponde “Po saludi ti serbada”, ti serva per guarire.
Un’ altra versione prevede l’uso di olio, la guaritrice, tracciando una croce, fa scivolare dall’indice destro tre gocce d’olio in un piatto o un bicchiere pieno d’acqua salata, appoggiato su un oggetto appartenente alla persona colpita da malocchio. Osserva poi come si comportano le gocce d’olio a contatto con l’acqua, se il malocchio è molto grave, mette il bicchiere sulla testa dell’ammalato e gli asperge i polsi, le caviglie e la fronte il corpo con la soluzione di acqua e olio.
Questi rituali hanno effetto anche se vengono fatti a distanza e in assenza della persona colpita.
In questo caso è necessario portare alla guaritrice qualcosa che appartenga al malato, e che questa reciti i brebusu rivolgendosi nella direzione in cui vive la persona da curare.
Chiedo scusa, si potrebbe avere la traduzione di questo brebusu?
Deusu e Sant’Antiogu
e Deu ti torri s’ogu
e Santu Pantaleu
s’ogu sia torrau
kun sa Vergini Maria
ki t’abberada is pottasa
is pottasa de su Paradisu
po imbukai a k’esti Issu
a k’esti Issu è imbukau
kun fotti e kun poderi
e Santa Elisabetta
ka Issa è perfetta
de sanai kustu datori
Santa Sannora rimediedi su datori!
Grazie
Si potrebbe sapere chi pratica questa antica medicina?
Pagani! Persone che non hanno fede e che cercano in riti diversi da quelli cristiani una liberazione spirituale. Persone che ignorano che, anche se is brebusu nominano santi, Dio, la Madonna, sono ben distanti dal cristianesimo.
Per chi avesse bisogno di una benedizione o di ‘liberazione’ la Chiesa mette a disposizione i sacerdoti.
Voglio sapere chi pratica la medicina de lle fature e de sogu pigau… Dove si trova questa persona… E anche il num di telefono se è possibile grazie rispondete a questo num 3805989161
Spiacente deluderla, ma addirittura fino agli anni 50/60 era la stessa chiesa che faceva dei corsi di cultura sul malocchio, non solo le faccio notare che sono vere e proprie preghiere e che le persone che la praticano sono persone relegiosissime e devote….dovrebbe essere più informato prima di perseguire in queste sue affermazioni…
Si tratta di rituali pagani cristianizzati. Esiste un’abbondante bibliografia accademica al riguardo. La Chiesa si è appropriata di rituali tipici del paganesimo (che in Sardegna ebbe un’influenza superiore ad ogni altra religione) e li ha cristianizzati, in quanto non fu possibile sopprimerli totalmente. I rituali contro il malocchio tradizionali derivano dalle pratiche magiche medievali e prima ancora da quelle romane con influenze dello sciamanesimo nuragico.
Non è assolutamente vero, mia madre era come la santona del paese, addirittura la chiamavano dagli ospedali perché a volte non c era nessuna spiegazione scientifica, ed era cristiana.
io la pratico….mi chiamo Deiana Luisa anche su facebook
Ciao Luisa, da che parte della sardegna vieni?
Voglio sapere chi toglie malocchio o cose di fatture, siano preti o persone comuni fattemi sapere nn ne posso più e urgente
Mi piacerebbe incontrare una persona che pratica questi rituali ho sempre avuto una sensazione che un mondo che mi appartiene ( tra virgolette ) . Dove si può trovare ? Grazie saluti
Ciao cerca il gruppo the home of the witches🖤su Facebook