di DARIO DESSI’
Il giorno prima, a Losson, la 91° Brigata composta dai 15° e 32° Schuetzen, con truppe fresche e scelte, era stata letteralmente distrutta e pertanto il gen. brigadiere comandante, si era tolto la vita nella stalla di una villa di campagna, non avendo voluto sopravvivere a così immane tragedia.
Venerdì 21 giugno 1918“Calma sul nostro fronte” Aveva comunicato al Comando di reggimento il comandante del II battaglione del 152°. Ecco, finalmente, dopo tanta
pioggia, una bell’alba radiosa che illumina le campagne, i corsi d’acqua, le case in rovina tutt’ attorno e i cadaveri dei soldati in grigioverde e ancor più numerosi in feldgrau.
Alcuni giacciono composti, altri straziati, altri ancora con le armi in pugno, con la bomba da lanciare in mano e la bocca aperta per urlare o incitare. Sono attorniati da un’ incredibile confusione di materiali, di oggetti e di bossoli in un terreno letteralmente sconvolto e disseminato di crateri provocati dalle esplosioni dei proiettili di vario calibro e fabbricazione.
Quei corpi esanimi, ormai destinati al disfacimento, che giacciono in mezzo a quella disastrosa farragine, sembrano essere stati messi lì apposta per denunciare a tutto il mondo il drammatico alternarsi dei cinque tremendi attacchi nemici e dei cinque contrattacchi italiani del giorno prima.
A testimoniare l’incredibile asprezza della lotta giova a questo punto riportare la descrizione del terreno della battaglia che Leonardo Motzo fa nel suo libro: “Gli intrepidi sardi della Brigata Sassari”.
“Si vede un sergente della Sassari attaccato alla sua mitragliatrice con le mani irrigidite dalla morte e col capo piegato sull’arma come se ancora stesse guardando l’andare e tornare velocissimo dell’otturatore; d’intorno e davanti a lui a semicerchio una trentina di cadaveri nemici fanno eloquente corona all’arma. Sono tutti caduti con la fronte rivolta ad essa: alcuni con ancora in mano le bombe, che non hanno avuto il tempo di lanciare, altri cadendo hanno infisso il pugnale nella terra come per aprire una ferita mortale, altri hanno gli occhi sbarrati e la bocca aperta nell’atto di lanciare un grido lacerante d’attacco.
L’alba mostra impietosa il campo della lotta: le case presentano sforacchiature da ogni parte, la chiesa ed il campanile sono stati colpiti, le strade sono piene di buche ed ingombre d’ogni cosa e di cadaveri italiani e nemici, accomunati nella morte.
Si lavora febbrilmente alla sistemazione del caposaldo e, contemporaneamente, si dà pietosa sepoltura ai morti.
Occorre rimettere in ordine le trincee, i cavalli di frisia ed i reticolati, bisogna rinnovare le scorte di munizioni ed è necessario provvedere alla pulizia delle armi e alla lorosostituzione, qualora siano state rese inefficienti dai combattimenti del giorno prima.
Nel pomeriggio un nuovo tentativo austriaco contro il caposaldo si scontra con un’efficace resistenza italiana, così che lo stesso non viene nemmeno scalfito.
Nella giornata il Comando Supremo emette il Bollettino n. 1123, in cui esalta la battaglia di Losson, additandola all’ammirazione del Paese:
“ Nella zona ad occidente di S. Donà, l’avversario tentò una forte azione contro Losson. Arrestato una prima volta dal nostro fuoco, rinnovò per ben quattro volte l’attacco finché, esausto dalle perdite eccezionali subite, dovette cedere di fronte all’incrollabile valore dei sardi della Brigata Sassari – 151° e 152° – validamente coadiuvati dal III battaglione del 209° fanteria (Brigata Bisagno) e dal IX battaglione bersaglieri ciclisti”.
L’Unione Sarda titola.Il disperato furore austriaco per dilagare nella pianura.
“Il nemico si batte disperatamente fra mucchi di cadaveri. Interi reggimenti distrutti. verso il definitivo fallimento dell’offensiva. 9011 prigionieri – 50 velivoli abbattuti”.
S.A.R. il Duca d’Aosta invia un fonogramma d’encomio per le giornate di Losson:
“Esprimo il mio vivo compiacimento alle valorose truppe che ieri hanno saputo, nella
brillante difesa di Losson, respingere e rendere vani i ripetuti attacchi in forza tentati dal nemico e rivolgo specialmente il mio elogio alle artiglierie di piccolo e medio calibro che con tiri precisi e micidiali seppero aprire larghi solchi nelle schiere nemiche; al III/209° fanteria, al 9° battaglione bersaglieri ed ai prodi sardi della “Sassari” che – come nei precedenti giorni – dettero magnifica prova di quella granitica tenacia e di quell’ eroico spirito di sacrificio propri alla loro gente”.
L’Ordine del giorno emesso dal Comando del XXXIII Corpo d’Armata:
“Esprimo il mio più vivo compiacimento per la bella condotta tenuta dai reparti che così validamente difesero ieri Losson. Tutti, bersaglieri ciclisti, quelli del 209°, i bravi sardi del 152° hanno mostrato di sentire altamente quanto ogni piccolo lembo della Patria sia per noi sacro fino alla morte”.
I bersaglieri ciclisti del 9° battaglione aggregati ai reggimenti della Brigata Sassari combatterono da valorosi e il loro contributo fu determinante nella difesa di Losson
La prima compagnia sperimentale dei bersaglieri ciclisti fu costituita nel 1899. Dopo il 1910 ad ogni reggimento di fanteria veniva assegnata una compagnia di bersaglieri e, durante la prima guerra mondiale, il loro impiego non fu dissimile da quello della fanteria.
Venerdì 21 giugno 1918Verso mezzanotte il nemico sferra un ulteriore attacco appena a sud di Losson e dello scolo Palumbo, ma viene scompaginato dall’intervento delle artiglierie.
Ben undici batterie divisionali contribuirono alla difesa del caposaldo di Losson con tiri di sbarramento e di neutralizzazione, sempre efficaci e precisi.
Subito dopo aver sventato l’attacco, ai difensori parve di vedere, in lontananza, luci di razzi illuminanti, quasi com stessero allontanandosi in direzione del Piave.
Sabato 22 giugno 1918. Agenzia Stefani: “Il primo attacco nemico su Losson è stato condotto da una Brigata fresca composta dal 15° e dal 32° Schuetzen e da reparti d’assalto.Il nostro fuoco di contro preparazione ha colto in pieno la massa d’urto avversaria, mentre si apprestava all’assalto, le ha arrecato perdite gravi e l’ha disorientata.
Pur tuttavia l’attacco è stato sferrato e un grosso riparto è riuscito, grazie all’appoggio dell’artiglieria, a por piede in un tratto del margine orientale di Losson.
Un fulmineo travolgente contrattacco ha avviluppato gli assalitori, ne ha fatto cadere gran parte uccisi e ha catturato gli 80 superstiti”.
Sabato 22 giugno 1918Secondo sabato di battaglia. All’alba nuovo attacco austriaco contro Losson, che viene respinto con efficacia ed il nemico, dopo gravi perdite, viene posto in fuga.
Nel corso della giornata si continua a sistemare il caposaldo e si rafforza la linea difensiva nei pressi dello scolo Perissina. Alla sera, a Villa Prina, in frazione di Capo d’Argine, viene frantumato l’ultimo poderoso attacco austriaco, per merito dei fanti della Brigata Sassari e verso lo scolo Gorgazzo dai fanti della brigata Bisagno e dai Cecoslovacchi.