di DARIO DESSI’
Francesco Tola, nato a Silanus in provincia di Nuoro l’11/09/1893, dopo essere emigrato in America all’età di 17 anni, era rientrato in Italia per arruolarsi volontario. Animato da un forte desiderio; ambiva a diventare allievo della scuola del Servizio Aeronautico, di Mirafiori a Torino. Il Servizio Aeronautico. era un reparto destinato al personale e agli aeromobili del Regio Esercito Italiano.
Nel 1915 Francesco riusciva a conseguire il brevetto di pilota aviatore a bordo di un Bleriot che a mala pena riusciva a sostenersi in aria.
Fra i suoi compagni di corso si era segnalato un certo Flavio Torello Baracchini, destinato a divenire uno dei più famosi e decorati assi della nascente Aeronautica Italiana.
Nel 1916, dopo essere stato assegnato alla 71° Squadriglia caccia, schierata sul campo di Villaverla in Trentino, volava spesso, per dare la caccia ai velivoli nemici che operavano sull’altipiano di Asiago, mentre era in corso la Strafexpedition, la spedizione punitiva austriaca.
Nel 1917 La squadriglia aveva in linea gli ottimi Nieuport Macchi 17 Super Bebe e i meno potenti ma agilissimi Nieuport Macchi 11 Bebe.
Ferruccio Ranza, Pier Ruggiero Piccio, Silvio Scaroni, Fulco Ruffo di Calabria sono da citare tra gli assi che volarono su questi nuovi aerei. Ma anche Francesco Tola era sempre impegnato a bordo di questi stessi aeroplani sui cieli della Pianura Padana, in voli di scorta ad apparecchi di ricognizione e ai grossi Bombardieri Caproni CA 3.
Il 24 agosto del 1917 il pilota di Silanus riusciva ad abbattere un velivolo nemico sul forte Lucerna in Trentino e a conseguire così la prima medaglia d’Argento al valor militare. Sempre in quel periodo, nel corso di un combattimento con un velivolo nemico, Tola ebbe l’apparecchio crivellato di colpi. La caccia austro ungarica era composta da velivoli di concezione tedesca quali gli Aviatik, gli Albatros e gli ottimi Brandenburg C1.
Alla fine del mese di ottobre, subito dopo il disastro di Caporetto la 71° Squadriglia si prodigò con ripetute missioni contro i reparti nemici che avanzavano incontrastati, cercando di proteggere i reparti italiani in ritirata, sino all’assestamento del nuovo fronte lungo il corso del fiume Piave.
Alla fine di novembre la 71° squadriglia si trasferiva da Villaverla, troppo esposta ai tiri della artiglieria austriaca per rischierarsi sul campo di Sovizzo.
Durante le operazioni del trasferimento Tola ebbe a meritarsi un encomio solenne dal Comandante dell’Aeronautica della 1° Armata per essere riuscito a salvare alcuni aerei dai tiri delle artiglierie nemiche.
Nel gennaio del 1918 il reparto riceveva i nuovi SPAD e alcuni S.V.A. provenienti dalla V Sezione.
Lo SPAD S.XIII era un caccia monoposto biplano prodotto dall’azienda francese Sociéte Pour l’Aviation et ses Dérivés, o più brevemente SPAD.
Agli albori del XX secolo, nel corso della Grande Guerra, fu uno dei migliori velivoli del conflitto ed uno di quelli prodotti in maggior numero: 8472 esemplari con successivi ordini, che furono annullati dopo l’armistizio. Quell’aereo fu pilotato anche da Francesco Baracca, in forza al Servizio Aereonautico; un asso che era riuscito a totalizzare ben 34 vittorie aeree, prima di essere abbattuto sul Montello..
Il 10 gennaio, dopo che la 71° Squadriglia aveva completato il passaggio su nuovi SPAD, Francesco Tola, a bordo di uno di quei nuovi aerei, colpiva un caccia nemico che finì abbattuto sul Monte Fior nell’Altipiano di Asiago.
Durante il corso di tutta la Grande Guerra Francesco Tola partecipò a ben 400 voli di guerra, sostenendo con successo più di 30 combattimenti aerei e rientrando alla base con il suo apparecchio colpito più volte dall’artiglieria antiaerea e dagli aerei nemici. Venne decorato per il suo coraggio, la perizia nel pilotare gli aerei e il senso del dovere con due medaglie d’argento al valore militare e ottenne anche due encomi solenni.
Ebbe, inoltre, due onorificenze: Cavaliere al merito della corona d’Italia e Cavaliere al merito della Repubblica.
Alla fine della guerra passò nell’Arma dei Carabinieri e si congedò nel 1948 con il grado di Maresciallo Maggiore. Visse a Firenze con la famiglia e morì il 10/09/1964.
Nelll’ Unione Sarda del 4 luglio 2005 apparve un articolo in merito al Tola scritto da Alberto Monteverde.