di ROBERTA VITIELLO
Presso l’Istituto Italiano di Cultura di Melbourne ha ospitato Lisa Camillo, antropologa e regista italo-australiana in visita da Sydney per presentare il suo lavoro ‘Balentes’, un documentario che mostra le meraviglie e gli orrori della regione Sardegna, rinomata in tutto il mondo come le Maldive italiane ma che, in realtà, ha molto più da raccontare. Una storia italiana sconosciuta a molti e che Lisa Camillo vuole rendere nota al mondo tramite il suo duro lavoro durato quattro anni.
La sala era gremita di partecipanti, tra cui giornalisti, persone di rilievo della comunità italiana di Melbourne e tanti curiosi di sapere cosa accade nella terra della Sardegna. La regista ci ha tenuto molto a ringraziare Nomit (Italian Network of Melbourne) e la Sardinian Cultural Association, con il presidente Paolo Lostia, organizzatori dell’evento con la collaborazione di Laura Napolitano, la direttrice dell’IIC, e la partecipazione di Riccardo Schirru, giornalista de Il Globo e la Fiamma che ha presentato la serata affiancato dalla regista.
Un particolare grazie è stato dedicato anche all’ospite via Skype, l’onorevole Giampiero Scanu, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’utilizzo dell’uranio impoverito nelle Forze Armate.
Passato il tempo dei ringraziamenti, la regista ha spiegato come è nata l’idea del documentario: dopo aver lavorato per lungo tempo come antropologa con le comunità aborigene su argomenti come l’attaccamento alla terra e alle proprie radici, ha sentito il bisogno di passare del tempo in Italia, con l’idea di girare un documentario sulla storia della Sardegna, in particolare la Costa Smeralda.
Poco alla volta, ascoltando la voce della gente e raccogliendo storie e documentazioni, Lisa si è resa conto
di cosa stesse realmente accadendo: il fenomeno dello spopolamento, più di 500.000 sardi hanno abbandonato la loro terra. Ed ecco che subito nasce la domanda: perché i sardi stanno lasciano la Sardegna? Perché la Sardegna è piena di basi militari Nato instaurate dopo la seconda Guerra Mondiale (più del 60% sul conteggio nazionale) che hanno causato nel corso degli anni tossiche conseguenze sul territorio, distruggendo e rendendo inabitabili alcune parti della regione.
Così Lisa abbandona il progetto iniziale per dedicare il suo tempo e la sua energia allo sviluppo di un documentario-denuncia che cercherà poi di trasformarsi in un movimento sociale per dar voce al popolo sardo, una voce che parte dal basso e si diffonde come un’esplosione. Per questo, appena terminato, il documentario verrà portato in giro per il mondo, sottoposto ai maggiori festival internazionali di cinema come Venezia, Cannes, Tribeca e Sundance. Il lavoro di raccolta delle informazioni fatto dalla regista è sicuramente notevole grazie anche al supporto di specialisti come la dottoressa Antonietta Gatti, dai dati raccolti sui casi di cancro e malformazioni riscontrati nelle aree Nato, alle tracce di uranio impoverito sui cadaveri, lo stesso che si è trovato sui corpi delle zone di guerra come in Bosnia, Afghanistan e Siria. Lo scopo del documentario è sicuramente la denuncia e la speranza di mettere in luce un tema sconosciuto a moltissimi italiani e al resto del mondo e la richiesta della rimozione delle basi Nato dalla terra sarda. Scanu, che Lisa ha incontrato durante le riprese, durante il collegamento via Skype all’Istituto, ha parlato della legge stabilita nel 2007 per la trasparenza dei poligoni, in particolare a Capo Teulada e a Salto di Quirra dove si trovano i poligoni più grandi d’Europa in funzione dal dopoguerra e da allora mai bonificati.
Insomma l’impegno di Lisa Camillo è reale e proiettato verso il futuro, diffuso su tutti i social network e sulle
maggiori piattaforme di crowdfounding e volto a dare forza alla comunità locale.
il primo a sinistra e’Riccardo Schirru, mio figlio che ha presentato la serata.